Partiamo da una doverosa premessa: così come il rating bancario è un’indicazione di probabilità che l'azienda ripaghi o meno il prestito nella sua interezza, allo stesso modo il rating ESG è un’indicazione di probabilità relativamente alle performance di sostenibilità di un’azienda o di un investimento. Più il valore del rating è alto più l’azienda sta rispondendo in maniera positiva alle sfide che la sostenibilità impone. I rating ESG dovrebbero guidare gli investitori verso imprese etiche, ma non sempre questo accade. Il valore del rating ESG di Tesla (il colosso di Elon Musk) è pari a meno della metà di quello di Philip Morris (il colosso del tabacco), secondo l’agenzia di rating ESG che ha valutato ambo le aziende. Perché? Il rating ESG si basa su 3 pilastri: (E) rispetto dell'ambiente, (S) inclusione completa del posto di lavoro, (G) governo societario. A seconda del tipo di azienda di cui viene chiesto un rating ESG, si opta per dare maggior risalto a uno dei tre pilastri, ad esempio nelle società finanziarie, a scarso impatto ambientale, le voci S e G saranno preminenti rispetto alle E. Il problema è che mancano al momento delle metodologie condivise a livello internazionale per la loro elaborazione. Questo implica che, per una stessa azienda, le diverse agenzie di rating possono fornire punteggi ESG molto differenziati e ciò costituisce un ostacolo alla loro confrontabilità. Il punteggio ESG di Tesla è stato penalizzato per gli aspetti relativi all'ambiente di lavoro con presunte accuse di mobbing, a presunte accuse di discriminazione e alla sicurezza del sistema di guida autonoma. Capite che in questo modo non si fa molta strada. Le aziende, conoscendo il sistema di valutazione delle varie agenzie presenti sul mercato, possono liberamente scegliere quella che più si integra con la propria linea di business trovando quindi giudizi più allineati alle aspettative.
Tag: ecosostenibile.euESGESMArating ESG