A piedi o in bicicletta, la ripartenza è sostenibile

20/04/2020

La pandemia causata dal Covid-19 sta costringendoci a ripensare tutto; dall’organizzazione del lavoro alle abitudini di consumo, dalla socialità all’istruzione pubblica, dalla mobilità all’assetto degli spazi urbani. E sotto quest’ultimo profilo si annunciano cambiamenti radicali. Se siano destinati a durare nel tempo o abbiano carattere provvisorio questo ancora è troppo presto per dirlo.
 
Fatto sta che ora nelle città occorre dare la priorità al movimento delle persone (pedoni, ciclisti, monopattini elettrici ecc.) rispetto a quello delle auto, stravolgendo il dogma autocentrico che ha dominato quasi tutti gli interventi urbanistici più recenti, spesso compensati dall’individuazione di zone totalmente chiuse al traffico nel solo perimetro dei centri storici. 

L’emergenza pandemica e la necessità di assicurare ai cittadini la possibilità di muoversi garantendo il distanziamento sociale, stanno spingendo sempre più città a decidere di  chiudere al traffico una parte delle loro strade per lasciare più spazio alla mobilità dei pedoni (per esempio Colonia e Bogotà), o a rinforzare la rete delle piste ciclabili (per esempio Berlino e Budapest).
 
Resta il nodo del trasporto pubblico. Se tagliare il servizio è servito per proteggere i lavoratori dalla diffusione del contagio, è altrettanto vero che la sua riduzione potrebbe favorire l’affollamento di autobus, treni e metropolitane. Anche in questo caso la promozione dello spostamento a piedi, in bicicletta o con piccoli veicoli elettrici potrebbe essere una misura di riduzione del rischio. 
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