“Hanno il dovere di prendersi cura di noi”: le prime sentenze contro Stati e Governi per inazione climatica.

di Andrea Begnini

03/06/2021

Foto di Anatoly Stafichuk da Pixabay
Era già accaduto nel 2019 che un tribunale australiano utilizzasse l'argomento dell'impatto sul cambiamento climatico come motivazione per respingere l'avvio dei lavori in una nuova miniera di carbone. Nel Nuovo Galles del Sud, il Presidente della Corte Suprema del tribunale aveva infatti affermato in quella occasione che la miniera a cielo aperto “sarebbe stata inaugurata nel luogo sbagliato e nel momento sbagliato”. La costruzione della miniera, la sua gestione e il trasporto del carbone avrebbe infatti comportato l'emissione di gas a effetto serra con conseguenze dirette e immediate sul cambiamento climatico. 

Due anni dopo la situazione si ripresenta, sempre nel Nuovo Galles del Sud. Questa volta si discute dell'espansione della miniera di Whitehaven Vickery, con l'obiettivo, ovviamente, di estrarre una maggiore quantità di carbone. Un progetto che avrebbe potuto generare 100 milioni di tonnellate di CO2 in più, qualcosa come il 20% dell’intera impronta climatica australiana in un anno. Un gruppo di adolescenti, appoggiati dagli avvocati di Equity Generation Lawyers, specializzati proprio nel diritto sui cambiamenti climatici, si è presentato davanti al tribunale di Melbourne adducendo come motivazione la responsabilità del Governo e del Paese nella tutela del futuro dei giovani. Gli attivisti, tutti minorenni, hanno dichiarato esplicitamente: “Hanno il dovere di prendersi cura di noi”. E il tribunale federale ha emesso una sentenza storica: “Il Ministero dell'Ambiente nel valutare la concessione ha l'obbligo morale di valutare i rischi per la salute"

A livello internazionale ci sono stati altri casi che hanno avuto ad oggetto i cambiamenti climatici. Nei Paesi Bassi una sentenza del 2015 ha sancito che il governo avesse il dovere di proteggere i diritti umani di fronte ai cambiamenti climatici. Inoltre, a febbraio lo Stato francese è stato condannato dal tribunale amministrativo di Parigi che lo ha ritenuto responsabile per non aver agito nella lotta al riscaldamento globale. La condanna sanziona l'“inazione climatica” dello Stato, ed è partita dal lavoro di Greenpeace, Oxfam, Fondazione Nicolas Hulot e Notre affaire à tous che hanno presentato un ricorso presso il tribunale di Parigi con una petizione online che ha raccolto 2,3 milioni di firme.
 

Tag:  Cambiamento Climaticoinazione climatica

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