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Il metro che misura l’obiettivo della sostenibilità
Il metro che misura l’obiettivo della sostenibilità
di Luca Dal Fabbro
31/03/2022
Lo
ESG European Institute
presieduto da
Luca Dal Fabbro
esce con un saggio molto atteso,
“ESG La misurazione della Sostenibilità”
(Rubbettino), un position paper dedicato agli standard di rendicontazione della sostenibilità esistenti che vengono analizzati allo scopo di arrivare presto a una necessaria semplificazione e standardizzazione di queste metriche.
Quando un’azienda può essere definita sostenibile? Come si può misurare con esattezza la sostenibilità? Perché è importante avere una misura della sostenibilità?
Quando parliamo di sostenibilità, parliamo di una nuova economia, che deve essere guidata dallo Sviluppo Sostenibile.
Il successo di un’azienda ormai non si misura più soltanto in dividendi e profitti, ma già dagli anni ‘90 è sorta la necessità di rendicontare e rendere pubblici anche i valori di Corporate Social Responsibility CSR, che contribuiscono a dare la misura del valore aziendale.
I moderni modelli di rendicontazione partono dal framework Triple Bottom Line (People, Planet, Profit), che ha iniziato a tenere conto dei risultati aziendali non solo sui bilanci, ma anche sul contesto sociale (interno, verso i dipendenti, ed esterno, nei confronti delle comunità in cui opera) e su quello ambientale (diretto, nei contorni delle attività dirette, e indiretto, quando causa un impatto anche attraverso l’utilizzo dei suoi prodotti). Tali modelli sono evoluti negli ultimi anni e oggi si parla di ESG (Environment, Social e Governance) per valutare la sostenibilità di un’azienda.
Ma il concetto di sostenibilità bisogna poterlo misurare per poterlo rendere concreto e utilizzabile, con degli indicatori che siano misurabili, chiari, oggettivi e quantificabili.
Quando parliamo di sostenibilità, quindi, parliamo di una nuova economia, che deve essere guidata dallo Sviluppo Sostenibile. Ci sono tanti modi per rappresentare la sostenibilità, solo che le aree di misurabilità sono a volte più soggettive che oggettive, soprattutto quando si parla dei fattori di Social e Governance, i cui riferimenti sono influenzati pesantemente da fattori culturali e geopolitici.
Quando un’azienda effettua la disclosure dei parametri ESG e dichiara pubblicamente di essere ESG compliant, potrebbe non dichiarare effettivamente la realtà dei fatti, in quanto i fattori usati sono spesso discordanti e non oggettivi.
Senza fattori chiari, inoltre, diventa impossibile fare una misurazione e un tracking delle performance, anche ad uso interno, dell’azienda. Solo con indicatori chiari si può valutare la crescita delle performance ESG e si possono tenere sotto controllo i rischi connessi all’impatto dell’attività aziendale sui fattori ESG, avendo così a disposizione uno strumento aggiuntivo per il risk management.
Anche in ambito finanziario, comparare i fondi ESG non è oggi semplice perché si utilizzano standard differenti, per cui non essendoci parametri comparabili univocamente e in modo omogeneo, diventa difficile indirizzare le decisioni dei clienti sulle scelte finanziarie.
Il lavoro che abbiamo fatto in ESG Insitute parte da un’analisi degli standard esistenti, che messi a confronto tra loro, hanno mostrato una serie di limiti. Di fatto, il lavoro si basa su un’analisi SWOT dei vari standard di rating esistenti, e nello specifico ci siamo concentrati sulle principali metriche attualmente adottate a livello internazionale.
Luca Dal Fabbro, ESG La misurazione della sostenibilità, Rubbettino, 2022.
Luca Dal Fabbro, ESG La misurazione della sostenibilità, Rubbettino, 2022.
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Tag:
Economia sostenibile
ESG
rating ESG
sostenibilità
sviluppo sostenibile
Autori
Luca Dal Fabbro
Presidente dell’Istituto Europeo ESG, Vice Presidente del Circular Economy Network, con una lunga esperienza internazionale nel settore.
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Il circolo virtuoso della felicità in azienda
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"I Have A Dream Green"
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