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La Giornata mondiale dell'acqua per non sprecare la risorsa più preziosa che abbiamo
La Giornata mondiale dell'acqua per non sprecare la risorsa più preziosa che abbiamo
di Claudia Ceccarelli
20/03/2020
L’acqua è fondamentale per la vita dell’uomo, ma si tratta di una risorsa limitata che va gestita e consumata senza sprechi. La possibilità di avere acqua corrente in tutti i luoghi del mondo costituisce il sesto degli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, perché dalla disponibilità di questa risorsa dipendono tutti gli altri diritti umani, dalla salute al nutrimento, dall’istruzione al lavoro.
Per promuovere una corretta conoscenza della cruciale questione dell’acqua e di tutte le sue criticità, il 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita dall’Onu nel 1992, e che quest’anno è dedicata al tema
Water and Climate change
.
Secondo i dati diffusi dallo GIEC (Gruppo Intergovernativo degli Esperti sul Cambiamento Climatico), i cambiamenti climatici stanno influendo molto pesantemente sulla disponibilità di acqua. All’aumento di un grado della temperatura terrestre corrisponde, secondo gli scienziati, una riduzione del 20% della disponibilità delle risorse idriche. Questo vuol dire che, in assenza di misure decise e risolutive, al 2030 la disponibilità di acqua potrebbe ridursi del 40% rispetto ad oggi. Dunque non solo non si raggiungerebbe il traguardo ambizioso fissato dall’Onu, ma addirittura ce ne allontaneremmo ancora di più.
Valutata in prospettiva al 2050, con l’aumento della popolazione previsto e la massiccia urbanizzazione a cui assisteremo, questa situazione risulterà aggravata da un costante aumento della domanda e dall’inquinamento delle forniture disponibili. Il rischio concreto è che oltre 5 miliardi di persone nel mondo potrebbero avere problemi dipendenti dalla carenza d’acqua e dalla sua scarsa qualità, con gravi conseguenze in primo luogo sulla salute. Argomento davvero caldo e delicato oggi, alla luce della grave emergenza sanitaria che stiamo vivendo a causa del coronavirus che, fra l’altro, trova come prima misura di contenimento proprio l’applicazione di un attento regime igienico delle persone e dei luoghi di vita.
Spesso infatti si ritiene che questi dati previsionali riguardino realtà geografiche lontane. Ma non è così. Perché i dati che riguardano il nostro Paese sono piuttosto preoccupanti. Lo mette in evidenza Utilitalia, Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, presentando in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, il Manuale Siccità.
“Il nostro Paese - evidenzia il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti - ha enormi problemi legati all’acqua: siccità d’estate, alluvioni in autunno, grandi rischi idrogeologici in molte aree territoriali. Così come fatto con il piano energia clima, serve un grande piano per la gestione della risorsa idrica, capace di delineare ambiziosi obiettivi per il futuro e di sfidare le imprese al loro raggiungimento”.
Con una riduzione delle precipitazioni nei primi mesi del 2020 del -75% rispetto al 2019 e con una temperatura superiore di 1,65 gradi rispetto alla media storica del periodo, l’Italia è purtroppo, tra i 28 Paesi dell’Unione Europea, quello che utilizza la maggior quantità di acqua potabile pari a circa 34,2 miliardi di metri cubi.
“Gli eventi siccitosi e quelli alluvionali - prosegue Valotti - non possono più essere considerati avvenimenti eccezionali ma eventi dalla ricorrenza ciclica, pertanto devono essere affrontati con interventi e processi strutturali sostenibili nel lungo periodo.”
Gli effetti del cambiamento climatico incidono inoltre su uno stato delle infrastrutture, caratterizzato da una certa vetustà di reti e impianti: le perdite di rete sono superiori al 42%, mentre il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa (percentuale che sale al 70% nei grandi centri urbani); il 25% di queste supera i 50 anni (arrivando al 40% nei grandi centri urbani).
“Abbiamo bisogno di accogliere sistemi di produzione circolare e usare l'acqua in modo molto più efficiente - raccomandano le Nazione Unite -. Le soluzioni includono la protezione dei depositi naturali di carbonio (oceani e foreste), l'adozione di tecniche agricole sostenibili e innovative e il riutilizzo sicuro delle acque reflue.” Non a caso il Rapporto sullo sviluppo idrico dell’Onu del 2017 è stato significativamente intitolato “Acque reflue: la risorsa non sfruttata”.
Ma anche qui l’Italia non si trova in posizione avanzata: nel nostro paese si trattano e si riusano ogni anno solo il 2% delle acque reflue. È qui che l’economia circolare trova il proprio più impegnativo banco di prova. La raccolta e la restituzione dell’acqua impiegata nelle diverse filiere produttive, a partire da quelle dell’agroalimentare, opportunamente depurata e da destinarsi a tutti gli scopi compatibili con la sua qualità finale, costituisce forse uno degli obiettivi più ambiziosi della visione circolare della produzione. In questo ambito, la responsabilità è addirittura decisiva.
Occorre un piano di investimenti ad hoc e un adeguamento del quadro normativo che garantisca congiuntamente controlli di qualità e accesso al pieno utilizzo delle risorse idriche recuperate. Anche qui sempre Utilitalia, che riunisce circa 450 imprese che forniscono oggi servizi idrici a circa l’80% della popolazione, ha calcolato che, a fronte di fenomeni climatici estremi a cui il nostro Paese è particolarmente esposto per la sua posizione geografica, per garantire nei prossimi anni un approvvigionamento sicuro di acqua potabile sono necessari investimenti pari a 7,2 miliardi di euro: 3,9 nel Sud e nelle Isole, 1,9 al Centro e 1,3 al Nord. La realizzazione di questi investimenti comporterebbe una maggiore quantità di acqua disponibile pari a 1,7 miliardi di metri cubi l’anno.
“L’acqua - conclude Valotti - può diventare un elemento trainante del Green New Deal, ma per fare questo è imprescindibile riuscire a portare il Mezzogiorno ai livelli di efficienza e di investimenti del resto del Paese. Dare concretezza al ‘patto verde’ è tra le nostre priorità e ciò sarà possibile con un’azione congiunta con il Governo”.
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