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Cosa succede se anche la Banca d’Italia diventa sostenibile?
Cosa succede se anche la Banca d’Italia diventa sostenibile?
di Riccardo Taverna
23/06/2019
La tradizione vuole che il Governatore della Banca d’Italia non parli in pubblico nel mese che precede la Relazione Annuale dell’Istituto prevista ogni anno alla fine di maggio. Per rompere la tradizione il motivo doveva avere una portata quasi storica. E così è stato. Il 21 maggio 2019 Ignazio Visco ha inaugurato il Festival della sostenibilità, lasciando il segno. Perché la Banca d’Italia ha maturato la consapevolezza che la sostenibilità è un percorso obbligato per affrontare la progressiva scarsità di risorse e i cambiamenti climatici.
Nessun giro di parole. Un breve riferimento storico a Thomas Malthus, economista del XVIII secolo che per primo ha sollevato l’incompatibilità tra crescita della popolazione mondiale e disponibilità di cibo, e poi l’affondo: i cambiamenti climatici sono un fatto accertato, in futuro colpiranno le aree dell’Europa mediterranea, e in particolare l’Italia, sempre più pesantemente, le risorse finanziarie destinate alla ricostruzione cresceranno considerevolmente, l’economia reale non potrà sottrarsi all’impatto dell’aumento della temperatura che, a sua volta, aumenterà i rischi di business continuity in molti settori economici
Apparentemente nulla di nuovo. E così è in effetti. Tuttavia i concetti noti divulgati ora anche da Palazzo Koch sono una rivoluzione. Perché che la Banca d’Italia dimostri di avere maturato la consapevolezza che i cambiamenti climatici possano affondare un’economia e abbia preso una posizione in merito è un evento che rientra nella ristretta cerchia di quelli che fanno immediatamente scattare l’asticella verso l’alto. Da oggi, chi continua a negare i cambiamenti climatici e l’importanza di gestire le imprese con un approccio sostenibile dovrà affrontare anche la Banca d’Italia con il suo capitale di reputazione e credibilità.
Il governatore ha spiegato che l’impatto dei cambiamenti climatici sulle economie è certo. Visco ha puntualizzato infatti che: “gli effetti dei cambiamenti climatici sull’economia reale possono propagarsi al settore finanziario attraverso diversi canali. Le catastrofi naturali interrompono le funzioni produttive delle imprese e delle famiglie, aumentandone la vulnerabilità finanziaria, riducendo il valore delle attività date in garanzia per ottenere credito e rendendo più complesso il rimborso dei prestiti. I maggiori rischi dovuti ai cambiamenti climatici potrebbero indurre le banche a restringere il credito nei confronti dei soggetti localizzati nelle aree più a rischio, con potenziali ripercussioni negative anche sulla trasmissione degli impulsi di politica monetaria. Qualora la scala di questi effetti divenisse rilevante, potrebbe risentirne la stessa stabilità del sistema finanziario”. In questo contesto la situazione del paese è seria. Oltre il 20% dei prestiti alle imprese produttive è erogato dalle banche italiane a organizzazioni che hanno costruito gli impianti in zone ad alto rischio idrogeologico. Quello della Banca d’Italia è un allarme che si somma alle voci di istituzioni, associazioni e imprese illuminate che da anni denunciano i cambiamenti climatici.
La sostenibilità è la risposta. Gestire le imprese con un profilo ESG (ambientale, sociale, governance) virtuoso è la strada indicata anche da Banca d’Italia per mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici. In Via Nazionale ne sono tanto convinti che pochi giorni prima dell’inaugurazione del Festival della sostenibilità aveva annunciato che i suoi investimenti in titoli azionari avrebbero tenuto conto delle sole società con un profilo ambientale e sociale virtuoso. L’effetto di questa scelta è stata immediato. I circa € 8.000.000.000 di investimenti della Banca d’Italia in 140 società quotate europee hanno migliorato l’impronta ambientale del portafoglio titoli: le emissioni di gas serra sono diminuite del 23% circa, il consumo di energia del 30% e il consumo idrico del 17%.
Oggi che anche la banca centrale è diventata un attore attivo nell’affermare l’importanza della sostenibilità, la forza per innalzare il grado di consapevolezza del sistema economico rispetto ai rischi legati ad una gestione socialmente e ambientalmente irresponsabile è aumentata. A bordo sono saliti quasi tutti. Manca il legislatore. È un fatto significativo che nello stesso momento in cui la Banca d’Italia si schierava a favore della sostenibilità senza alcun indugio, il Senato della Repubblica bocciava tre mozioni, già bocciate dal governo, che chiedevano di dichiarare l’emergenza climatica per l’Italia.
Il silenzio di Palazzo Chigi e delle Camere è a dir poco assordante. Intanto il rischio di dissesto idrogeologico rimane costante. E gli interventi per arginarlo rimangono un proposito da campagna elettorale, anche in quelle regioni dove il rischio è drammatico. E l’iniziativa è lasciata ai singoli. Come in Liguria dove è nato “Stop Flood”, la paratia antialluvioni per limitare i danni provocati dalle inondazioni. Nonostante i danni e le morti, il sistema si diffonde a fatica. Il legislatore dovrebbe sensibilizzare cittadini e favorirne l’installazione. Di fronte all’indifferenza nella gestione del rischio idrogeologico procurato dai cambiamenti climatici, la Banca d’Italia, per dare un senso compiuto alla sua presa di posizione è chiamata a sensibilizzare territori e comunità con tutto il suo peso.
Riccardo Taverna, direttore della divisione economia circolare e sostenibilità di Aida Partners https://riccardotaverna.wordpress.com/
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Riccardo Taverna
Esperto di sostenibilità ed economia civile. Consulente Altis.
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