Green Pea: La bellezza bio e sostenibile salverà il mondo. Parola di Oscar Farinetti

di Francesca Martinengo

24/09/2020

Lui lo definisce “il più bell’edificio al mondo”. Lui è Oscar Farinetti e l’edificio è il building di Green Pea, 15.000 metri quadri su cinque piani di retail interamente green e bio. Green Pea, la nuova creatura di Oscar Farinetti, aprirà l’8 dicembre (la data è slittata causa Covid) e sarà il primo centro commerciale ecosostenibile. Un mega department store dal cuore verde nell’area ex stabilimento Carpano a Torino. “Si tratta del primo green retail park al mondo – spiega Francesco Farinetti, che di Green Pea è il Ceo – l’idea risale già al 2010: pochi mesi dopo l’apertura di Eataly New York”. Farinetti stava passeggiando nel West Village quando vide in una vetrina di un negozietto un capo, il cui cartellino, invece di riportare il prezzo e il nome del brand, descriveva la filiera completa di produzione: gli animali, i materiali, la produzione, le persone. “Proprio come noi facevamo sulla Quinta strada da Eataly, ma per raccontare la pasta di Gragnano”.

Da lì l’intuizione: un nuovo luogo di retail dedicato a prodotti costruiti nel rispetto della Terra, dell’Aria, dell’Acqua e delle Persone, in una parola: della Natura.
Dopo l’idea, la costruzione del progetto, poi la selezione accurata dei partners e la posa della prima pietra, nell’ottobre del 2018.

“Ecco perché apriremo nel 2020. Avrebbe dovuto essere ad Agosto, ma a causa del Covid-19 abbiamo avuto il cantiere bloccato per mesi, quindi l’apertura sarà a dicembre”. L’edificio è esso stesso ecosostenibile: seguendo la filosofia del second life, è interamente costruito con materiali riciclabili - acciaio, ferro e vetro - ed è completamente smontabile. L’esterno è rivestito di legno recuperato dalle foreste armoniche distrutte dal ciclone Vaia sulle Dolomiti venete, l’interno illuminato e riscaldato solo con energie rinnovabili (con una pavimentazione che genera energia dalla forza dei nostri passi) ed è dotato di un sistema di recupero dell’acqua piovana.

“Abbiamo scelto di far nascere Green Pea a Torino – continua Farinetti – perché Torino è la città più creativa d’Italia. Tutto nasce a Torino: non solo l’auto, il cinema, il telefono, la radio, l’mp3… Ma anche la moda (qui Paul Poiret tenne la prima sfilata nel 1911) e a Torino Pietro Guglieminetti inventò nel 1853 per l’esercito del Regno di Sardegna il simbolo globale della sostenibilità: la borraccia. Dunque Torino e poi il mondo. Come Eataly”.

Si potrà comprare di tutto: dall’energia (sì esatto, chi desidera rendere green il suo consumo domestico, potrà acquistare energia eolica e solare), alle vetture elettriche e ibride, all’arredamento Made in Italy, di design ma green (legno solo se di recupero e nemmeno una traccia di formaldeide), dal fashion (abbigliamento, anch’esso Made in Italy, con capi solo in fibre naturali, plastiche riciclate e tessuti colorati con erbe, fiori e piante) ai prodotti di bellezza e per la cura del corpo, naturalmente bio. In particolare, al terzo piano si troverà la gallery ‘Everyday Green’, con marchi come Superga, Robe di Kappa, Timberland, Napapijri, Cingomma (cinture interamente in gomma), Borbonese che ha prodotto una serie di borse con pellame proveniente da capi di allevamenti biologici de La Granda e trattato con una speciale concia vegetale. Spiega Roberto Orecchia, Fashion Brand Director: “Ci sarà anche una sartoria innovativa, Per Filo e per Segno, che unirà il saper fare tradizionale italiano all’innovazione: verranno creati avatar dei clienti per poter ‘prendere’ le misure esatte e confezionare così un abito su misura, tailor made. Il piano superiore invece ospiterà brand del lusso come Zegna, Sease, Cucinelli, Herno e ognuno sarà presente con un format ‘speciale Green Pea’ all’insegna di tessuti sostenibili. Inoltre, ogni capo avrà un Pea dot verde non invasivo.

“Il senso è definire cool la scelta di acquisto fatta –- spiega Francesco Farinetti –, cool perché green e bio” (c’era una volta la polo col coccodrillo… ecco, l’idea è quella). Su ogni piano, o meglio, in ogni angolo vivrà un’enorme libreria diffusa (tra tutti libri, l’ultimo di Oscar Farinetti per Slow Food, Serendipity). In Green Pea troveranno spazio anche la ristorazione e il food & beverage. Il terzo livello ospiterà infatti ben due ristoranti e il quarto un cocktail bar. Il primo ristorante sarà in realtà un bistrot, 100 vini e Affini, per sorseggiare un caffè bio o fare uno spuntino con 10/15 euro. Spiega Francesco Farinetti “Da un format ripreso da Fontanafredda, il bistrot sarà gestito da Davide Pinto di Affini. Il focus sarà sull’importanza dell’acqua, anche da un punto di vista nutrizionale”. Il locale avrà circa 200 coperti, con un‘offerta easy & smart, dalla tarda colazione passando per l’aperitivo e arrivando alla cena, completamente biologica: dalle birre Baladin, alla carne de La Granda, dall’acqua Lurisia al caffè Vergnano. “Bio sarà anche il gelato, fatto con il latte La Granda, la proposta sarà di cucina sarà 50% vegetariana, ma sicuramente ci saranno piatti per onnivori, immancabili come la battuta al coltello con carne La Granda, proveniente da allevamenti a filiera controllata, a partire dal prato!”. D’altronde La Granda pratica Agricoltura Simbiotica: processi di coltivazione e allevamento basati sul rispetto della relazione di simbiosi tra terra, animali e uomo, prestando grande attenzione alle caratteristiche del suolo.

“Per quanto riguarda i cocktail e i drink – aggiunge Pinto – oltre a offrire in carta i classici avremo la possibilità di lavorare su oltre 100 vini, per cui non potranno mancare l’Americano sbagliato col Freisa e Spritz con diverse tipologie di bianchi e rosé”.  Il ristorante stellato sarà invece Casa Vicina. Disporrà di 300 metri quadri per sala e cucina a vista “Che in realtà – aggiunge Stefano Vicina – saranno due: una per il lavoro quotidiano del ristorante, e una, nella sala più piccola, a disposizione per eventi privati o business”. Cinquanta i coperti, più 20 appunto nella saletta più riservata. In estate i commensali potranno accomodarsi anche nel dehors esterno. Lo chef Claudio Vicina con la moglie Anna stanno pensando a nuove proposte da introdurre in menu per raccontare un approccio green alla cucina. I piatti inediti affiancheranno i classici di Casa Vicina, come la Bagna Cauda da bere, o il tonno di coniglio con giardiniera; si lavorerà anche su una proposta di mare più ampia “ma sempre ricordando che, seppur contemporanea, la nostra è una cucina di territorio. Piemontese, anzi eporediese”. “Dopo 13 anni a Eataly – continua Stefano Vicina – siamo veramente felici di questa conferma di fiducia e attestazione di stima dalla famiglia Farinetti: la cucina di Claudio e Anna rappresenta da sempre i valori del progetto Green Pea: tradizione nella ricerca continua, qualità e sostenibilità”.

Al quarto piano, sul roof top, ci sarà poi un cocktail bar. Racconta Pier Rosito di ToBe, che lo gestirà: “la formula sarà quella di un lounge bar aperto dalla colazione, al pranzo, all’aperitivo al dopocena. Per occasioni speciali e su prenotazione saremo aperti anche a cena, con i piatti di Casa Vicina. I drink saranno a base di erbe, fiori e piante officinali del giardino di Green Pea, naturalmente serviremo anche i classici. Il nostro bar manager è il talentuoso Giorgio Lupi, con un bagaglio di esperienze, oltre che torinesi, internazionali. I drink potranno essere degustati in questa meravigliosa terrazza, con affaccio sull’infinity pool, e sul giardino di Green Pea (che nasconde una bellissima SPA). To be gestirà anche l’area circostante il cocktail bar, ovvero l’Otium Pea Club (ozio inteso come ozio creativo, che comunque produce idee e progetti, spazio dove si arriva dopo i quattro piani di neg - otium) “Sceglieremo i soci, circa 2000 – aggiunge Rosito, riflettendo il pensiero di Oscar Farinetti – secondo un criterio inclusivo non basato sul portafoglio, ma sulla creatività: sul fatto di essere comunque persone particolari in grado di offrire  un contributo speciale e unico dal punto di vista sociale, culturale, artistico. Inoltre, avremo quattro totem distributori di storie (e dato che l’equazione è roof top = acropoli ateniese, i totem si chiameranno Pericle, Platone, Aristotele e Socrate) le storie sono state realizzate in collaborazione con la Scuola Holden di Torino”.

La mission di Green Pea? Risponde sicuro Farinetti: “Respect and Save the Planet”. From Duty to Beauty, dove il dovere di salvare il pianeta diventa un piacere.
 

Tag:  EatalyGreen PeaOscar FarinettiretailsostenibilitàSostenibilità ambientaleTorino

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