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Economia Circolare: ampliare il “cerchio” con una visione
Economia Circolare: ampliare il “cerchio” con una visione
di Alessandro Paciello
19/06/2019
"Una grande visione è necessaria. L’uomo che la possiede deve seguirla, come l’aquila segue il blu più profondo del cielo.” Questa citazione - che viene fatta risalire a un grande capo nativo americano, Cavallo Pazzo, dei Lakota Oglala - mi ha sempre attratto e affascinato. Trovo che l’umanità debba avere e nutrirsi di “grandi visioni” se vuole non solo progredire ma, soprattutto, proseguire. Viviamo invece un tempo di “piccole visioni”, complice la tecnologia dei media che ci costringe le menti in pensieri sempre meno virtuosi e ampi, sempre più rancorosi e ristretti, concentrati sul proprio ombelico.
Il pensiero legato all’economia circolare nasce per trovare un modo possibile e sostenibile per fare economia senza uccidere il Pianeta che ci ospita. E questa è la sua origine, ma non può esserne la visione esaustiva. In pericolo c’è non solo la Natura, e quindi le sue risorse che permettono la Vita ma, ancor prima, la psiche umana, a sua volta matrice e protagonista della pericolosa e distruttiva china che ha preso la storia del Mondo.
Ecco perché non mi piace limitare la “visione circolare” a un fatto meramente economico legato al recupero e al riutilizzo di materie, materiali e oggetti. Penso piuttosto che sia indispensabile allargare la visione, come sosteneva Cavallo Pazzo, per passare da un’accezione materialista a una spirituale.
André Malraux ha sostenuto che “il XXI secolo o sarà spirituale, o non sarà affatto”. In questa affermazione c’è una fortissima matrice ambientalista. Il concetto che la sostiene è che se non ci stacchiamo da una percezione del mondo basata sul materialismo che comporta consumi e sprechi eccessivi, con conseguente dilapidazione di risorse ambientali e devastanti inquinamenti, difficilmente la storia dell’umanità potrà avere un futuro. E, aggiungo, se non muta la nostra visione del mondo e il conseguente modello di vita che ci diamo, se non cambiamo quindi il “punto di vista”, salvando prima la nostra psiche e, di conseguenza, le relazioni sociali e quelle con l’ambiente che ci circonda, l’essere umano sarà destinato a soccombere, a differenza della Natura che lo ospita che troverà pur sempre un modo per sopravvivere.
È un problema di consapevolezza. Consapevolezza che i nostri antenati avevano, antropologicamente legati al sistema naturale nel quale erano immersi e che noi con la modernità – supposta tale - abbiamo perso. Il che non vuol dire che si debba essere contro la modernità, ma che si debba necessariamente trovare un punto di incontro tra questa e la salvaguardia dell’ecosistema, partendo proprio da noi stessi – che dell’ecosistema siamo parte - in termini culturali, sociali e, ovviamente, valoriali.
Dobbiamo perciò “tornare indietro” secondo la recessiva e deprimente visione new age dei paladini dell’economia della decrescita? Assolutamente no. L’essere umano non è strutturato per “tornare indietro”, né lo vorrebbe la Natura che si basa sul concetto spirituale dell’evoluzione attraverso la Vita. Semmai, si tratta di passare dalla visione “quantitativa” che ha stressato umani e Madre Terra negli ultimi decenni, a una visione “qualitativa” (per molti anni si è detto “sostenibile”) che migliori i nostri standard di vita, senza però offendere il sistema che ci ospita e a cui spesso perdiamo la coscienza di appartenere. Insomma, si può e si deve “stare meglio” consentendo al Mondo di sopravvivere. Questo vuol dire “rimettere in circolo”, negando una volta per tutte la concezione del “vuoto a perdere”, dove, come cantava Edoardo Bennato in “Feste di Piazza”, i primi “vuoti a perdere” sono quelli “mentali, abbandonati dalla gente”. E, per prima cosa, vanno rimessi in circolo i valori, le culture, le conoscenze, le relazioni umane (che non possono più basarsi freddamente sugli unici o prevalenti approcci virtuali). Va ripresa in mano la vita, nel senso ampio dell’accezione. Va creata una massa critica che faccia circolare il cuore, prima dell’ego. In estrema sintesi, potrei dire che… “dobbiamo rimettere in circolo i nostri cuori.
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