Con la crisi energetica è boom per l'agricoltura biologica che consente di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l'utilizzo di tecniche meno intensive, le filiere corte e la rinuncia ai concimi chimici di sintesi prodotti con l'uso di gas, tanto che i terreni coltivati a bio in Italia hanno raggiunto quasi 2,2 milioni di ettari, il massimo di sempre.
È quanto emerge dall'analisi Coldiretti: “Si va dall'uso di sostanze naturali e 100% Made in Italy - spiega Coldiretti - per concimare i terreni e sostituire i fertilizzanti dall'estero, rincarati anche del 170% con un effetto valanga sulla spesa delle famiglie, al riutilizzo degli scarti di produzione (foglie, gusci, paglia, ecc.) per garantire energia pulita, fino al potenziamento delle filiere corte con la vendita diretta che abbatte i trasporti”. In questo modo si riesce a ridurre i consumi di energia in media del 30% rispetto all'agricoltura tradizionale - sottolinea Coldiretti - ma in alcuni caso, come ad esempio per le mele, si arriva addirittura al -45%». I concimi di sintesi (azotati, fosfatici o potassici) sono, infatti, ottenuti con procedimenti fortemente energivori e l'Italia, ricorda Coldiretti: “è dipendente dall'estero per la produzione di questi prodotti. L'aumento dei costi dei fertilizzanti chimici (+170% degli azotati) è dovuta proprio a tali dinamiche e l'agricoltura bio, puntando esclusivamente su concimi organici e minerali, evita il ricorso a queste sostanze, valorizzando la zootecnia, che rappresenta una risorsa nazionale anche in termini di sostanza organica che gli allevamenti mettono a disposizione per rendere più fertili i nostri suoli». Mai così tanti ettari, rileva l'associazione, sono stati coltivati a biologico in Italia con la superficie che nel giro degli ultimi dieci anni è praticamente raddoppiata (+99%), secondo l'analisi Coldiretti su dati Ismea. I terreni bio rappresentano così 17,4% delle campagne del Paese quasi il doppio della media europea (circa 9%) e molto vicino agli obiettivi previsti dalla strategia Ue per il cibo Farm to Fork, che prevede di portare le superfici bio europee al 25% entro il 2030. Ed è boom anche di imprese agroalimentare biologiche che salgono a oltre 86mila, il 79% in più in un decennio, dando all'Italia il primato europeo per numero di aziende. Un mercato, quello del bio Made in Italy, che vale quasi 5 miliardi. “L'impennata dei costi delle materie prime e dell'energia e l'inflazione, schizzata a +8,4% rafforza l'urgenza di accelerare e vincere la sfida per la transizione verde con la produzione agricola biologica quale strada maestra da percorrere per la vera sostenibilità. Serve, per questo, un programma che tuteli il bio dalla crisi economica, nei campi e sullo scaffale”. A dirlo è Cia-Agricoltori Italiani. “Ora - sottolinea Cia - il ruolo del biologico si fa sempre più dirimente e interpreta, prima che un'ambizione, un modello comprovato e verso cui tendere nella lotta ai cambiamenti climatici, visti gli oltre 3 miliardi di danni causati dall'ultima siccità, e per garantire la sicurezza alimentare globale con il 2023 a rischio carestia stando ai 46 milioni di persone in più nella fame, durante gli ultimi due anni, e ai nuovi 200 milioni in difficoltà da inizio pandemia a oggi. Il biologico, difronte a tutto ciò, ha già dimostrato- specifica l'organizzazione agricola- di poter contribuire alla svolta e con prove tangibili quasi tutte italiane”. Il nostro Paese - rileva Cia - vanta la più alta percentuale di superfici bio sul totale, con oltre 2 milioni di ettari, il 16% rispetto al 10% di Spagna e Germania, al 9% della Francia. Ma soprattutto- aggiunge l'organizzazione- il comparto cattura Co2 per eccellenza, vede l'Italia del bio crescere a ritmi importanti (superfici e imprese bio a +40% negli ultimi 5 anni) e tali da far prevedere il raggiungimento dei 3 milioni di ettari entro il 2030, centrando così il target del Green Deal Ue del 25% di superfici a bio, raggiunto già da Calabria, Sicilia, Toscana e Lazio. Il mercato del biologico Made in Italy vale- conclude Cia- quasi 5 miliardi di euro.
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