Secondo il Rapporto Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA), nel 2021 è tornato a crescere il consumo di suolo che sfiora i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un solo anno: una media di circa 19 ettari al giorno, oltre 2 m2 al secondo, il valore più alto degli ultimi 10 anni. Dopo gli ultimi anni che avevano registrato una riduzione progressiva, nel 2021 è tornato a crescere il consumo di suolo: una crescita delle superfici artificiali solo in parte compensata dal ripristino di aree naturali. Il Rapporto SNPA 2022 rileva, nel periodo 2006-2021, un consumo di suolo nazionale, naturale o seminaturale, di 1.153 chilometri quadrati, a causa dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali, con una media di 77 chilometri quadrati all’anno. Come spiega l'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASVIS) “Un ritmo non sostenibile che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale”. “Le conseguenze sono anche economiche, e i costi, dovuti alla crescente impermeabilizzazione e artificializzazione del suolo degli ultimi 15 anni, sono stimati in 8 miliardi di euro l’anno che potrebbero incidere in maniera significativa sulle possibilità di ripresa del nostro Paese”. A livello regionale la Valle d’Aosta registra un consumo inferiore, ma aggiunge comunque più di 10 ettari alla sua superficie consumata, la Liguria è riuscita a contenere il nuovo consumo di suolo al di sotto dei 50 ettari, mentre Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Basilicata e Calabria si mantengono sotto ai 100 ettari. “Gli incrementi maggiori sono avvenuti in Lombardia (con 883 ettari in più), Veneto (+684 ettari), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499). I valori percentuali più elevati si collocano anche quest’anno in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%)”. La Città Metropolitana di Roma si conferma quella con la maggiore superficie consumata al 2021, con oltre 70.100 ettari. Segue Torino (circa 58.075 ettari), con un incremento di 162 ettari. Milano si avvicina, nel 2021, alla soglia dei 50.000 ettari (75 in più nell’ultimo anno). “Nelle città a più alta densità, dove gli spazi aperti residui sono spesso molto limitati, si sono persi 27 metri quadrati per ogni ettaro di aree a verde nell’ultimo anno. Tale incremento contribuisce a far diventare sempre più calde le nostre città, con il fenomeno delle isole di calore e la differenza di temperatura estiva tra aree a copertura artificiale densa o diffusa che, rispetto a quelle rurali, raggiunge spesso valori superiori a 3°C nelle città più grandi”. Il 25% dell’intero suolo consumato è rappresentato dagli edifici (5.400 chilometri quadrati) che continuano ad aumentare costantemente (+1.120 ettari in più di un anno), distribuendosi tra aree urbane compatte (32%), aree suburbane e produttive (40%) e aree rurali (28%). Oltre 310 chilometri quadrati di edifici risultano non utilizzati e degradati, una superficie pari all’estensione di Milano e Napoli. “Le aree perse in Italia dal 2012 avrebbero garantito la fornitura complessiva di 4 milioni e 150mila quintali di prodotti agricoli e l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde e aggravano la pericolosità idraulica dei nostri territori”.
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