Futuro circolare: uno studio Federmanager e Aiee analizza le opportunità ambientali ed economiche della transizione verde

di Redazione

27/02/2020

Come racconta lo studio Transizione verde e sviluppo, può l’economia circolare contribuire al rilancio del sistema Italia? la spesa pubblica per la ricerca energetica in Italia ha toccato il suo massimo di 800 milioni di dollari negli anni 2011-12 ed è poi calata sotto i 700 milioni. L’Italia si è fatta superare dal Regno Unito ed è ora solo quarta in Europa in questa speciale classifica. Tra il 2000-2008 la spesa è rimasta su valori compresi tra i 400 e 600 milioni, comparabili con quelli tedeschi. Questione di qualità ma anche di qualità sostenibile degli investimenti. La ripartizione delle risorse tra i diversi settori risulta abbastanza equa e sostanzialmente allineata alla media europea, ma ci sono almeno tre elementi distintivi: l’alta percentuale della spesa nella ricerca sui combustibili fossili (17% nel 2016), l’importanza della ricerca sul nucleare, pari a quella sulle fonti rinnovabili (16%), il ritardo con cui le risorse sono fluite verso le rinnovabili.

In questo scenario lo studio, il terzo nato dalla collaborazione tra Federmanager e Aiee, l’Associazione italiana economisti dell’energia, si concentra sull’esigenza che la politica energetico-ambientale e la politica industriale siano finalizzate ad accelerare il percorso di decarbonizzazione del nostro Paese e a puntare sull’innovazione, sulla ricerca e sulla massima razionalizzazione nell’utilizzo delle risorse. A partire dal tema della Energy Recovery, ovvero della conversione dei rifiuti in calore, elettricità o combustibile. Soprattutto per quanto riguarda il sud e il centro Italia, territori nei quali la gestione dei rifiuti necessità di interventi strutturali importanti sfruttando soluzioni tecnologicamente avanzate e di nuova generazione. Come i pirolizzatori che potrebbero rappresentare una possibile soluzione in grado di realizzare il cosiddetto plastic to fuel. Si tratta di impianti in cui la plastica non riciclabile viene trasformata utilizzando l’energia elettrica rinnovabile proveniente da fotovoltaico, in grado di produrre combustibili liquidi. Secondo stime accreditate, per ogni tonnellata di plastica non riciclabile raccolta si possono produrre circa 800 litri di carburante a un costo di 25 dollari al barile (tra un terzo e metà prezzo rispetto al greggio). In Italia solo nel 2016 sono stati prodotti rifiuti di plastica  per circa 1,3 milioni di tonnellate che, se fossero stati raccolti e trattati con il processo di pirolisi anziché conferiti in discarica, sarebbero stati in grado di generare attraverso i pirolizzatori circa 1 milione di tonnellate di combustibile (1 miliardo di litri) con un margine pari a 25 milioni di euro.

Lo studio offre una prospettiva anche sulla gestione efficace di altri rifiuti, considerati risorse economiche in un’ottica circolare, soprattutto per quanto riguarda il recupero efficiente delle materie prime: secondo una valutazione della Ellen Mc Arthur Foundation, la transizione verso un’economia circolare potrà consentire all’Europa un risparmio netto annuo fino a 640 miliardi di dollari sul costo di approvvigionamento dei materiali per il sistema manifatturiero dei beni durevoli. E, questo, a maggior ragione, diventerà attuale e valido per l’Italia, particolarmente povera di risorse naturali. Incrementando l’uso di energie rinnovabili e di nuove tecnologie, aumenteranno notevolmente i nuovi rifiuti come turbine, pannelli solari, pompe di calore e batterie. Occorreranno in questo senso tecnologie che siano in grado di separare i materiali e di recuperarli in modo efficiente e redditizio: le batterie per autotrazione, per esempio, possono essere rigenerate e riutilizzate nel settore dello stoccaggio, prolungandone la vita e consentendo di ridurre il fabbisogno globale di litio e cobalto.

In questa prospettiva, la svolta verde del Green New Deal annunciato dalla Commissione Von Der Leyen, che prevede un pacchetto di risorse per sostenere gli investimenti per la neutralità climatica e l’economia circolare fino a 1.000 miliardi in 10 anni, offre una prospettiva d'impulso. Lo scenario in atto evidenzia le tante opportunità offerte dall’affermazione dei criteri dell’economia circolare anche se, come rivela infine lo studio, si avverte la necessità di manager competenti che abbiano le conoscenze richieste da un mercato in continua evoluzione. Professionalità in grado di guidare l’innovazione, da formare adeguatamente, specie in un sistema industriale come il nostro, costituito prevalentemente da PMI, ad oggi non attrezzate per questo obiettivo. A tal fine Federmanager ha attivato specifici percorsi di certificazione delle competenze, pensati per una nuova figura professionale: il “manager per la sostenibilità”, un agente di cambiamento in grado di incidere all’interno della propria organizzazione in termini di innovazione sostenibile. Anche perché, secondo la valutazione di Enea e Confindustria, da qui al 2030 si potrebbe arrivare ad un incremento di oltre 540.000 posti di lavoro nel settore dell'economia circolare, un incremento che risulterebbe di sole 35.000 unità nel caso non fossero subito intraprese azioni come quelle auspicate nello studio.
 

Tag:  Aieeeconomia circolareFedermanagerfuturo circolare

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