Consumi alimentari e pandemia: la spesa si fa più sostenibile e circolare

di Andrea Begnini

28/04/2021

Immagine tratta dal sito di Nomisma
Il report Ismea sui consumi alimentari degli italiani 2021 fotografa la situazione attuale: “La pandemia e in particolare il lockdown della primavera 2020 hanno inciso pesantemente sulle vendite di insalate pronte da mangiare. Infatti, nel 2020, gli ortaggi IV gamma in Italia hanno segnato il loro primo cedimento: -4,1% la flessione dei volumi venduti presso la GDO e ancor più evidente la riduzione della spesa: -5,6% rispetto al 2019 per via di prezzi medi più contenuti. Alla base dell'inversione di tendenza osservata nel 2020 ci sono certamente le nuove abitudini di acquisto in periodo di pandemia, in virtù del maggior tempo trascorso in casa e della maggiore attenzione alla spesa di una fetta rilevante di popolazione, ma anche la minore necessità di preparare rapidamente un pasto leggero da portare in ufficio. Questi elementi hanno favorito le preparazioni casalinghe, più economiche rispetto ai piatti pronti e con servizio aggiunto”.

Sulla stessa linea l'Osservatorio The World after Lockdown di Nomisma che evidenzia come un italiano su due ha modificato gli acquisti aumentando le quantità di frutta e verdura, ma i prodotti di quarta gamma, cioè l'ortofrutta già mondato e pronto al consumo, hanno subito una battuta d'arresto. E in macelleria la considerazione del cosiddetto quinto quarto, interiora e tagli non pregiati, sta crescendo”. È innegabile che il mondo del food & beverage sia stato uno dei più danneggiati dalle restrizioni imposte dal governo: oltre al calo del flusso di clienti nella ristorazione, il settore alimentare ha dovuto fare i conti con un netto cambiamento nel comportamento dei consumatori, i quali, alla luce del protrarsi della pandemia, stanno rivedendo in modo forte le proprie abitudini e necessità sovvertendo così i più importanti trend alimentari del passato. Uno studio condotto da Innova Consumer “evidenzia il crescente interesse dei consumatori verso l'aspetto salutare, che spinge sempre più persone a un acquisto responsabile di cibi e bevande sani e benefici per la salute, nonché alla ricerca di alimenti che supportino il sistema immunitario in questo periodo di emergenza sanitaria”.

Il consumatore medio è dunque sempre più attento alla provenienza del cibo che mangia e ai processi di lavorazione che portano al prodotto finito, ma anche più aperto nei confronti di nuovi sapori e ingredienti alternativi, provenienti da altre culture alimentari ma comunque ottimali per il benessere psicofisico. E il rapporto tra cibo ed economia circolare sta finalmente diventando di piena attualità soprattutto in materia di consumi e di recupero. In questo senso, lo chef Claudio Sadler, intervistato da Italia Circolare, ha recentemente spiegato:  “Parliamo di un'unica cucina, quella di recupero, che esiste da sempre, e da sempre è basata su scelte economiche precise. Siccome la materia prima di qualità costa, lo chef deve impegnarsi in tutti i modi per recuperare tutte quelle parti che per fare determinati piatti non utilizza. Oggi, poi, è tornato di moda il cosiddetto quinto quarto: animelle, rognoni e nervetti fino a poco tempo fa sarebbero stati improponibili in un ristorante”.

Ma non sono gli chef a certificare questa esigenza. Anche la Ellen MacArthur Foundation, ha deciso di fare il punto tra cibo ed economia circolare: “Cambiare il nostro sistema alimentare è una delle cose di maggior impatto che possiamo fare per affrontare il cambiamento climatico, creare città sane e ricostruire la biodiversità. L'attuale sistema alimentare ha nutrito l'urbanizzazione e lo sviluppo economico, ha sostenuto una popolazione in rapida crescita. Tuttavia, ciò ha comportato un costo enorme per la società e per l'ambiente. Questo percorso di apprendimento inizia esaminando il costo reale dell'attuale approccio alla produzione alimentare. Quindi, esplora il ruolo catalizzatore delle città e il modo in cui queste possono cogliere l'opportunità di cambiare il sistema alimentare globale attraverso tre obiettivi: approvvigionamento di cibo coltivato in modo rigenerativo e locale; progettazione e commercializzare di prodotti alimentari più sani; ottenimento del massimo dal cibo”. 
 

Tag:  Claudio Sadlereconomia circolareeconomia circolare in cucinaEllen MacArthur FoundationNomismasostenibilità

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