Il principio del moto circolare uniforme

di Andrea Begnini

25/08/2020

Walter R. Stahel, architetto svizzero considerato uno dei padri dell’economia circolare a partire dagli anni Settanta, ha sviluppato per decenni i principi che regolano lo sviluppo delle teorie sulla sostenibilità. Attorno al concetto di efficienza ha elaborato una serie di enunciati che vanno sotto il nome di principio di inerzia: “Non riparare le cose che non sono rotte, non ricondizionare le cose che possono essere riparate, non riciclare le cose che possono essere ricondizionate”. 

Come ben si conosce, il primo principio della dinamica di Newton evidenzia che, se su un corpo non agiscono forze o agisce un sistema di forze in equilibrio, il corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme. Insomma, se nessuno spinge o le spinte sono in equilibrio il movimento o non c'è o resta uguale. In economia non cambia molto solo che, secondo Stahel e secondo un'evidenza che sta diventando sempre più stringente, l’inerzia, ovvero la chiave dell’efficienza, gode di un moto circolare uniforme: quanto più lenti e di ritorno sono i cicli di vita dei prodotti, tanto maggiore risulta l’efficienza nell’utilizzo delle risorse. Se, per esempio, si predispone il design di una bottiglia di vetro con un sistema di chiusura intelligente, invece che una sola volta l'uso medio di questa bottiglia aumenta a 27 cicli di riempimento prima di essere riciclata o perduta o di rompersi. In sostanza, più il prodotto rimane vicino a come è stato fabbricato, maggiore sarà il guadagno in termini sia di valore ambientale che di rendimento economico.

Valore ambientale e valore economico diventano, quindi, coerenti l'uno con l'altro e interdipendenti. Walter R. Stahel, in questo senso, guida la stessa macchina da oltre 50 anni (a meno che non l'abbia cambiata di recente). La sua Toyota Corona Mark II del 1969 è stata acquistata, infatti, in Svizzera al prezzo di 12mila franchi. Certo si tratta di un'auto come le facevano una volta, concepite per durare o, almeno, per essere riparate, con parti di ricambio facilmente accessibili e meccanizzate in modo compatibile con conoscenze non specifiche sulla singola marca se non perfino sul singolo modello come avviene ora. Stahel n'è preso cura, ha sperimentato la circolarità del principio d'inerzia e, l'auto, nel frattempo, non solo è durata nei decenni ma ha raggiunto, in quanto auto d’epoca, un valore di mercato superiore al prezzo d'acquisto. Il pieno sfruttamento del principio di inerzia è, per esempio, quello adottato dai celebri Repair cafè: nati in Olanda dall’idea di una ex giornalista, a oggi se ne contano circa trenta nel paese, mentre in Italia sono ancora pochi, anche se a Roma, Pavia e Merano hanno cominciato a funzionare. Si tratta non proprio di comuni officine per le riparazioni né, tanto meno, di tradizionali bar quanto, piuttosto, di spazi di aggregazione dove tutti i soci possono aiutarsi reciprocamente, condividere utensili e conoscenze relative ai lavori artigianali. I soci esperti aiutano i nuovi a ridare vita a oggetti che da soli non sarebbero in grado di riparare: dal computer rotto alla bicicletta, dagli abiti da cucire agli elettrodomestici che non funzionano più. 

Mentre continua a prevalere la considerazione, anche linguistica, negativa sul concetto di inerzia (come se il procedere per inerzia delle cose fosse, sempre e di per sé un danno), camminiamo rapidi e disinvolti su questo nostro pianeta, pronti a superare, proprio in questi giorni, quello che viene chiamato overshoot day, ovvero il giorno dell'anno a partire dal quale consumiamo più di quello che gli ecosistemi naturali sono in grado di rigenerare, emettendo più anidride carbonica di quanta ne possa essere assorbita da oceani e foreste. Infrangendo, in sostanza, l'inerzia del nostro pianeta che, di suo, se applicassimo l'omonimo principio, durerebbe ben più della Toyota di Stahel.       
 

Tag:  economia circolareefficienzamoto circolare uniformeprincipio di inerziaRepair CafèsostenibilitàWalter R. Stahel

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