I rifiuti non riciclabili come risorsa energetica

di Andrea Begnini

10/08/2022


A km zero, disponibili in abbondanza tanto da doverli esportare, bruciare negli inceneritori o inviare in discarica: i rifiuti non riciclabili (il cosiddetto secco, ma anche tessuti, carta e cartoni o altro non riciclabile) rappresentano una risorsa preziosa, un tassello importante nella strada per l'indipendenza energetica del Paese. Opportunamente trattati e trasformati in Combustibili Solidi Secondari (CSS), possono essere utilizzati come combustibili nelle cementerie, in parziale sostituzione dei combustibili fossili. 

“Abbiamo a disposizione una fonte di energia alternativa che attualmente è destinata a inceneritori o discariche e che è stata recentemente al centro della cronaca perché oggetto di roghi nelle roventi giornate estive - dice Margherita Galli di Federbeton - I nostri scarti domestici conservano potere calorifico in grado di fornire quell'energia che attualmente ricaviamo da derivati petroliferi importati dall'estero, con conseguenze economiche importanti per i cittadini così come per i comparti industriali”. I rifiuti non riciclabili vengono attualmente mandati in discarica, negli inceneritori o inviati all'estero, con ulteriori costi da parte dei cittadini, dove vengono impiegati in modo sicuro e controllato per produrre energia per l'industria. L'utilizzo di CSS anche in Italia permetterebbe non solo di ridurre le emissioni generate da discariche e inceneritori, ma anche di abbattere drasticamente i costi, ambientali e economici, legati all'importazione dei combustibili di origine petrolifera. 

Per Roberto Callieri, presidente di Federbeton, “in un momento in cui prende piede l'idea di un ritorno al carbone, i CSS costituiscono quindi una soluzione valida in termini di sostenibilità (economica e ambientale), già ampiamente utilizzata in tutta Europa e pronta a essere implementata anche in Italia in cicli produttivi come quello del cemento: mentre i paesi europei più avanzati arrivano infatti a oltre il 60%, a volte anche all'80%, in Italia la sostituzione dei prodotti petroliferi tramite CSS è limitata a circa il 21%”. 

Secondo la stima elaborata dal Laboratorio Ref Ricerche, un tasso di sostituzione del 66% in Italia porterebbe al taglio di 6,8 milioni di tonnellate di CO2 emesse in atmosfera, anche grazie al mancato conferimento in discarica che verrebbe sostituito dalla valorizzazione energetica in cementeria. Abbiamo in Italia una risorsa energetica a km zero, economica, già pronta a essere utilizzata: si tratta solo di superare pregiudizi, lentezze burocratiche e di decidere una semplificazione normativa.

L'utilizzo di CSS nei cementifici, dunque, comporterebbe una situazione utile: per l'ambiente (si ridurrebbero le emissioni legate a discariche, inceneritori ed esportazione dei rifiuti, ma anche i costi ambientali ed economici dell'importazione di petcoke, principale combustibile utilizzato nelle cementerie, proveniente prevalentemente dal Golfo del Messico); per l'emergenza rifiuti (una cementeria media, con un tasso di sostituzione calorica del 50% potrebbe sottrarre ad altre tipologie di trattamento come discarica, incenerimento ed export più di 160.000 tonnellate di rifiuti all'anno, quantità di rifiuti necessaria per produrre circa 65.000 tonnellate di CSS). Infine, per l'indipendenza energetica: i CSS, derivati dai rifiuti non pericolosi, costituiscono una risorsa a km zero, immediatamente disponibile.
 

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