Alberto Miraglia, Retail Institute Italy: “Dobbiamo accelerare il cambiamento, per un retail sempre più sostenibile e circolare”.

di Paolo Marcesini

09/03/2021

Cosa significa percorrere la via della sostenibilità e della circolarità nel mondo del Retail? Il 17 marzo 2021 si terrà il seminario Green Retail LAB: la sfida della sostenibilità, il primo appuntamento del progetto di Retail Institute Italy dedicato al tema della sostenibilità. Il percorso si articolerà durante tutto l’anno, attraverso seminari, approfondimenti periodici, focus all’interno degli appuntamenti principali, con l’obiettivo di creare opportunità di aggiornamento continuo, informazione e confronto, per supportare le aziende nell’individuare soluzioni e strumenti per la realizzazione di un’economia sostenibile e circolare.

Abbiamo incontrato Alberto Miraglia, direttore generale di Retail Institute Italy, associazione italiana orientata a sostenere lo sviluppo di tutto l’ecosistema retail.

Il tema del futuro applicato al retail è decisivo nell’evoluzione del nostro tempo perché definisce il rapporto tra la produzione e il consumo. E capire la sua direzione significa comprendere e interpretare un pezzo importante del periodo di transizione che stiamo vivendo. Cosa ha imparato il retail dal Covid?
Ha capito che alcuni temi che erano già stati individuati in passato, ma poi lasciati un po’ da parte, adesso devono accelerare il processo di cambiamento. La gestione dei diversi mezzi di contatto con il cliente, la loro integrazione, attraverso un approccio che privilegi l’ascolto, ormai va di pari passo con la sostenibilità e il consumo consapevole. Il cliente più informato e attento ha intuito che alcuni trend di comportamento non erano più in linea con la sostenibilità, non solo ambientale, ma anche sociale ed economica, e questo ha spinto le aziende verso un approccio sostenibile concreto, non di facciata. Si tratta di progetti e azioni che stanno cambiando l’intero sistema, riducendo gli impatti ed educando tutta la filiera e gli stakeholder a rendere prioritari questi obiettivi.

La sostenibilità ha investito il retail come un’ondata, dando vita a un’accelerazione enorme del processo di cambiamento che sembra ormai inarrestabile.
Fino a poco tempo fa la sostenibilità era solo una leva di marketing, una sorta di prerequisito della marca. La pandemia, le direttive europee sulla Green Economy, gli Obiettivi di sostenibilità dell’Onu, il Next Generation EU, hanno trasformato la sostenibilità in valore. Ci sono alcune contraddizioni. Su alcuni obiettivi su cui c’è una particolare sensibilità la pandemia ha fatto fare una piccola retromarcia, per esempio sul tema del packaging, della diffusione dello sfuso e della diminuzione della plastica, ma è aumentata molto la consapevolezza legata a un consumo più attento del cibo, che rifiuta lo spreco alimentare, e al riciclo degli abiti usati, che rifiuta l’idea dell’accumulo di vestiti inutilizzati. Ridurre lo spreco di materia, alla base dell’economia circolare, è diventato velocemente un approccio condiviso da tutti gli attori del sistema.

Oggi la sostenibilità per tutto il sistema rappresenta un autentico fattore competitivo, una straordinaria opportunità di innovazione così come di nuova relazione con il cliente, il territorio, la comunità. Per attuarla occorre ripensare prodotti, logistica, negozi, servizi. A che punto siamo?
Siamo nella fase della concretizzazione. Le organizzazioni devo intraprendere velocemente processi di adattamento. Dalla transizione dobbiamo passare alla trasformazione. Dall’enunciazione dei principi si deve passare a fatti concreti e verificabili perché il cliente questo chiede. La sostenibilità diventa requisito fondamentale nella scelta del negozio, della marca, un valore fondante alla base delle scelte di consumo soprattutto per le nuove generazioni. Tracce importanti di questa tendenza in atto tra i giovani c’erano anche prima della pandemia, il Covid non ha fatto altro che confermarle. Il cambiamento non è solo legato all’ambiente, che rappresenta una parte fondamentale della costruzione del nostro futuro, ma anche alla coesione e alla relazione con il territorio, ai fornitori locali, alle filiere, alla lotta allo spreco. La nutrizione legata all’educazione alimentare è un altro tema su cui saremo chiamati a fare la differenza come Paese leader dell’industria agroalimentare.

È un po’ come se tutto il mondo del retail avesse deciso di non essere più solo una cerniera tra la produzione e il consumo, ma il motore che determina il cambiamento. Un cambiamento epocale.
Ricordo quando scoppiò lo scandalo della mucca pazza, vennero attivate immediatamente tutte le filiere all’insegna della sicurezza e della qualità. Dal momento in cui la sostenibilità diventa un prerequisito per il posizionamento finale dei prodotti a scaffale è necessario ripartire da un approccio complessivo capace di coinvolgere tutta la filiera: per fare bene tutto, il retail ha bisogno della collaborazione a monte dei produttori, della logistica, del packaging e degli altri servizi intermedi, arrivando al cliente finale che deve essere informato, coinvolto e sensibilizzato perché senza la sua collaborazione tutto perderebbe di efficacia. La lotta allo spreco, ad esempio, si può fare all’interno del negozio, ma deve partire prima dai produttori attraverso la pianificazione degli impegni e una stima corretta del consumo, soprattutto del fresco. Se non si ha un approccio di filiera integrata difficilmente si raggiungeranno dei risultati.

Un esempio di filiera integrata e accorciata è raccontato dai prodotti a marchio del distributore, che parlano il linguaggio del made in Italy, della qualità, della sostenibilità economica e anche ambientale.
Nel tempo si sono sviluppati diversi progetti riguardo le filiere alimentari in cui il retail si è posto come interlocutore qualificato e privilegiato anche delle piccole e medie imprese. Si è puntato sul benessere animale e ambientale, sul made in Italy, sui prodotti tipici, sulla legalità, sul benessere. Ha dimostrato che si può fare meglio. E continuerà a farlo. Il retail di solito arriva prima degli altri, e non è mai da solo.
 
Alberto Miraglia, direttore generale di Retail Institute Italy

Tag:  Alberto Miragliaeconomia circolareretailRetail Institute Italysostenibilità

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