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Biogas: l'energia dai rifiuti a cui l'Italia sta lavorando bene
Biogas: l'energia dai rifiuti a cui l'Italia sta lavorando bene
di Andrea Begnini
17/08/2020
Il primo impianto a biogas bi-stadio in Europa? È stato realizzato nel modenese, due anni fa, ad opera della Biogas Italia con una tecnologia brevettata da Enea e Crea. Rispetto a una struttura tradizionale consente di produrre il 20% in più di energia partendo da un substrato organico che viene trattato in due fasi: con la prima si produce idrogeno da acidi organici, nella seconda gli acidi organici vengono trasformati in una miscela di metano e anidride carbonica che può a sua volta reagire con l’idrogeno proveniente dalla prima fase per produrre altro metano.
La tecnologia c'è e l’Italia è un Paese all’avanguardia nel settore dei biogas, i numeri lo testimoniano: con una potenza elettrica installata di circa 1.200 Megawatt, pari ad una produzione di 2,4 miliardi di metri cubi di gas naturale l’anno, siamo uno dei principali produttori di biogas in agricoltura, quarto al mondo dopo Germania, Cina e Stati Uniti. I dati sono forniti dal Consorzio Italiano Biogas che racconta come il settore sia in continua evoluzione: in Italia sono operativi più di 1.500 impianti di biogas, di questi 1.200 in ambito agricolo e gli obiettivi vedono l'Italia in grado potenzialmente di produrre nel 2030 “fino a 8,5 miliardi di metri cubi di biometano, pari a circa il 12-13% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale”. Inoltre, la filiera del biogas-biometano consente di registrare impatti positivi anche sull’occupazione: con 6,7 addetti per MW installato, si tratta del “settore a maggiore intensità occupazionale tra le rinnovabili”, in grado di favorire “la creazione di oltre 12 mila posti di lavoro”.
Il biogas e il biometano possono quindi portare un significativo impatto circolare sull'economia, per questo le aziende del Consorzio Italiano Biogas progettano la costruzione di almeno venti nuovi impianti di liquefazione del biometano, alcuni già autorizzati e altri in via di autorizzazione, in grado di produrre gas rinnovabile liquido a partire dai sottoprodotti agricoli, dai reflui zootecnici e dalle colture di secondo raccolto. Con una capacità produttiva da 3 a 20 tonnellate al giorno per ognuno di questi nuovi impianti, si andrà delineando un importante passo in avanti nella direzione di un mix energetico rinnovabile e 100% made in Italy in cui il settore agricolo viene chiamato a giocare un ruolo di primo piano nel processo di decarbonizzazione. Inoltre, recenti studi stimano che la filiera del biogas/biometano potrebbe ridurre le emissioni, contribuire agli obiettivi sulle rinnovabili e favorire 16 miliardi in gettito per l’erario al 2030. Le ricadute economiche complessive al 2030 sarebbero misurabili in 85,8 miliardi.
Dopo l'impianto bi-fase nel modenese, un altra tappa importante in questa direzione è stata, un anno fa, l'inaugurazione a Faenza del primo impianto in Italia che produce biometano avanzato, così chiamato perché generato a partire esclusivamente da scarti dell’industria agroalimentare: quindi non da rifiuti urbani e senza sottrarre terreno alle coltivazioni per produrre biogas. Lo ha realizzato la Caviro, uno dei più grandi gruppi vitivinicoli italiani e sorge a fianco dell’Oasi del Cicogne, a sua volta sostenuta dal gruppo. Lo stabilimento utilizza come materia prima esclusivamente i rifiuti delle industrie agroalimentari del territorio: dalla distillazione al lattiero-caseario, dall'ortofrutta all'industria dolciaria. Tutti scarti che, tramite un processo di digestione anaerobica, vengono trasformati in biometano e anidride carbonica utilizzabile in molti settori come la produzione di bevande gassate ma anche come fertilizzante naturale per l’agricoltura. Ancora più recente è il lavoro di AnkorGaz, una vera e propria holding di investimento focalizzata in infrastrutture nel settore dei gas compressi, liquidi e rinnovabili. In particolare, il gruppo è oggi focalizzato sulla produzione, sulla logistica e sulla distribuzione del biometano liquido, un sostituto green del gasolio, prodotto dalla digestione anaerobica dei rifiuti. “La sua filiera, per cui i lavori di messa a punto si prevede vengano conclusi entro la fine del 2021, è composta da tre strutture autorizzate: un impianto di produzione di biometano proveniente dai rifiuti nella sede di San Rocco al Porto, in provincia di Lodi, comprato all’asta quando apparentemente nessun altro avrebbe investito nel settore in Italia; un impianto di liquefazione di gnl che produrrà 8.500 tonnellate annue di biognl e un’annessa stazione di rifornimento green solo per veicoli a gas naturale liquido e compresso e per quelli elettrici. Gli investimenti per lo sviluppo del progetto ammontano a circa 20 milioni di euro per un giro di affari di altrettanti 20 nel 2021”.
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