Dall’Olanda brevi lezioni via Twitter per un’agricoltura circolare

di Redazione

03/09/2019

"Nel nostro sistema agroalimentare solo un terzo di quello che è stato prodotto dagli uomini come cibo, carburante o materiali viene effettivamente utilizzato. E gli altri due terzi?” A partire da questa domanda il professor  Martin Th. Scholten, direttore del dipartimento Scienze animali e produzione alimentare circolare dell’Università di Wageningen sviluppa un ragionamento su agricoltura ed economia circolare. “Un terzo viene sprecato quando è già diventato cibo – spiega Scholten –, mentre l'altro terzo viene perso nel corso delle fasi di trasformazione". Su questo terzo si può dunque intervenire se  il comparto produttivo primario si rende protagonista di una trasformazione che mira a ridurre l’impatto ambientale e a riutilizzare quanto più possibile gli scarti.
L’università di Wageningen, ritenuta una delle migliori di Agraria a livello europeo, alla vigilia dell’apertura dell’anno accademico, sceglie Twitter per spiegare ad una platea ampia come un modello circolare può applicarsi all’agricoltura. 

Il primo riferimento è all’Olanda, ma il modello vale per ogni area agricola del mondo. Ovviamente in base alla sua specificità, perché ogni modello per essere efficace deve essere tagliato sul territorio, sulle produzioni, sulle relazioni tra i produttori. Per ridurre gli sprechi bisogna anche sapere che cosa può servire ad altri, lo scarto di una produzione può essere materia prima per un’altra. 
 “Ciascuna soluzione funzionerà se adattata alle condizioni locali" sottolinea il professor Scholten. E con cinque video su Twitter procede ad illustrare l’agricoltura circolare coniugando teoria e prassi, enunciazioni ed esempi, ricerca scientifica e innovazione tecnologica – ma anche antica sapienza: nella cultura contadina difatti lo spreco è sempre stato evitato, se non stigmatizzato –, spiegando così i benefici di questo nuovo modo di fare agricoltura per l’ambiente, per il consumatore, ma soprattutto per il produttore. 

Per l’ambiente, perché le azioni di produzione agroalimentare circolare possono contribuire a migliorare la biodiversità e forniscono anche soluzioni di mitigazione delle emissioni di gas serra all'interno della nostra filiera alimentare. 
Per il consumatore, perché le tecniche agricole che consentono anche la rigenerazione del suolo, per non esaurirlo e conservarne il potenziale produttivo, si accompagnano ad una superiore qualità del prodotto finale.  
Per il produttore, perché introdurre un modello di economia circolare non solo non è più costoso per gli agricoltori, ma crea nuove opportunità di riduzione dei costi di produzione e di incremento del guadagno. "Molto spesso, infatti, si pensa che la circular economy abbia costi elevati – afferma Scholten – , ma il segreto di tale processo è che molto spesso gli agricoltori producono risorse che altrimenti sarebbero gettate. La stessa opportunità di produrre non solo cibo, ma anche altri elementi che hanno un mercato e, dunque, possono essere retribuiti, permette alle imprese agricole di ottenere un guadagno migliore".

Gli effetti dell'economia circolare in agricoltura sono quindi del tutto positivi: "Il motivo va ricercato nel fatto che l'economia circolare si ispira alla natura, adottando un approccio di sistema, basato sull'assenza di spreco di quello che è stato prodotto. D'altronde, è logico che se in un ecosistema naturale non ci sono sprechi, c'è evidentemente un uso efficiente di tutte le risorse". Il punto di arrivo è quella che viene chiamata economia blu, secondo la definizione dell’economista belga Gunter Pauli. Un’economia che si fonda sull’imitazione strutturale degli ecosistemi naturali, per i processi di rigenerazione, biodegradabilità, rispetto delle leggi fisiche e assenza di sostanze nocive per l’ambiente gli animali e l’uomo. 

L’agricoltore moderno deve sapersi avvalere di tutti gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia perché “per favorire i processi ecologici racchiusi dall'economia circolare – prosegue il professor Scholten -, abbiamo bisogno di nuove tecnologie, soluzioni di precisione, strumenti di robotica per aiutare a raccogliere ed elaborare i dati raccolti". 
Ma anche l’attività zootecnica è necessaria, poiché l’allevamento di animali è parte integrante del sistema agricolo circolare: “Gli animali digeriscono quel che noi non mangiamo e lo trasformano in latte uova e carne”. E dalla zootecnia possono derivare concime e biomassa per la produzione di energia e di calore.
ell’agricoltura circolare nulla si spreca e nulla (o quasi) è rifiuto. 
 
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