Agronomia circolare: l'esperienza dei maiali spagnoli

di Andrea Begnini

29/01/2020

Agronomia circolare: l'esperienza dei maiali spagnoli

Non è certo una novità. Nelle classifiche europee sull'indice complessivo di economia circolare (uso efficiente delle risorse, utilizzo di materie prime seconde e innovazione nella produzione, nel consumo e nella gestione dei rifiuti) l'Italia è al primo posto. Forse meno conosciute sono le posizioni che seguono il nostro paese, occupate da Regno Unito, Germania, Francia e Spagna. Ed è proprio la Spagna, secondo il portale di Agronotizie, a mostrare spirito imprenditoriale e innovativo soprattutto per quanto riguarda l'agronomia circolare. A partire dal maiale, l'animale di cui, si sa, non si butta via niente. La cooperativa zootecnica Jisap, nei pressi di Murcia, lavora infatti sulla possibilità di separare la frazione solida del liquame di maiale da quella liquida: con la prima si ottiene un prodotto che, opportunamente miscelato, produce un ricco letame, dalla seconda si ricava un fertilizzante organico per la produzione di cereali, di olio e agrumi coltivati proprio di fianco agli allevamenti dei maiali.

Il progetto europeo attorno al quale gli istituti agroalimentari spagnoli stanno lavorando si chiama Circular Agronomics, operativo dal settembre 2018. L'obiettivo del progetto è quello di promuovere nuove modalità per la gestione sostenibile e circolare dei nutrienti e del carbonio. Nello specifico, si punta a migliorare la gestione delle colture e dei pascoli e ottimizzare il ciclo dei nutrienti, a migliorare la gestione del bestiame e minimizzare le emissioni di gas serra, a contribuire alla valorizzazione dei nutrienti e del carbonio recuperati dai processi di allevamento animale e dalle acque reflue delle industrie alimentari. Circular Agronomics è un consorzio costituito da 18 membri, il progetto è finanziato dall'Unione europea attraverso il programma per la ricerca e l'innovazione Horizon 2020 e i partner in Italia sono Fondazione Crpa Studi Ricerche e Sogesca.

Un altro settore in cui la Spagna sta investendo sull'economia circolare è quello connesso alla produzione dell'olio d'oliva. L'esempio, riportato sempre da Agronotizie, riguarda la cooperativa olivicola andalusa El Tejar che utilizza la sansa, prodotto della lavorazione delle olive, opportunamente sottoposta a un processo di centrifugazione ed essiccazione, per il conferimento in centrali elettriche a biomassa e la produzione di energia elettrica attraverso la combustione. Il processo produce anche delle ceneri che possono poi essere utilizzate come fertilizzante agricolo in quanto ricche di potassio. Con i noccioli delle olive, invece, la cooperativa produce combustibile. Per quanto riguarda, invece, i cachi, l'associazione di produttori spagnoli ha da poco raggiunto un accordo per ottenere energia dalle tonnellate di frutta di bassa qualità che non raggiunge il mercato.

Si tratta di esperienze interessanti che propongono nuove modalità di business in grado, al contempo, di costruire quell'economia a misura d'uomo che è anche il cuore del Manifesto presentato da pochi giorni nel Sacro convento di Assisi, promosso da Symbola, Confindustria, dai Padri di Assisi, da Enel, Coldiretti e Novamont. Un progetto già sottoscritto da 2mila esponenti dell'economia, della cultura, della ricerca per un patto tra grandi imprese, economisti, associazioni e rappresentanti delle istituzioni per difendere l'ambiente e far ripartire l'Italia.
 

Tag:  Agronomia circolareallevamento del bestiameCircular Agronomicseconomia circolareindustria agroalimentareManifesto di AssisiSpagna

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