La rivoluzione rinnovabile firmata Robert Habeck

di Paolo Marcesini

26/01/2022

Foto tratta dal blog di Robert Habeck

La rivoluzione bisogna guardarla da vicino. Questa volta ha il sorriso e la faccia da bravo ragazzo di Robert Habeck, classe 1969, filosofo, scrittore, vegetariano tardivo, ambientalista realista e non dogmatico, leader dei Verdi che oggi ricopre la doppia carica di vicecancelliere e ministro dell'economia e della protezione climatica della Germania nel governo Scholz.

Non è lì per fare la bella statuina. Difficile vederlo in giacca e cravatta, anche nelle occasioni istituzionali spesso lo vedete con un maglione girocollo, molto facile trovarlo su Instagram in mezzo ai suoi cavalli. Vuole governare la transizione e per farlo l’ha scritto nero su bianco in poche paginette che presentano un primo pacchetto di misure che entreranno in vigore a fine aprile e un secondo entro l’estate.

Il suo scopo principale è accelerare lo sviluppo degli impianti per le energie rinnovabili.

Attenzione perché lui è uno che le cose le fa davvero. E le fa sul serio. Padre di quattro figli, con la sua compagna, la scrittrice e traduttrice Andrea Paluch, vive in un casale sul Mar Baltico al confine con la Danimarca dove insieme scrivono libri, saggi, poesie. La politica non è un fine ma un mezzo. Gli serviva la politica perché dove abitava c’erano poche piste ciclabili e voleva che i figli potessero andare in bici senza rischi. Non si è più fermato.

Non perde tempo, non ama i divieti e nemmeno i fondamentalismi. Essere per l’ambiente significa lavorare per l’ambiente: “Anche coloro che non vanno al mercato bio e che vogliono continuare a mangiare il loro currywurst, devono sentirsi riconosciuti”.

Il suo piano straordinario ha due obiettivi: raggiungere entro il 2030 la quota dell’80% di energia prodotta da fonti rinnovabili e fare della Germania un paese a neutralità climatica entro il 2045. Difficile? Impossibile? Niente di tutto questo. Bisogna solo farlo, tertium non datur: “Dobbiamo essere veloci per recuperare il ritardo. Ci sono voluti trent’anni per giungere al risultato di ricavare per il 42% energia da fonti rinnovabili. Ora abbiamo otto anni di tempo per raggiungere l’obiettivo iscritto nel programma di governo, l’80% entro il 2030”.

Decarbonizzare del tutto la produzione di elettricità entro il 2035, eliminando completamente l’uso delle fonti fossili, espandere l’utilizzo dell’eolico e potenziare la strategia della Germania sull’idrogeno. Misure non facili. In alcuni casi discutibili, in altri dei dilemmi. Habeck ha detto ad esempio che intende riservare il 2% del territorio tedesco all’energia eolica terrestre attraverso una “legge sull’energia eolica”: una richiesta  che piace molto all’industria del settore ma scatena le proteste degli attivisti per la protezione degli uccelli. L’energia eolica, il vento ha fornito il 16% dell'elettricità dell'Ue nel 2020 confermando la tendenza di produrre il 50% dell’elettricità totale entro il 2050. Bisogna farlo però senza uccidere gli uccelli.

E poi c’è l’idrogeno che secondo la Commissione Europea svolgerà un ruolo chiave per raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE. Il  24% della domanda globale di energia nel 2050 potrebbe essere soddisfatta con idrogeno pulito ha detto il Vice Cancelliere. Ovviamente scatenando le proteste veementi di chi invece produce idrogeno blu.

Bisogna seguirlo Robert. Il futuro passa anche attraverso il suo maglione girocollo.
 

Tag:  energie rinnovabiliGermaniaRobert Habecktransizione ecologica

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