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Ilaria Capua: "Insegnare il pensiero laterale per una salute davvero circolare"
Ilaria Capua: "Insegnare il pensiero laterale per una salute davvero circolare"
di Claudia Ceccarelli
10/10/2019
Ilaria Capua, virologa e direttore del Centro di ricerca
One Health Centre University of Florida
, è intervenuta nei giorni scorsi alla dodicesima edizione dell’
Ey Digital Summit
di Capri dedicato a tecnologia, innovazione e formazione come fattori fondamentali di sostenibilità ambientale e sociale.
Il suo ultimo saggio
Salute circolare. Una rivoluzione necessaria
(
Egea
) sviluppa ragioni e opportunità di un innovativo approccio alla salute di ogni essere umano. Un approccio che parte dall’interazione con l’ambiente nel quale siamo immersi e abbraccia una visione multidisciplinare e trasversale della scienza e della ricerca.
Ci racconta perché oggi è il momento di questa "rivoluzione".
Il tema della circolarità è al centro del dibattito politico ed economico. Ma la circolarità è anche un metodo. Nel suo ultimo saggio afferma che le scoperte arrivano spesso quando si lascia la via maestra. Che rapporto c’è tra pensiero laterale e circolarità?
Il pensiero laterale è quello che nutre e dà energia alla circolarità, che altrimenti rischierebbe di esaurirsi. Il pensiero laterale porta nuove idee e nuovi punti di vista, che diventano parte integrante di una prospettiva sempre più allargata.
Nel lavoro di ricerca scientifica questo che cosa significa?
Serve a sviluppare uno spirito di osservazione acuto, che non si fermi alla specifica domanda posta dalla ricerca del momento. Oggi abbiamo uno sguardo retrospettivo sulla conoscenza che ci dà il senso di quanta strada abbiamo percorso, ma dobbiamo costruire un futuro che, dal punto di vista della salute, non può reggersi soltanto sui pilastri gettati dai grandi della scienza, della ricerca e della medicina. Dobbiamo considerare una visione più ampia e per fortuna abbiamo gli strumenti per farlo.
Nella concezione della salute si è passati da una ricerca di cure lineari e standardizzate a una ricerca di cure e terapie sempre più personalizzate.
All’inizio, molti secoli fa, parlare di salute significava occuparsi della salute dell’anima, poi è arrivata la salute del corpo, dopo centinaia di anni siamo arrivati a capire che esiste anche la salute della mente. Noi abbiamo l’ulteriore consapevolezza che la salute dell’essere umano è un riflesso di ciò che avviene nelle altre forme di vita sono presenti sul nostro pianeta.
Nel suo ultimo saggio viene sottolineata l’importanza dell’“equilibrio”. L’economia circolare può essere una risposta per riequilibrare il rapporto tra la materia e il suo consumo?
Assolutamente sì. L’economia circolare si basa essa stessa su un principio di equilibrio. È un movimento di autocompensazione. Se togli, rimetti. Tutto questo oggi viene rafforzato dalla responsabilità sociale d’impresa, da finanziamento pubblici e privati, da una attenzione soggettiva e collettiva, dai ragazzi che scendono in piazza. C’è molta forza intorno all’affermarsi del nuovo paradigma dettato dall’economia circolare. Credo che si possano trovare strade per raggiungere anche la salute circolare. Il nostro paese però sembra rallentare…
Come mai questo nuovo paradigma di pensiero fatica ad affermarsi?
Penso che questa sia una fragilità particolare degli italiani. L’italiano è molto attaccato al proprio modo di lavorare e di intendere il lavoro. Approcciarsi a un nuovo modo di esistere è molto difficile, e quanto più si è attaccati alle proprie tradizioni, tanto più si è avversi al cambiamento. I grandi cambiamenti da noi camminano sempre un po’ più lentamente.
Uno degli asset dell’economia circolare è dedicato alla bioeconomia ed alla ricerca di nuove molecole che provengono dagli scarti e che possono contribuire al benessere dell’uomo. È una strada giusta da percorrere?
È fondamentale che gli scarti, che sono un problema gigantesco, siano gestiti in maniera opportuna. Un passaggio inevitabile è la loro riduzione, quindi il loro recupero. La grande sfida che abbiamo di fronte, con la crescita demografica inarrestabile, prevede dei riassestamenti e dei ridimensionamenti. Per fare un esempio, negli Stati Uniti dove vivo, si è perso il senso della quantità necessaria di cibo, e questo non è più possibile, in primo luogo, perché mangiare troppo fa male alla salute, ma anche perché mangiare troppo crea enormi problemi etici e pratici. A causa della mancanza di cibo si ipotizzano nei prossimi anni drammatiche migrazioni di massa, e non possiamo far finta di niente perché pensiamo, sbagliando, che il problema non ci riguardi.
Garantire la salute ci farà vivere meglio e più a lungo?
La ricerca della longevità è una questione diversa dalla tutela della salute. La ricerca di un sempre maggiore allungamento della vita media non è una buona notizia. Il fatto che possano vivere persone di 140 anni con figli di 110 e nipoti di 90 darebbe origine a un sistema destinato ad implodere perché non lavorerebbe più nessuno. Un conto è occuparsi del benessere del proprio organismo, della propria igiene mentale e delle altre forme di vita, un altro cercare di diventare una sorta di “super creatura”.
Nel suo libro ha voluto raccontare molte storie di scoperte scientifiche dettate da casualità, genialità, inciampi, infortuni, errori. Il “pensiero laterale” che crea progresso persino da un errore si può insegnare?
Attraverso la multidisciplinarietà si può insegnare la predisposizione a sviluppare il pensiero laterale, ed è quello che sto cercando di fare nella struttura universitaria che dirigo in Florida. Nel mio libro scrivo che le idee che hanno rivoluzionato le nostre conoscenze nel campo della salute spesso sono arrivate rompendo degli schemi. Così all'
One Health Center
, persone di formazione completamente diversa vengono a contatto con argomenti che si sovrappongono. È sempre molto interessante plasmare delle menti brillanti, giovani e verdi all’interdisciplinarietà. Il pensiero laterale può portare solo vantaggi. Per tornare al libro, Ippocrate aveva capito che gli uomini devono essere in equilibrio con quello che hanno dentro e quello che c’è fuori. Ippocrate aveva già capito allora che cosa dovrebbe essere oggi la salute circolare.
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