La circolarità in vigna: dal vino alla cosmetica

di Andrea Begnini

02/10/2020

La vendemmia 2020 dovrebbe toccare i 47.2 milioni di ettolitri, in calo dell'1% rispetto ai 47,5 dello scorso anno. Una flessione minima che garantirà anche nel 2020 il primato produttivo italiano visto che per Francia e Spagna si prevedono rispettivamente 43,4 e 43 milioni di ettolitri con una crescita del 3% per Parigi e del 13% per Madrid. Un mondo, quello del vino, che da sempre intercetta ogni possibilità di pieno utilizzo delle risorse: nel vigneto, potature, sfalci e scarti vengono da sempre utilizzati per concimare in modo naturale e, più recentemente, come biomasse, mentre dalle fecce si può ricavare biogas e gli scarti di produzione come raspi, semi e vinacce vengono riutilizzati per produrre distillati. Oggi, anche per merito degli sviluppi tecnologici, la sostenibilità e la circolarità delle risorse puntano alla piena trasformazione degli scarti in risorsa, per la produzione di tessuti, cosmetici e tinture al cento per cento naturali. 

Il Gruppo Caviro, per esempio, è in attività dal 1996 e, come primo produttore di vino in Italia, lavora ogni anno un decimo di tutta l’uva da vino prodotta nel nostro paese esportando in oltre 70 nazioni del mondo. Il processo produttivo dell'azienda incontra la circolarità nel momento in cui, prima di tutto, punta a sfruttare ogni potenzialità offerta dalla materia prima, anche una volta dopo essere stata lavorata: le vinacce, per esempio, residuo di spremitura degli acini d’uva, ma anche le fecce dei vino, ovvero i sedimenti del post fermentazione e gli sfalci della potatura delle viti. Da questi elementi di apparente scarto vengono prodotti diversi tipi di alcol utilizzati poi nell’industria alimentare e farmaceutica e agricola, sostanze impiegate nella cosmesi come l'acido tartarico, additivi alimentari come l’enocianina: Caviro Extra, una delle società del Gruppo Caviro, oggi è il secondo produttore di alcol in Italia e il terzo produttore di acido tartarico naturale al mondo. Infine, l’alcol di origine agricola di Caviro interviene nella produzione di un liquido detergente e igienizzante per le mani ampiamente utilizzato durante l’attuale emergenza da Coronavirus. Il tutto, senza dimenticare la produzione, attraverso tutti gli scarti vegetali, di terriccio, fertilizzanti e biometano che consentono a Caviro di essere autosufficiente e immettere energia verde sul mercato. 

Il progetto Sostinnovi coinvolge, invece, l’Emilia-Romagna come punto di riferimento internazionale per l’innovazione sostenibile nella filiera vitivinicola. Finanziato dal programma POR FESR Emilia-Romagna 2014/2020, il progetto lavora su soluzioni che riguardano la gestione delle pratiche agronomiche in vigneto tramite telerilevamento con droni e valutazione oggettiva della maturazione dell’uva con smartphone, oltre all’impiego di tecnologie enologiche per l’abbattimento del contenuto di anidride solforosa in vino e alla valorizzazione di sottoprodotti della vinificazione per ottenere bioplastiche. Una strategia per modulare le attività di viticoltori e aziende su esigenze reali, coniugando redditività, tecnologia, tradizione, eccellenza, tipicità e sostenibilità. In questa direzione, raspi e vinaccioli, macinati a vari gradi di finezza, vengono utilizzati come carica per la realizzazione di solid surfaces: lastre di finto legno da utilizzare come top per arredo interno, così da ottenere materiali facilmente lavorabili e gradevoli dal punto di vista della resa estetica.
 

Tag:  agricoltura sostenibileeconomia circolareGruppo CavirosostenibilitàSostinnovivino circolarevino italianovino sostenibile

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