Cop 25: conferenza fallita ma si rinforza l'HAC

16/12/2019

Due giorni di tempi supplementari non sono bastati alla Cop 25 di Madrid per raggiungere un’intesa sull’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, relativo allo schema del commercio delle quote di carbonio. Unico traguardo positivo: l’introduzione dell’obbligo per i paesi più ricchi di quantificare il proprio impegno per i tagli dell’emissione di gas serra.
Ma è troppo poco per una politica di contrasto alla crisi climatica in corso, che è davanti agli occhi di tutti, ma che non viene accettata soprattutto dalle compagnie dei combustibili fossili. In particolare  Stati Uniti (che hanno avviato le procedure per uscire dall’Accordo di Parigi), Arabia Saudita, Brasile, Australia e Russia sono i paesi che hanno maggiormente ostacolato il raggiungimento di un’intesa     

Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha apertamente parlato di delusione per i risultati della Conferenza internazionale sul clima, mentre Greta Thumberg su Twitter ha scritto: "Sembra che la Cop25 di Madrid stia fallendo. La scienza è chiara, ma la si sta ignorando. Qualunque cosa accada non ci arrenderemo mai. Abbiamo solo appena iniziato". 
Allo stesso modo Greenpeace denuncia che l'Accordo di Parigi "potrebbe essere stato vittima di una manciata di potenti 'economie del carbonio'”. 

Unica buona notizia da Madrid: la High Ambition Coalition (HAC), gruppo formatosi durante la Cop 21 di Parigi, per rafforzare le politiche di maggiore impegno per il taglio delle emissioni di gas serra, e, oltre che dall’Unione europea, formato da Argentina, Canada, Costa Rica, Etiopia, Figi, Giamaica, Nuova Zelanda, Messico, Isole Marshall, Santa Lucia e altri piccoli stati insulari, si sta rafforzando di giorno in giorno, mantenendo vivo l’impegno e i contenuti dell’Accordo di Parigi. 

Per adesso è tutto rinviato alla Cop 26 che si terrà a Glasgow, il prossimo novembre. Entro la fine del 2020, tutti i Paesi dovranno presentare nuovi Piani nazionali per non superare la soglia fatidica dei  2°C in più rispetto alla temperatura media terrestre pre-industriale. Con i piani attuali, si arriverebbe a + 3,2°C entro fine secolo, con risultati davvero catastrofici per il nostro pianeta.
 
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