La Rete Nazionale Operatori dell’Usato alla prova della ripartenza nel rispetto delle norme anti-Covid 19  

26/05/2020

Il riutilizzo è uno dei pilastri del modello economico circolare: allungare la vita utile di beni ed oggetti che altrimenti sarebbero trattati e smaltiti come rifiuti, con i conseguenti costi sociali ed ambientali. E se in questa fase di contenimento del Covid 19, occorre adottare tutte le misure di sicurezza necessarie a garantire i cittadini, può accadere che le nuove regole igieniche generino situazioni poco chiare o di conflitto normativo.
 
Per questo Alessandro Stillo, presidente di Rete Onu (Rete Nazionale Operatori dell’Usato), ha lanciato un grido di allarme per il settore, che dà lavoro a più di 100000 operatori. “Il DPCM 17 Maggio 2020 sulla gestione della Fase 2 dell’emergenza COVID fa riferimento a Linee Guida della Conferenza delle Regioni e delle Province che, in conflitto con il protocollo INAIL, ipotizzano una competenza dei Comuni nel valutare, quando opportuno, la sospensione della vendita di usato nelle aree pubbliche – denuncia Stillo -. Tale provvedimento, già impugnabile di per sé, è stato sovrainterpretato o addirittura frainteso da alcuni Comuni che hanno deciso di vietare tout court la vendita di beni usati nei loro territori”. E questo “nonostante la normativa ambientale nazionale ed europea affermi che le attività del Riutilizzo vadano sostenute, il settore continua a subire discriminazioni non giustificate”, ha aggiunto.
 
Per il dettagliante dell’usato, difatti, valgono le medesime precauzioni del dettagliante del nuovo, e perché gli standard siano allineati, Rete ONU ha prodotto Linee Guida che illustrano le misure di precauzione adattandole alla specifica realtà operativa e ai diversi settori merceologici. 
 
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