Biologiche 2 bollicine su 3: la Franciacorta lavora allo spumante sostenibile

di Andrea Begnini

14/04/2021

Foto tratta dal sito di Franciacorta
Le colline della Franciacorta sono il cuore della Lombardia e a due passi da Milano, un territorio che da alcuni decenni si è trasformato attorno al successo dello spumante italiano metodo classico. Dolci colline moreniche che scendono fino al lago d'Iseo, città storiche, itinerari gastronomici e, soprattutto, i vigneti DOC e DOCG che hanno fatto del vino il motore di un rinnovamento nel segno della qualità del turismo, anche grazie a eventi importanti come la passerella galleggiante sul lago d'Iseo di Christo del 2016 che ha portato in questo piccolo territorio circa un milione e duecentomila persone in 15 giorni. Un vino che deriva la propria identità dalla terra e dal lavoro, collocandosi in un territorio come le curtes francae, piccole comunità di monaci benedettini che nel Medioevo presiedevano all'amministrazione e al lavoro agricolo della zona.

Un vino in continua evoluzione nel segno, soprattutto, della sostenibilità ambientale, considerando come, oggi, la Franciacorta sia la denominazione con la percentuale più alta di vigneti in biologico: due terzi delle 118 cantine che compongono il Consorzio. Una produzione che punta soprattutto alla tutela della biodiversità, come ha spiegato Silvano Brescianini, Presidente del Consorzio Franciacorta, in una recente intervista: “La biodiversità funzionale è la ricchezza dell’ecosistema del suolo, del terreno e delle forme viventi che lo abitano, dalle muffe ai lombrichi. Più è ricco il suolo, più è fertile, e più l’ambiente è in salute: così ne guadagniamo noi stessi ma anche il vino perché la differenza, più che in ogni altro prodotto agricolo, nel vino la fa proprio il suolo. È un modello di sviluppo in cui crediamo fortemente: dalla ricchezza della biodiversità comincia la nostra idea di futuro”. 

Il Consorzio per la tutela del Franciacorta lavora “per la riduzione degli interventi e degli apporti in vigna, il filo conduttore di una viticoltura che deve garantire qualità non solo sotto il profilo organolettico o analitico delle uve, ma anche da un punto di vista della sostenibilità della produzione. In questo contesto si innestano diverse esperienze concrete: prove di inerbimento con essenze che consentano di ridurre le lavorazioni e i passaggi di macchine operatrici in vigna e che favoriscano l'incremento della sostanza organica nel suolo, o altre rivolte allo studio della biodiversità, alla sua conservazione e all'incremento della stessa. Il sottosuolo ospita le radici, un ecosistema ecologicamente in equilibrio e sano e consente un'ottimale attività radicale, premessa per piante efficienti e in salute”. Comune a tutti i viticoltori è il consolidamento di pratiche agronomiche che accompagnano alla riduzione dell'impatto e alla drastica riduzione delle concimazioni.

Accanto agli aspetti più strettamente agronomici la Franciacorta può vantare diverse esperienze che vanno nella direzione della sostenibilità. Tra queste il progetto Terre della Franciacorta: “Un percorso che il Consorzio e i 18 comuni della Franciacorta e la Fondazione Cogeme Onlus hanno intrapreso in materia di pianificazione con l'obiettivo di preservare il territorio e valorizzarne le peculiarità a ogni livello per offrire agli abitanti e ai sempre più numerosi turisti una vita, o un soggiorno, di qualità. inoltre, è stato redatto un Regolamento unitario per l'uso sostenibile degli agrofarmaci e per normare le modalità di distribuzione dei prodotti fitosanitari sui vigneti, soprattutto laddove i contesti urbani coesistono con l'attività agricola”. In sostanza, i viticoltori della Franciacorta si danno delle regole più restrittive di quelle dettate dalla normativa vigente. “L'obbiettivo è quello di testimoniare coi fatti una volontà comune di praticare una viticoltura che, pur non prescindendo da esigenze di operatività, sia pienamente attenta alla salubrità dell'ambiente”. 

E, ancora, ecco Ita.Ca, “il primo modello italiano di misura dell'impronta carbonica: l'emissione di gas climalteranti come metano, azoto e carbonio è solo una delle forme di impatto ambientale che l'attività agricola, come qualsiasi altra attività produttiva, comporta. Una questione ambientale che, per l'agricoltura che vive di suolo, acqua e aria, è ancor più di vitale importanza. A questo è riconducibile il motivo per cui il Consorzio Franciacorta si è dotato di uno strumento di controllo: da una parte per monitorare e misurare le emissioni di gas serra delle aziende, dall'altra per fornire indicazioni e rendere la produzione più sostenibile. Lo strumento consiste in una metodologia per misurare le emissioni di gas serra, calcolate in equivalenti di CO2, originate dalle attività vitivinicole”.
 

Tag:  biodiversitàConsorzio per la tutela del FranciacortaFranciacortasostenibilitàSostenibilità ambientalevino sostenibile

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