Il Mondo dei Brand e le Esplorazioni dello Spazio

di Alberto Improda

04/12/2023


Cos’è quel qualcosa che accomuna due universi apparentemente così distanti come il mondo dei Brand e le esplorazioni dello Spazio?
Credo che si tratti di una pulsione estremamente umana: il nostro inestinguibile desiderio di ricerca, il nostro insopprimibile bisogno di comprensione.
Ho scritto nel mio saggio “La Rotta dei Brand” che oggi mediante il Consumo si alimenta “in qualche modo nel Mondo la sempiterna missione dell’Uomo, mai pago della propria realtà, sempre bisognoso di qualcosa di ulteriore e di ultroneo, eternamente spinto dal vento lieve della speranza”.
Nel quotidiano, sul nostro pianeta, ogni giorno miliardi di persone ricorrono al Brand per definire la propria traiettoria esistenziale, per scoprire cosa esiste fuori e dentro di loro.
“Chi sono? Cosa voglio? Dove mi devo dirigere? Da domande esistenziali tardoromantiche diventano vettori di azione che si esprimono nelle pratiche di consumo della nostra vita e la marcano”, per citare il sempre acuto Andrea Fontana.
Lo stesso sentimento, la stessa ansia, la stessa esigenza di esplorazione e di scoperta caratterizza in profondità le imprese dell’Uomo nello Spazio.
È proprio questa necessità la risposta alla provocatoria domanda di Tom Wolfe: “Che cosa rende un uomo disposto a sedersi in cima a un enorme fuoco d’artificio, come un razzo Redstone, Atlas, Titan o Saturno, e aspettare che qualcuno accenda la miccia?”
La storia delle esplorazioni spaziali è contrassegnata da una forte identificazione tra il cittadino comune e l’astronauta, emblematico portabandiera di questa nostra spinta verso l’ignoto.
Molti individuano il momento più emozionante della storia recente nelle ore 20.17 del 20 luglio 1969, quando in tutto il mondo milioni di persone si incollarono davanti allo schermo della televisione per assistere alla camminata di Neil Armstrong, il primo uomo sulla Luna.
Addirittura ci siamo commossi anche per le vicende di una macchina, il Rover Opportunity, che per circa tre lustri ha esplorato Marte, inviandoci immagini e informazioni dal Pianeta Rosso.
Opportunity, travolto da una violenta tempesta di sabbia, è infine riemerso dalla polvere per un ultimo messaggio, che a molti è sembrato tremendamente umano: “la mia batteria è bassa e sta diventando buio”.
Malgrado che i ricordi degli anni del liceo vadano facendosi nel tempo sempre più indistinti e rarefatti, resiste spesso nella memoria l’emozione per il Canto XXXIV dell'Orlando Furioso dell’Ariosto, con l'avventura del cavaliere Astolfo, che con l'aiuto di San Giovanni Evangelista e l'Ippogrifo raggiunge la Luna per recuperare il senno di Orlando.
Anche coloro che non sono esperti cinefili, poi, hanno bene in mente il capolavoro di Stanley Kubrik “2001: Odissea nello spazio”, che – in modo rivoluzionario e spiazzante - racconta l’evoluzione dell’umanità dalle origini fino all’esplorazione spaziale, seguendone le tappe più importanti attraverso l’apparizione di un misterioso monolite, alla ricerca di una nuova consapevolezza.
E gli appassionati della serie Star Trek ricorderanno le celebri parole di Q nell’episodio della saga “The Next Generation: Ieri, Oggi, Domani”: “Questa è l’esplorazione che vi attende! Non determinare la posizione delle stelle e studiare le nebulose, ma scandagliare le possibilità ignote dell’esistenza”.
In Star Trek, per utilizzare le parole di Spock, si narrano “i viaggi della nave stellare Enterprise. La sua missione è quella di esplorare strani nuovi mondi alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà per arrivare coraggiosamente là dove nessuno è mai giunto prima!”.
Nel nostro quotidiano terrestre, più modestamente, grazie anche allo strumento del Brand, ognuno di noi costruisce il proprio percorso di vita, esplorando con angoscia e fatica questa strana realtà che è il Contemporaneo.
Credo si possa dire che la dimensione del Brand e le esplorazioni dello Spazio, rispondenti entrambi a questa umana esigenza di ricerca, abbiano un altro punto in comune: la Speranza, come colore di base, come sentimento di fondo.
La persona comune, in questo nostro tempo così difficile e disorientante, nel momento in cui sceglie e si identifica in un Brand dichiara tacitamente che non ha intenzione di arrendersi, che è ancora in pista e decisa a dare un senso al proprio percorso.
L’intero fenomeno delle esplorazioni spaziali, d’altro canto, è ontologicamente improntato ad una incondizionata fiducia verso un futuro migliore, che non si sa bene dove sia ed in cosa consista, ma sulla cui esistenza non si nutrono dubbi.
Viene qui in mente il racconto “I Sette messaggeri” di Dino Buzzati, straordinario cantore tanto dell’Angoscia quanto della Speranza che caratterizzano la condizione umana.
Il protagonista della storia è il figlio di un re, che un giorno parte per esplorare i confini del regno, convinto che li avrebbe raggiunti in poche settimane.
Invece, dopo “esattamente otto anni, sei mesi e quindici giorni di ininterrotto cammino”, della frontiera non si vede traccia e sono ormai labili i legami con la capitale e con la vita passata, della quale giungono notizie sempre più rade e incomprensibili.
Ma l’Io narrante, invece di cadere preda dello sconforto, si accende infine di nuove speranze: “Vado notando – e non l’ho confidato finora a nessuno – vado notando come di giorno in giorno, man mano che avanzo verso l’improbabile mèta, nel cielo irraggi una luce insolita quale mai mi è apparsa, neppure nei sogni; e come le piante, i monti, i fiumi che attraversiamo, sembrino fatti di una essenza diversa da quella nostrana e l’aria evochi presagi che non so dire. Una speranza nuova mi trarrà domattina ancora più avanti, verso quelle montagne inesplorate che le ombre della notte stanno occultando”.
 

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