ASviS valuta l'impatto del Covid-19 sullo sviluppo sostenibile

di Claudia Ceccarelli

01/04/2020

Quali saranno gli effetti del Coronavirus sull’economia? Ci spingerà a imboccare con più decisione la via dello sviluppo sostenibile? Oppure diventerà una sorta di alibi per guardare ad una ripresa della produzione comunque sia, ponendo ai margini l’impegno per l'ambiente e la verifica delle ricadute sociali delle diverse ricette economiche?
 
Per dare il proprio contributo di riflessione, ASviS ha condotto una valutazione quantitativa dell’andamento della crisi derivata dal Covid-19, calcolandone l’impatto su ciascuno dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile che compongono l’Agenda 2030 dell’ONU. 
Per prima cosa sgombrando il campo dalla falsa convinzione che una crisi economica “faccia bene” allo sviluppo sostenibile come definito dall’Agenda 2030. Perché oltre alle dimensioni ambientali, l’Agenda per lo sviluppo sostenibile comprende anche quelle economiche, sociali e istituzionali, in questo momento poste pesantemente sotto stress dall’emergenza sanitaria in corso.

La valutazione condotta da ASviS si concentra sugli effetti della crisi nel corso del 2020, supponendo l’eliminazione delle attuali restrizioni alla mobilità delle persone e allo svolgimento delle attività economiche entro il mese di giugno. 
Soppesando diversi indicatori, il quadro tracciato rivela un impatto negativo segnatamente sui Goal 1 (povertà), 4 (educazione), 8 (condizione economica e occupazionale), 9 (innovazione), 10 (disuguaglianze). Per i Goal 7 (sistema energetico), 13 (lotta al cambiamento climatico) e 16 (qualità della governance, pace, giustizia e istituzioni solide) ci si può invece aspettare un andamento moderatamente positivo; per i Goal 6 (acqua e strutture igienico-sanitarie), 11 (condizioni delle città), 14 (condizioni degli ecosistemi marini) e 17 (cooperazione internazionale) l’impatto dovrebbe essere sostanzialmente nullo. Sui rimanenti cinque Goal l’impatto non risulta valutabile, lasciando nel breve periodo la situazione di fatto invariata.

Gli impatti più negativi dell’emergenza Coronavirus nel nostro Paese, dunque, saranno di natura economico-produttiva e di conseguenza  sociale, con una ricaduta significativa sulla lotta alla povertà, la garanzia di un’istruzione di qualità, il diritto ad un lavoro dignitoso, la crescita economica delle imprese, gli investimenti in innovazione e infrastrutture e la riduzione delle disuguaglianze. Ed a questo occorre prestare particolarmente attenzione, anche per il mantenimento della coesione sociale e democratica del Paese. 

Ad oggi tutti gli interventi del governo, in particolare con il Decreto legge “Cura Italia”, possono essere ricondotti a misure di “Protezione”, rileva ASviS: si tratta infatti di provvedimenti per fronteggiare l’emergenza.Ma "alcuni di questi, come la didattica a distanza o il lavoro agile, potrebbero essere resi continuativi anche per il tempo a venire - spiega la nota diffusa da ASviS - con lo scopo di fronteggiare shock futuri e avviare un cambiamento nel senso della 'resilienza trasformativa', cioè di una reazione alla crisi che non faccia semplicemente tornare a dove eravamo qualche settimana fa, ma che cambi in meglio l’Italia, nell’ottica dello sviluppo sostenibile."

Per potenziare ulteriormente gli strumenti di welfare all’insegna del motto dell’Agenda 2030 “Nessuno sia lasciato indietro”, nella fase attuale del lockdown deciso per arginare la pandemia, ASviS e il Forum Disuguaglianze e Diversità insieme hanno proposto al Governo l'adozione di due misure universali di sostegno al reddito.
Sono il “Sostegno di Emergenza per il Lavoro Autonomo” (SEA) e il “Reddito di Cittadinanza per l’Emergenza” (REM), da considerare misure temporanee ed eccezionali, la cui durata dovrebbe essere uniformata a quella delle prestazioni straordinarie per il lavoro dipendente introdotte in seguito al diffondersi della pandemia.
Perché sostenibilità e riduzione delle disuguaglianze sono aspetti dello stesso modello economico, produttivo, sociale e culturale. Anche durante l'emergenza, per costruire il dopo.
 

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