I rifiuti non esistono. Esistono solo nuove opportunità

di Tessa Gelisio

21/06/2019

Prendi, produci, usa e getta: sono queste, purtroppo, le parole chiave dell’economia moderna. Un approccio che ormai è diventato insostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.
“Non c’è crescita senza sviluppo”, su questo siamo d’accordo. Ma siamo sicuri che il progresso implichi necessariamente lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali, la devastazione dell’ambiente, la creazione di disuguaglianze sociali?
Invece che parassita distruttore, l’uomo potrebbe diventare un animale simbiotico, che trae vantaggio dalla natura per sopravvivere e, al tempo stesso, offrire benefici anche alle altre specie viventi. Una grande opportunità ci viene regalata dall’economia circolare, che ci pone davanti a un cambio radicale di paradigma, ci offre la possibilità di ribaltare la nostra prospettiva, struttura mentale, visione del mondo. 

Mi piace molto la metafora biologica spesso utilizzata per spiegare l'economia circolare: un complesso organismo vivente che si rigenera da sé, in cui i rifiuti non sono scarti tossici, anzi, sono nutrienti da reimmettere nel ciclo vitale. Nessuna specie animale produce rifiuti. Niente residui nemmeno per le specie vegetali. O meglio, ciò che rappresenta uno scarto organico per una specie, diventa nutrimento per un'altra, in un perfetto ciclo chiuso in cui tutti traggono beneficio dal flusso. Straordinario.
E allora perché anche la specie umana non può inserirsi perfettamente nel flusso? Perché non possiamo tentare di diventare armonici e autosostenibili/simbiotici? Troppo teorico? Solo in apparenza, perché la chiave offerta dall’economia circolare regala soluzioni originali, concrete e applicabili nel quotidiano. Gli esempi sono tanti, anzi tantissimi.

“Cash for trash”, tradotto letteralmente “contanti per rifiuti”, è un innovativo progetto di una azienda veneta. Per la prima volta, invece di pagare per la raccolta dell’immondizia, si viene pagati se la si consegna direttamente in uno dei tanti compattatori automatici distribuiti sul territorio nazionale. L’idea incentiva i cittadini a smaltire i propri rifiuti personalmente, remunerandoli con buoni spesa, sconti, bonus da spendere nei negozi convenzionati.
Con il progetto GreenWoolF, invece, le lane di scarto vengono convertite in fertilizzante. Un processo poco costoso, senza additivi chimici e neppure dispendiosi enzimi. Per la trasformazione degli scarti di lana in fertilizzante viene usato un impianto di idrolisi locale, riducendo anche i costi di trasporto.

E ancora, carta ecosostenibile dal riuso creativo dei sottoprodotti della lavorazione del cuoio, sperimentazione di pacciamature biodegradabili nelle coltivazioni biologiche, bricchette per il barbeque create dagli scarti dei semi delle olive. La creatività è la forza motrice dell’economia circolare! Ed ecco allora che i materiali hanno mille vite, si smontano, si trasformano e si riassemblano non solo per ricavar profitto ma soprattutto per autoalimentare il flusso organico e tecnico. La vita dei prodotti si allunga  perché possono essere riparati più volte e i rifiuti diminuiscono su scala globale. Nell’economia circolare la diversità diventa una peculiarità imprescindibile dei sistemi resilienti e capaci di sviluppo.
Il fabbisogno energetico dei sistemi economici circolari? Le fonti rinnovabili, perché la natura ci aiuta in questo e ci concede un sostegno costante e continuo. 
Ultimo aspetto dell’economia circolare: la condivisione. Macchine, biciclette, moto, abiti, computer e utensili vengono scambiati, si paga per l’utilizzo (e non per la proprietà!) e anche qui la loro vita si allunga. 

Concludo con un’altra metafora biologica.
Proprio come il nostro sistema immunitario attiva milioni di anticorpi ogni volta che la nostra salute è in pericolo, così spero che una moltitudine inarrestabile di persone si attivi adesso che la nostra casa, la Terra, rischia di subire danni irreparabili.

Serve un’azione globale, che deve partire dal nostro quotidiano, da come ragioniamo, da come educhiamo i nostri figli. E allora proviamo a ricalibrare il nostro concetto di sviluppo e diamo vita a una vera rivoluzione circolare!
 
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