AAA Pecore verdi cercasi per immunità di gregge contro il virus dell'ignoranza

di Antonio Disi

11/05/2021


L'immunità di gregge è una modalità di protezione di un'intera comunità da una malattia. Immunizzando un numero sufficiente di individui all’interno di una popolazione di riferimento, si ottiene una minore probabilità di diffusione della malattia stessa a vantaggio di tutti gli altri individui che non sono protetti.

Lo abbiamo imparato a nostre spese in questi tempi bui. Ce lo hanno spiegato gli esperti in televisione e stiamo provando a realizzarla, come in passato, sottoponendoci a salvifici riti vaccinali, nelle cattedrali della scienza sanitaria.

Ma l'attuale pandemia, oltre a rappresentare un momento critico e l’occasione per aggiornare le nostre conoscenze in virologia ed epidemiologia, ha aperto un margine insolito sia per accelerare profondi cambiamenti nei nostri sistemi economici, sociali e ambientali che per una riflessione su un ulteriore agente patogeno, capace di minare i cambiamenti che tutti ci stiamo auspicando per un futuro migliore e all’insegna della sostenibilità.

Insomma, c’è un altro virus che serpeggia da centinaia di anni nelle nostre società ma che non è frutto di un salto di specie perché è capace di colpire solo la nostra.

C’è un altro virus artefice di una pandemia perenne che non sta nelle agende e nelle indicazioni dell’OMS e nemmeno in quelle dei policy maker alle differenti scale di risoluzione.

Questo virus si chiama ignoranza.

Se ci pensate l’ignoranza, a differenza della conoscenza, non ha avuto moltissimi laboratori in cui si è provato ad approfondirne le cause e gli effetti alla ricerca di un vaccino per renderci immuni da essa. Volendo essere ancora più precisi, non c'è nemmeno una branca del sapere dedicata al suo studio, al pari dell’epistemologia, o nessuna conferenza di livello e né, tantomeno, riviste o siti Web che ne parlino.

Questa mancanza dovrebbe colpirci, data la sua enorme diffusione, la varietà dei tipi di ignoranza e quanto essa sia capace di generare importanti conseguenze nelle nostre esistenze.

Pensiamo, ad esempio, ai profondi effetti a livello territoriale e ambientale che l’ignoranza provoca, impedendo agli individui di riconoscere il valore intrinseco del capitale del proprio territorio. Sintomi di tutto questo sono l’assenza di pianificazione, l’elevato degrado ambientale, la deforestazione, l’erosione del suolo, la devastazione delle risorse locali e la distruzione del know-how tradizionale.

Comunemente, l'ignoranza è vista, banalizzandone l’essenza, come qualcosa che necessita di correzione, una sorta di assenza o di vuoto naturale in cui la conoscenza non si è ancora diffusa. In questo caso, l’apprendimento e la formazione sono le nostre risposte più ovvie ed efficaci per tale tipo di ignoranza.

Ma lì dove il virus dà il meglio di sé è quando assume la forma di un’ignoranza volontaria e gli individui che ne sono colpiti decidono di rimanere ignoranti.

Questa variante del virus nasce dalla nostra condizione istintuale. A volte può sembrare più conveniente ignorare fatti e informazioni, piuttosto che affrontare una prospettiva realistica delle circostanze. Inoltre, essere consapevolmente ignoranti può allontanarci da certe responsabilità, trasferendole ad altri individui o istituzioni.

Gli effetti peggiori dell’ignoranza volontaria riguardano la completa alterazione nel modo di pensare che induce l’individuo a compiere errori di tipo sistematico, ai quali non si può far fronte nemmeno con la formazione e l’apprendimento.

In sostanza, senza una corretta interpretazione delle informazioni che riceviamo, l’ignoranza potrebbe aumentare invece che diminuire. Pertanto, accumulare conoscenza di per sé non significa necessariamente ridurre l’ignoranza.

Quindi? Quale sarebbe il miglior vaccino per sconfiggerla o, almeno, ridurne gli effetti?

Risposta scontata, quanto complessa: la creazione di nuove idee e approcci mentali.

Al contrario, se continuiamo a confondere l’ignoranza con la scarsità di informazioni non faremo altro che aumentare la sua resistenza, anche in presenza di ingenti investimenti e sforzi in materia di istruzione e formazione.

Come fare a produrre e inoculare questo vaccino nel gregge?

Mi piace pensare alla figura di una pecora verde che, contrariamente a quella nera, si distingua in maniera positiva dal resto del gruppo e sia capace, grazie alla gentilezza che ne caratterizza la specie, di favorire fra il pubblico la comunicazione, lo scambio di conoscenze e la loro corretta interpretazione, aumentando il grado di consapevolezza di ciascuno sui processi, che sempre più caratterizzano la società contemporanea e fornendo i mezzi per le scelte democratiche che possano aiutare a migliorare la qualità della vita.

E allora, chi viene? Chi si sente già una pecora verde pronta all’azione? Chi vuole dedicare qualche ora del proprio tempo, nella propria quotidianità (al bar, al mercato, sul luogo di lavoro, etc.) o nell’ambito di azioni più strutturate che immagineremo insieme? Potremmo provare a far nascere una comunità e cercare insieme il modo per immunizzarci dall’ignoranza.

Tutti coloro che fossero interessati possono scrivermi all’indirizzo:
disianto@gmail.com
 

Tag:  Covid-19ignoranzapecora verde

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