Istat 2023: l'Italia rallenta la raccolta dei rifiuti, bene sul recupero (meno dei RAEE)

di Andrea Begnini

10/07/2023


Il nuovo Rapporto annuale “La situazione del Paese” concentra un capitolo anche su “Gestione dei rifiuti urbani ed economia circolare” ricordando come nel 2021 siano rallentati i progressi nella raccolta differenziata (64 per cento, con un aumento di un punto percentuale rispetto al 2020), che cresceva invece in media di 2,9 punti percentuali nel triennio precedente all’anno della pandemia. Ma l’Italia si colloca sopra la media europea per riciclo, compostaggio e digestione aerobica/anaerobica (51,4 per cento), dopo la Germania, i Paesi Bassi e il Lussemburgo.

La diminuzione della crescita nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani è dovuta anche al divario territoriale tra regioni settentrionali e meridionali che, secondo Istat, “rimane piuttosto ampio e che non ha ancora consentito di raggiungere in Italia il target fissato per il 2012, pur in presenza di un’accelerazione nel Mezzogiorno (+18,0 punti percentuali rispetto al 2016). Nel 2021, il tasso di preparazione al riutilizzo e al riciclo dei rifiuti urbani è pari al 48,1 per cento (-0,3 punti percentuali rispetto al 2020), non raggiungendo ancora il target previsto per il 2020 dall’UE”. 

Osservando il contesto europeo, nel 2020, l’Italia raggiunge il 51,4 per cento di riciclo dei rifiuti urbani, superando la media UE27 (49,2 per cento) e posizionandosi tra i primi sette paesi, ma al di sotto di Germania (70,3 per cento) e Austria (62,3 per cento). Considerando i rifiuti totali, nel 2020 l’Italia si colloca al quarto posto tra i Paesi UE27 per tasso di riciclo (72 per cento), superando Austria (63 per cento) e Germania (55 per cento). In particolare, ottima la performance dell’Italia per il riciclo degli imballaggi (72,8 per cento), al terzo posto dopo Paesi Bassi e Finlandia, superando il target europeo.

Per quanto riguarda il tasso di recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione, l’Italia “mantiene standard molto elevati, e raggiunge, nel 2020, il 98 per cento, a fronte di una media UE27 del 90 per cento, superando la Germania (94 per cento). Non altrettanto soddisfacenti, “invece, i risultati del tasso di raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (36,5 per cento nel 2020), per il quale l’Italia si colloca ben al di sotto della media UE27 (46,2 per cento) al ventitreesimo posto tra i Paesi membri”. 

Dal lato dello smaltimento, nel 2021 continua a diminuire la percentuale di rifiuti urbani conferiti in discarica (giungendo al 19 per cento), “con una riduzione di due terzi rispetto al valore del 2004 (59,8 per cento), primo anno di disponibilità dell’indicatore, a un tasso medio annuo del -2,4 per cento. Sia pur considerando un rallentamento dei progressi negli ultimi cinque anni (-1,3 per cento in media all’anno), soddisfare l’obiettivo Ue27 appare per l’Italia del tutto realizzabile. Emergono, tuttavia, criticità nella distribuzione territoriale dei rifiuti urbani smaltiti in discarica (pari a 5,6 milioni di tonnellate), che appartengono alla stessa regione che li ha generati solo per il 90 per cento”. 

Nel 2020, a fronte di una produzione di rifiuti urbani di 233 milioni di tonnellate (521 kg per abitante) a livello Ue27, quasi i tre quarti dei rifiuti vengono trattati attraverso forme di recupero (in Italia il 70 per cento), mentre il 23 per cento finisce in discarica. “L’Italia si colloca sopra la media europea per riciclo, compostaggio e digestione aerobica/anaerobica (51,4 per cento), dopo la Germania, i Paesi Bassi e il Lussemburgo. In Italia, il 18,9 per cento dei rifiuti urbani prodotti nel 2020 è destinato al recupero energetico (la media Ue27 è pari al 25,9 per cento) e soltanto lo 0,5 per cento all’incenerimento senza recupero energetico”.

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