Il richiamo (turistico) delle radici

di Carlotta Bonsegna

25/02/2023

Il richiamo (turistico) delle radici

Tra l'Unità d'Italia e la seconda metà degli anni '80, circa centoventi anni di storia, il nostro Paese ha visto trenta milioni dei suoi cittadini partire per trovare fortuna all'estero. La povertà e la conseguente instabilità politica e sociale hanno determinato l'abbandono della terra natìa alla ricerca di Paesi lontani e sconosciuti, mete miraggio di una stabilità lavorativa impossibile da trovare in patria.

Questi trenta milioni di emigrati si sono, sì, allontanati geograficamente dalla loro terra, ma non certo dalla loro cultura d'origine e dalle loro tradizioni che, seppur a distanza, hanno continuato a coltivare e a divulgare. E anche i rispettivi figli, nipoti e pronipoti, benché nati e cresciuti a diverse latitudini rispetto a quelle italiane, ne hanno sempre respirato la potenza, l'influsso, l'energia creatrice.

Sono circa settanta milioni oggi, sparsi in tutto il mondo, gli “oriundi italiani” i discendenti dei primi emigrati dal nostro Paese. Gli anziani, come tutti i divulgatori di una cultura orale delle proprie origini, non hanno mai smesso di raccontare e sviscerare con passione le storie di vita accadute in patria e gli oriundi non hanno potuto che ascoltare, con altrettanta passione, le fonti che imprimono e colorano le loro identità. Spesso i racconti si svolgono in “lingua etnica”, un connubio tra italiano e dialetto, e quasi sempre riportano circostanze legate a un lontano passato.

Il nostro Governo, rappresentato da ben cinque Ministeri (Esteri, Turismo, Istruzione, Università e Cultura) e da seicento Comuni inferiori ai cinquemila abitanti, ha proposto nel progetto “Turismo delle radici”, inserito nel PNRR, la riqualificazione dei borghi che hanno visto l’emigrazione di massa dei loro abitanti. Una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post covid-19”, che si inserisce nell’investimento per l’“Attrattività dei Borghi” e propone la comunicazione e valorizzazione di un ampio raggio di offerte turistiche mirate alla vasta platea di italo-discendenti e di oriundi italiani nel mondo.

Secondo i dati diffusi da ENIT, il 30% del turismo delle radici, equivalente a circa 3 milioni di viaggiatori, copre sia un target giovane che va dai 25 ai 34 anni (25,7%) sia un target che va dai 55 ai 64 anni (24%). Questi viaggiatori programmano visite a lunga permanenza in Italia, con una media di sette giorni a viaggio, generando un indotto economico significativo. Solo nel 2021, infatti, questo fenomeno ha mosso oltre 4,2 miliardi di euro. Nel 1997 sempre ENIT inseriva nella categoria «Turista delle Radici» 5,8 milioni di viaggiatori che visitavano il nostro Paese. Nel 2018, undici anni dopo, questo numero era aumentato a 10 milioni (+72,5%).

Una iniziativa importante quindi, che mette al centro la valorizzazione di aree della memoria, proprio perché sapienti portatrici di valori culturali e identitari unici. Il progetto ha lo scopo di predisporre una strategia comune finalizzata, in primo luogo, al rinnovamento delle strutture e alla modernizzazione delle infrastrutture esistenti e, in secondo luogo, all'incremento e promozione dei servizi locali.

A tale scopo il Tavolo di lavoro ha previsto uno stanziamento di venti milioni di euro che verranno investiti in progetti per ricostituire e riportare alla luce strutture di accoglienza, beni e servizi del terzo settore, insieme alle storie famigliari, le culture d’origine e le tradizioni degli italiani residenti all’estero, riportando “a casa” anche solo per pochi giorni chi, pur non avendola mai visitata, ha l'Italia nel sangue.
 
Il richiamo (turistico) delle radici

Carlotta Bonsegna, classe 1983, spezzina. Una laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche e un master in Management dello sviluppo turistico territoriale. Traduttrice e docente di spagnolo, autrice di due romanzi e musicista. I princìpi che la ispirano sono quelli di una cultura che sostiene e valorizza una crescita equilibrata e sostenibile.