Franco Malerba, nato a Busalla il 10 ottobre 1946, laureato in Ingegneria Elettronica e in Fisica all'Università di Genova, è stato il primo Astronauta italiano ad andare nello Spazio.
L’ingegnere e fisico ligure, selezionato dall’Agenzia Spaziale Italiana nel 1991, ha infatti volato a bordo dello space shuttle Atlantis per la missione STS-46, decollata il 31 luglio 1992.
Il nostro astronauta continua oggi il proprio percorso nell’esplorazione del Nuovo, impegnandosi nella ricerca delle più avanzate frontiere dell’Agricoltura, nella veste di socio fondatore di Space V.
Space V, con sedi a Genova e Torino, rappresenta una startup che porta la propria mission già impressa nel nome, che vuole indicare “Verdure Spaziali” o “Space Veg”.
L’azienda, dunque, vanta specifiche e profonde competenze nello studio e nella progettazione di attrezzature all’avanguardia per la coltivazione di piante nello Spazio.
In occasione della tredicesima edizione di Euroflora, la mostra internazionale dei fiori e delle piante ornamentali, svoltasi a Genova dal 24 aprile al 4 maggio 2025, Space V ha esposto un prototipo della propria serra spaziale, realizzata in collaborazione con Altec, nota azienda torinese del comparto aerospaziale.
Il trovato corrisponde a una serra a struttura multipiano dinamica, basata su una tecnologia brevettata dalla startup, con privativa denominata Adaptive Vertical Farm (AVF).
Il dispositivo è in grado di adattarsi alla crescita delle piante e può raddoppiare la resa produttiva rispetto alle serre verticali tradizionali, con una produzione delle piante per unità di volume per un aumento medio del 108%, fino a un aumento massimo del 135%.
La serra di Space V, grazie alla tecnologia AVF, consente anche un considerevole risparmio energetico, rispetto a una serra a scaffali fissi dello stesso volume, che può raggiungere la soglia del 43%.
Si tratta di vantaggi di enorme portata, come pare intuitivo, soprattutto se collocati negli ambiti di riferimento, vale a dire ambienti operativi caratterizzati da spazi minimi e risorse contingentate.
Dice infatti Franco Malerba, che ben conosce le condizioni a bordo delle missioni spaziali: "In un contesto del genere una serra compatta come questa, con una resa elevatissima, è un vantaggio fondamentale. Poiché andiamo a condizionare solo lo strato immediatamente vicino alla pianta, avvicinando i ripiani quando la pianta è appena seminata, riduciamo la quantità di energia necessaria per la sua crescita. Sono due elementi che la rendono particolarmente virtuosa in ambito spaziale".
La serra di Space V, prevedendo un sistema di micro-condizionamento indipendente per ogni scaffale, consente anche di avere coltivazioni diverse nei vari ripiani, così da permettere una maggiore varietà nel menù di bordo.
La tecnologia brevettata naturalmente incontra i limiti derivanti dal volume delle coltivazioni, che non potranno essere piante ad alto fusto, ma soltanto varietà relativamente piccole, peraltro in perfetta sintonia con l’attuale trend dei micro ortaggi.
Spiega l’ex astronauta: “Si tratta di piante che normalmente sarebbero destinate a crescere molto, ma che vengono invece raccolte nella loro prima fase quando hanno appena sviluppato le prime foglie che sono ricche di materiali antiossidanti. Ci sono scienziati che stanno studiando questi aspetti e sono nostri interlocutori nello sviluppo del progetto. Ad esempio, si è scoperto che anche il tipo di luce, il colore e l'intensità, sono importanti nella crescita di alcune piante per avere un maggiore apporto di vitamina C”.
Il progetto assume una peculiare importanza oggi che si sta lavorando, in particolare con il programma Artemis, a un ritorno sulla Luna, con la prospettiva di realizzare sul nostro satellite insediamenti in pianta stabile.
In una simile prospettiva, avere a disposizione verdura fresca potrà essere un vantaggio significativo per la salute degli astronauti ed agevolare la fattibilità di missioni di lunga durata.
Franco Malerba commenta al riguardo: “Fino a oggi gli astronauti si sono nutriti di cibo portato da terra, disidratato e termostabilizzato, privo di vitamine fresche, perché è un cibo che deve durare mesi, stoccato gradatamente a bordo. Ora però ci stiamo preparando al ritorno alla Luna, a un utilizzo più vasto delle stazioni spaziali orbitanti, anche per attività commerciali, non più solo per la pura di ricerca. Quindi, si sta allargando la domanda di cibo fresco utile alla salute e al nutrimento degli astronauti".
Molte tecnologie, altamente innovative, progettate e realizzate nell’ambito dei programmi riguardanti le missioni spaziali, come noto, in passato hanno determinato importanti implementazioni sulla Terra, migliorando la qualità della vita sul nostro pianeta.
Anche le serre di Space V potrebbero conoscere lo stesso destino, aiutando la difesa e promuovendo lo sviluppo dell’Agricoltura nelle diverse aree del globo terraqueo, sia in quelle naturalmente caratterizzate da condizioni ambientali più estreme sia in quelle dove si incontrano crescenti difficoltà a causa dei mutamenti climatici in atto.
Anche qui appaiono significative le parole, piene di speranza, di Franco Malerba, il quale si dice convinto che la tecnologia brevettata dalla startup determinerà “importanti ricadute anche per le serre a terra, in ambienti climaticamente estremi o isolati come piattaforme offshore, sommergibili, deserti o zone polari".