Hard to Abate: decarbonizzare dove è più difficile

di Andrea Begnini

20/07/2021


Una roadmap per decarbonizzare entro il 2050 settori industriali energivori come acciaio, chimica, ceramica, carta, vetro, cemento e fonderie, dove è più difficile abbattere le emissioni di gas serra (i cosiddetti settori Hard to Abate). Un piano da 15 miliardi di euro, che avrebbe un impatto sul pil di 10 miliardi fino al 2030 e darebbe lavoro a 150.000 persone. La propone uno studio presentato al Presidente di Confindustria Carlo Bonomi e redatto da Interconnector Energy Italia, Federbeton, Federacciai, Assocarta, Confindustria Ceramica, Federchimica, Assofond e Assovetro, in collaborazione con Boston Consulting Group. I settori Hard to Abate insieme generano 350.000 posti di lavoro diretti, numero che raddoppia a 700.000 persone calcolando anche l'indotto. Dallo studio emerge come la decarbonizzazione di questi settori sia perseguibile esclusivamente attraverso un portafoglio diversificato di soluzioni: efficienza energetica, economia circolare, combustibili low carbon, cattura della CO2, green fuels (idrogeno e biometano) ed elettrificazione potrebbero ridurre le emissioni dirette previste fino al 40% entro il 2030. Il percorso di transizione avrebbe un impatto positivo sul PIL di circa 10 miliardi fino al 2030, consentendo il sostegno a circa 150mila posti di lavoro qualora gli investimenti venissero gestiti completamente in Italia. Gli esperti di BCG stimano in 15 miliardi di euro il costo totale per la realizzazione del piano e ipotizzano un piano di fondi dedicato ai settori Hard to Abate, a cui affiancare meccanismi di sostegno e strumenti di accesso a energia verde competitiva. 

Per lo studio occorre sfruttare a pieno le tre leve più innovative: cattura della CO2, elettrificazione e green fuels (idrogeno e biometano). Nel 2050 queste tre leve da sole potrebbero garantire il 70-80% di riduzione delle emissioni totali dei settori analizzati. Le restanti e più tradizionali (economia circolare, combustibili low carbon e efficientamento energetico) potrebbero ridurre un ulteriore 15-20%. Serve poi un forte focus su ricerca, sviluppo e sperimentazione delle leve innovative, ad oggi non ancora mature. I cambiamenti normativi ipotizzati sono indirizzati a facilitare l'applicazione delle leve di decarbonizzazione tradizionali (combustibili a basso contenuto di carbonio, economia circolare ed efficientamento energetico), definire una cornice regolatoria dedicata a idrogeno e cattura della CO2, sostenere l'economia green sostenendo l'acquisto di prodotti decarbonizzati presso la PA, aziende e privati.

Per Antonio Gozzi, Presidente di Interconnector Energy Italia e rappresentante dei settori hard to abate, “il successo di questo percorso dipende da un approccio di sistema, in cui tutti gli attori della supply chain devono essere coinvolti per identificare soluzioni infrastrutturali e distrettuali che garantiscano accesso alle leve di decarbonizzazione alle migliaia di impianti emissivi sparsi per il territorio nazionale - La decarbonizzazione è perseguibile, e per quanto i settori abbiano già fatto tanto in termini di efficienza energetica, circolarità e riduzione delle emissioni, il percorso deve essere sostenuto agendo sull'evoluzione della regolamentazione esistente per rispondere alle nuove esigenze dei settori e predisponendo dei fondi dedicati alla loro decarbonizzazione”. 
 

Tag:  decarbonizzazioneeconomia circolareHard to AbateInterconnector Energy Italia

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