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La Scala di Lansink per salire a bordo dell'Economia Circolare
La Scala di Lansink per salire a bordo dell'Economia Circolare
di Andrea Begnini
30/11/2020
Photo credits: Recycling.com
Il concetto che, in qualche modo, ha cominciato a generare un certo tipo di riflessione che poi è confluita nella ramificazione di pensiero attorno all'economia circolare, si può far risalire a una data, il 1979. Oltre quarant'anni fa, infatti, l’olandese Ad Lansink ha cominciato a elaborare delle ragionate strategie per la gestione dei rifiuti che si sono strutturate nello schema noto come Lansink’s Ladder. La scala di Lansink definisce un ordine di preferenza da applicare alla gestione dei rifiuti basata sul presupposto, ormai ineludibile ma comunque largamente disatteso a distanza di più di quattro decenni, che le risorse materiali naturali sono limitate.
La scala di Lansink, approvata dal Parlamento olandese nel 1979, ha aperto la strada allo sviluppo delle politiche ambientali in Europa e nel mondo. È infatti alla base delle considerazioni che hanno portato al Pacchetto Economia Circolare che l’Europa ha adottato nel 2018. La scala di Lansink definisce un ordine preferenziale nella gestione dei rifiuti che vede al primo posto l’opzione più rispettosa per l’ambiente e all’ultimo posto la più dannosa. Nello specifico, la scala passa attraverso sei fasi, che oggi appaiono classiche ma che all'epoca erano decisamente innovative e che, in realtà, lo sarebbero anche di questi tempi qualora applicate con determinazione:
Riduzione (limitare al minimo gli sprechi sostituendo i prodotti inquinanti con alternative biodegradabili).
Riutilizzo (i materiali usati nuovamente riducono la quantità di rifiuti).
Raccolta differenziata (separazione, raccolta ed elaborazione dei rifiuti per produrre prodotti nuovi).
Energia (recupero energetico dei rifiuti attraverso il compostaggio e la biomassa).
Incenerimento (combustione dei materiali di scarto per smaltire i rifiuti al fine di evitare che vengano scaricati in discarica).
Discarica (smaltimento di rifiuti nel terreno).
Era già tutto lì, in questa scala. Un concetto molto semplice all'interno di un modello di grande potenza in termini di comunicazione, in grado di influenzare un vasto pubblico. Da allora si sono evoluti gli scenari ma la scala è ancora un punto di riferimento per il pensiero circolare. Anche se ci sono alcuni settori che, grazie ai più recenti sviluppi tecnologici, si muovono fluidamente tra i gradini della scala. Secondo i dati della fondazione Ellen MacArthur, per esempio, solo il 14% della plastica destinata al packaging è riciclata e solo il 2% in un circuito chiuso. Si tratta di una percentuale che, proprio per il settore del packaging, risulta di molto inferiore anche a quella della plastica globale.
In questo ambito, di grande impatto e attualità, occorre considerare che sempre di più la plastica non viene dal petrolio ma da fonti vegetali e animali, dalle alghe o da qualunque biomassa e prende il nome di bioplastica. Le plastiche biodegradabili rispondono a forme di degradazione che nella scala di Lansink potrebbero trovare nuovi spazi all'interno di categorie come il compostaggio industriale o l'home composting, la degradazione anaerobica o la degradazione naturale in ambienti diversi. Esistono in commercio biocomposti in cui il legno si miscela a polimeri termoplastici superando la tradizionale dicotomia tra artificiale e naturale. In questi ambiti la valutazione del rifiuto e del fine vita comporta ragionamenti complessi sui quali incidono molti parametri. Esistono, poi, delle plastiche la cui produzione comincia dallo sfruttamento delle emissioni di anidride carbonica: convertire le emissioni industriali di carbonio in un packaging sostenibile è un'operazione che va collocata su più gradini della scala e che lascia intravvedere la possibilità che il rifiuto stesso possa essere non solo non inquinante ma anche attivo contro l'inquinamento.
Questo tipo di tecnologia comincia dalla cattura delle emissioni di anidride carbonica che vengono convertite in etanolo tramite batteri capaci di usare la CO2 come fonte di energia. Il bioetanolo viene, a sua volta, convertito in etilene che, polimerizzato in polietilene, presenta le stesse caratteristiche fisiche del polietilene generato da fonti fossili e può diventare materiale per il packaging.
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Tag:
Ad Lansink
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