Da raspi e vinaccioli l'economia circolare del vino

di Andrea Begnini

05/04/2023


Mentre si conclude l'edizione 2023 di Vinitaly a Verona, il tema dell'economia circolare nel settore vitivinicolo diventa sempre più centrale, in termini di innovazione e di ricerca, per la trasformazione e il riuso in materia prima seconda degli scarti di lavorazione di feccia, vinaccioli e raspi degli oltre 630 mila ettari di superficie vitata nel nostro Paese.

La filiera del vino vale 31,3 miliardi di euro, coinvolge 530mila aziende e oltre 870mila addetti. Un settore che realizza sui mercati esteri oltre il 50% delle proprie vendite con un fatturato di 7,9 miliardi di euro (cresciuto nel 2022 del 10%) e che proprio grazie alla propria propensione all’export guida la classifica delle 4A (abbigliamento, alimentare, arredamento e automazione) della bilancia commerciale made in Italy.

Un settore che proprio per la sua portata internazionale rappresenta un riferimento determinante anche in prospettiva di economia circolare del vino. Perché, “Gli scarti delle aziende vitivinicole sono sia organici, sia inorganici. Quelli organici sono gli scarti della vendemmia: raspi, fecce, vinacce, con l’eccezione dei sarmenti che invece sono scarti di potatura. A questi aggiungiamo i tappi di sughero, che non sono un vero e proprio scarto se non quando stappiamo bottiglie per metterle in degustazione. Quelli inorganici sono principalmente carta e cartone, liner, plastica termotrattata da imballo. Oltre ai contenitori dei prodotti per trattare i vigneti, che vengono considerati rifiuti speciali”.

Così tracciano i riferimenti in campo le 14 donne imprenditrici vinicole di Monforte d’Alba nelle Langhe che hanno formato l'associazione l'Anello Forte proprio con l'obiettivo di creare un'economia circolare di prossimità, mantenendo quella “memoria contadina che non ha mai sprecato nulla”. Un esempio? Per la carta “stiamo lavorando a un progetto in partnership con Comieco per realizzare scatole per bottiglie partendo esclusivamente dal riciclo dei nostri scarti. Naturalmente a Km 0, attivando cartiere e scatolifici che operano nella nostra zona e che dedicano particolare attenzione alla tutela dell’ambiente”. Per il materiale misto carta/plastica dei liner? “Partecipare a un progetto con una start up finlandese, Cycle4green Ltd, che ha messo a punto la tecnologia per riciclare questo materiale per produrre nuovamente etichette. Per questo stiamo coinvolgendo tutti i sindaci delle aree vitivinicole delle Langhe e del Roero perché si attivino sia per consentirci la logistica della raccolta che per aiutarci a diffondere informazioni sull’iniziativa”. Senza dimenticare la plastica, tappi e, ovviamente, gli scarti di vendemmia: “Raspi, fecce e vinacce vogliamo capire se possono essere trasformati in un diserbo naturale. Ci siamo rivolti ad una docente di chimica dell’Università di Torino e con lei ed alcuni suoi studenti stiamo procedendo per step”. Le foglie rosse possono essere utilizzate “per produrre integratori naturali per favorire la funzionalità del microcircolo” e la linfa che all’inizio della primavera sgorga dai tagli della potatura “sono un concentrato di sostanze preziose che possono essere utilizzate in cosmetica”.

Il Consorzio del vino nobile di Montepulciano si apre, invece, all’economia circolare con il progetto Vitenobile, attivo con alcune aziende del territorio per la produzione di energia da fonti rinnovabili e biometano, oltre a quella di fertilizzanti a base organica. Il progetto, il cui termine è previsto entro il 2024, rappresenta un “modello di business basato sui principi dell’economia circolare che auspichiamo possa essere adottato da tutte le aziende aderenti al Consorzio del vino nobile di Montepulciano in modo tale che si possa consolidare la sostenibilità ambientale dell’intero comparto, riconosciuta al Vino Nobile di Montepulciano secondo lo standard Equalitas, per la prima volta in Italiana lo scorso maggio”.

Caviro punta forte sul progetto “Legàmi di Vite”, con il quale ha raggruppato importanti aziende vitivinicole del territorio per la gestione e valorizzazione circolare dei sottoprodotti e degli scarti della vinificazione per produrre elettricità rinnovabile, biometano e ammendanti compostati. “Il principale punto di forza risiede nel fatto che, per la prima volta, le aziende partecipanti, concorrenti sul mercato, hanno scelto di fare sistema per creare insieme un modello di business sostenibile”. Le imprese coinvolte quotano oltre il 25% del fatturato italiano del mondo vino e oltre il 21% del fatturato sull’export. Nel dettaglio, “le azioni previste sono indirizzate al potenziamento e all’efficientamento delle attività di lavorazione dei singoli partecipanti, con un focus specifico sull’aumento della capacità di stoccaggio dei sottoprodotti, efficientamento energetico e realizzazione di nuovi depuratori. Caviro ha il compito di far rientrare questi investimenti in un contesto di economia circolare”. Il Gruppo ha inaugurato nuovi innovativi impianti per la cattura di CO2 Bio, il Teleriscaldamento che produce calore a partire dagli scarti della filiera vitivinicola e l’impianto di compostaggio per la produzione di un fertilizzante naturale di nuova generazione: “l’Ammendante Compostato da scarti della Filiera Agroalimentare (ACFA)” per  arricchire i suoli di sostanza organica e combattere la desertificazione e il cambiamento climatico grazie al sequestro di CO2 in suolo. 

Infine, l’Università Ca’ Foscari Venezia ha messo a punto un processo biologico per sfruttare al 100% le fecce, cioè i residui depositati dopo la fermentazione del vino, e i fanghi prodotti dal trattamento biologico delle acque reflue della vinificazione. “L’innovativo sistema di depurazione è un sistema biotecnologico accoppiato (digestione anaerobica-microalghe) applicabile in loco dall’azienda vinicola. Il fotobioreattore è ottimizzato per la coltura di una microalga in grado di crescere su digestato liquido non diluito, riducendone la concentrazione di azoto ammoniacale e producendo biomassa valorizzabile come biostimolante o ai fini energetici. La trasformazione anaerobica inoltre restituisce biogas che può essere impiegato anch’esso come fonte di energia”. Il processo di economia circolare assicura diversi vantaggi ai produttori vinicoli, spiega una delle ideatrici del progetto Cristina Cavinato. “innanzitutto, il trattamento efficiente della feccia di vinificazione assieme ai fanghi può essere gestito in loco, abbattendone i costi di smaltimento. Inoltre, lo scarto viene valorizzato in prodotti ad alto valore aggiunto, i reflui vengono fitodepurati e tornano in circolo”.
 

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