Un documento ricostruisce la storia di quello che può essere considerato come il primo provvedimento pubblico a impronta ecologica della storia. Siamo ad Atene tra il 440 e il 420 a.C. con netta prevalenza per il decennio 440-430, cioè per l’ultimo periodo dell’età di Pericle. Come spiega Livio Rossetti, si tratta di un'iscrizione il cui testo può essere così tradotto: “...e sia il basileus a provvedere. (Il presente decreto) sia trascritto su un blocco di pietra e sia collocato dai due lati. (Non è consentito) né mettere i pellami a imputridire nell’Ilisso a monte del tempio di Eracle né praticare la concia (di pelli) né gettare gli scarti (della lavorazione del cuoio) nel fiume”.
L’iscrizione nomina espressamente il fiume Ilisso e un tempio di Eracle, “effettivamente localizzato in prossimità del fiume, alle porte della città”. Il decreto, “sia pure con l’obiettivo dichiarato di tutelare un luogo sacro, introduce dei divieti che riguardano unicamente un’attività economica, i suoi effetti negativi sull’ambiente e la conseguente necessità di porre fine a questa attività in una certa zona”. Se la decisione “ha riguardato solo una particolare area è probabile che il livello dell’inquinamento avesse raggiunto livelli particolarmente gravi in quella zona più che altrove, al punto da determinare un circoscritto ma inequivocabile disastro ambientale. È probabile perciò che nella zona ci fosse non semplicemente una forte concentrazione di aziende ed artigiani del settore ma la maggiore concentrazione in Attica”. È dunque “verosimile che la richiesta si sia scontrata con gli interessi corporativi di un numero considerevole di artigiani del cuoio, tra i quali anche alcuni imprenditori ricchi e potenti”. Il motivo, forse, viene anche fatto determinare da una situazione di grave ed evidente emergenza sanitaria: “La stele è concordemente ritenuta databile intorno al 430 a.C., con circa dieci anni di tolleranza massima, e quello è stato il periodo in cui ad Atene scoppiò una terribile quanto famosa pestilenza. Orbene, la pestilenza potrebbe ben aver offerto quel movente più grave di cui abbiamo cominciato a intuire l’esigenza”. Ma il decreto fu efficace? “È merito di Hermann Lind aver scoperto una evidenza molto pertinente ed eloquente, oltre che inattesa. In un articolo del 1987 egli istituì un geniale collegamento fra questa iscrizione e la descrizione delle rive dell’Ilisso che figura quasi all’inizio di un dialogo platonico, il Fedro (230bc), rilevando prima di tutto la totale incompatibilità dei due dati: da un lato una situazione di intollerabile degrado ambientale e dall’altro un senso di franca ammirazione per la limpidezza delle acque e l’estrema gradevolezza dell’ambiente naturale”. Ne deduce, correttamente, “che il passo del Fedro costituisce un buon indizio per pensare che il decreto emanato intorno al 430 ebbe concreta e tangibile attuazione e che, di conseguenza, la zona un tempo inquinata subì un efficace processo di disinquinamento, fino a trasformarsi, nell’arco di alcuni anni, in una zona pulita e addirittura esteticamente gradevole (con bei prati e aria profumata, come scrive Platone)”.
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