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La sfida della neutralità climatica nel mondo insurance: il ruolo delle Compagnie per la sostenibilità
La sfida della neutralità climatica nel mondo insurance: il ruolo delle Compagnie per la sostenibilità
di Mario Del Gaudio
02/11/2023
La sostenibilità è ormai attestata quale dogma del nostro presente, ciò grazie alla forte consapevolezza ambientale delle catastrofiche conseguenze dovute ai cambiamenti climatici. La ferma risposta alla tematica non si è fatta attendere e l’ONU attraverso l’Agenda 2030, una pianificazione a medio termine con un target di 17 obiettivi, ha dato il via a un’accelerazione strategica di riduzione delle emissioni con iniziative volte al contrasto del cambiamento climatico.
La sfida ambientale e climatica ha quindi iniziato impegnare il mondo delle istituzioni private e pubbliche, a considerare non più il profitto quale stella polare del mondo economico conosciuto sin d’ora, ma ad associarlo ad altri elementi imprescindibili del futuro: la salvaguardia del pianeta con una governance ambientale. Con margini di anticipo l’Unione Europea ha promosso l’accelerazione verso la rivoluzione Green, la transizione ecologica, mirando attraverso un apposito piano il “Green Deal” alla vigilia della pandemia da Covid-19 su due fronti: realizzando una serie di iniziative radicali, volte alla promozione della decarbonazione negli Stati membri con dead-line al 2050; sul piano normativo spingendo all’adozione di una apposita normazione basata sul rating e sulla sensibilizzazione degli impatti sull’ambiente del mondo economico. La ratio di tali misure si basa sulla necessità di contrastare la crisi climatica con la mobilitazione di capitali non solo provenienti dalle politiche pubbliche, ma altresì impegnando il settore economico privato.
Quest’ultimo punto chiave, di rilevanza cruciale, ha coinvolto sia le imprese produttive -da ultimo con la direttiva “Corporate Sustainability Reporting Directive” (CSRD)1 -, sia il mondo finanziario con la cosiddetta finanza sostenibile, avente quale fine quello di creare un valore condiviso per gli azionisti e i relativi interessi, integrando un approccio alla sostenibilità con specifici fattori di rating e trasparenza denominati ESG (Environmental, Social, Governance).
Nella Transizione Ecologica le Compagnie Assicurative svolgono un ruolo di primo piano nei sistemi economici statali, sia perché sono tra i maggiori investitori del pianeta, gestendo un’incredibile liquidità e influenzando i mercati, sia perché collocano prodotti assicurativi di assunzione dei rischi.
Il mondo dell’insurance è stato infatti interessato da un’apposita normazione di stampo europeo che a partire dal regolamento (UE) 2019/2088, “Sustainable Finance Disclosure Regulation” (SFRD)2 in vigore il 10 marzo 2021, ha avuto come destinatari gli operatori finanziari che offrono prodotti di investimento, introducendo una serie di obblighi di Disclosure in termini di sostenibilità e veicolando gli investitori verso prodotti rispondenti ai criteri ESG. Il regolamento ha richiesto ai gestori patrimoniali e ai consulenti specifiche informative, oltre ad obblighi di trasparenza, divulgando i rischi di sostenibilità e gli impatti negativi ai fattori di sostenibilità derivanti dalle volontà di investimento.
Innanzitutto, è considerato sostenibile l’investimento in un’attività economica che contribuisce a obbiettivi ambientali con indicatori di efficienza delle risorse; sociale che promuova la coesione sociale e contrasti le diseguaglianze; rispondente al principio “Do not Significant Harm” (DNSH)3 e con buone pratiche di governance. Gli articoli 6, 8 e 9 classificano tre tipologie di investimenti sostenibili. Il primo “cd. Grey Green”, circoscritto a quei prodotti non integranti le informazioni sui rischi ambientali, sociali e di governance. Il secondo “cd. Light Green”, che contenga caratteristiche sociale e ambientali con investimenti sostenibili di secondo piano. E infine i prodotti sostenibili, stricto sensu, definiti “cd. Dark Green”. In cifre, il tassello inserito dal Regolamento che ha aperto alla finanza sostenibile, ha visto piazzati al 2022 circa il 44% del mercato totale degli OICVM e FIA, rispondenti agli artt.8 pari a 6,4 trilioni di euro mentre all’art.9 il 2,4% con 341 miliardi4.
Altra fonte normativa di riferimento nel settore è il Regolamento (UE) 2020/852 “Taxonomy Regulation” (TR), che con il fine di integrare il precedente SFRD, ha introdotto una tassonomia che stabilisce se un’attività economica sia ecosostenibile, con riferimento sia alla posizione degli investitori che dei sottoscrittori di rischi, aggiornando la disciplina dei già menzionati prodotti “Light Green” e “Dark Green”. Nella ventata normativa in materia di finanza sostenibile, le regole precedentemente vigenti per le imprese di assicurazione e riassicurazione, la Solvency II e la Insurance Distribution Directive (IDD)5, sono state revisionate e allineate ai requisiti di sostenibilità. Difatti il Regolamento UE 2021/1256, ha modificato i Regolamenti 2015/35, 2017/2358 e 2017/2359 sui rischi di sostenibilità, i fattori, la politica di remunerazione e di distribuzione nonché l’integrazione dei rischi di sostenibilità nel principio della “persona prudente”6. Sotto il profilo nazionale, le norme sono state introdotte senza difficoltà attraverso il documento dell’IVASS n.9/2022, che ha modificato i precedenti riferimenti in materia di investimenti, copertura delle riserve tecniche, governance e di distribuzione e controllo dei prodotti assicurativi. Per le reti distributive, la Tassonomia ha riguardato la definizione dei prodotti che il manufacturer deve considerare per i clienti legati agli obbiettivi di sostenibilità, valutandone la compatibilità dei costi.
Ma in che modo stanno rispondendo le Compagnie Assicurative agli obblighi ESG?
Con l’entrata in vigore dell’impianto normativo Europeo, la sostenibilità ha quindi spinto alla definizione di nuovi prodotti integranti i requisiti richiesti. La sfida per le Compagnie di introdurre i parametri ESG, risulta molto utile per ottimizzare la gestione del rischio associata a scelte di investimento sensibili e consapevoli. Ciò è stato infatti dimostrato dal primo studio di ANIA7che nel 2022 ha istituito una Commissione Permanente Sostenibilità dedita ad affrontare le tematiche ESG, in collaborazione con il Forum della Finanza Sostenibile. L’indagine compiuta sugli aderenti delle due istituzioni, per un totale di 21 compagnie di assicurazione e riassicurazione che coprono il 73% del marcato nazionale, ha fotografato lo stato dell’arte somministrando ai partecipanti un questionario ripartito in tre sezioni ovvero: aspetti generali e governance; investimenti; sottoscrizione dei rischi.
Ebbene, i risultati ottenuti confermano innanzitutto un’adesione piena dell’Insurance nazionale nella promozione della sostenibilità e delle tematiche ESG. Infatti, nella sezione dedicata alla governance circa il 62% delle rispondenti, ha affermato di aver istituto all’interno della propria struttura un’apposita funzione aziendale. Mentre l’81% ha dichiarato di far utilizzo di indicatori di sostenibilità per verificare il raggiungimento degli obiettivi ESG. Dalla Governance, dunque dalla sensibilizzazione e consapevolezza ai livelli dirigenziali, la seconda parte dell’indagine si è concentrata sull’attenzione degli investitori per la promozione delle politiche di investimento regolamentate dalla SFRD sulla finanza sostenibile. I dati evidenziano che i prodotti assicurativi, rientranti negli artt. 8 e 9, “Light Green” e “Dark Green” del regolamento sono collocati per l’81% dalle Compagnie, rappresentando il 67% del mercato in termini di premi. Si attesta invece al 73% il dato sull’inclusione dei criteri ESG nelle decisioni di investimento, mentre il 60% delle Compagnie prende in considerazione gli aspetti di sostenibilità con riferimento al portafoglio diretto. Complessivamente la disamina dell’indagine, evidenza un’adesione quasi totale alle politiche di sostenibilità, la cui principale motivazione deriva dal congruo ritorno economico-finanziario dell’investimento collocato associato all’impatto socio-ambientale.
Alla lotta al cambiamento climatico e la decarbonizzazione, 9 su 21 Compagnie hanno risposto di considerare la neutralità climatica “net-zero”, nei propri piani di investimento. Di esempio è la recente pubblicazione del primo piano “net-zero8” di Allianz, che punta a ridurre le emissioni del 50%, rispettando il percorso di riduzione di 1,5°C del riscaldamento globale. Il contributo di Allianz alla sfida climatica non è sconosciuto essendo uno dei maggiori assicuratori in termini di assicurazione dei parchi solari e in generale nelle energie rinnovabili, con la previsione di investire 20 miliardi di euro in produzione di energia pulita.
Insomma, la sfida dell’Insurance per la Transizione Ecologica, come visto, risulta ad horas spedita verso la concreta riduzione degli impatti inquinanti il che, oltre ad essere una corsa contro il tempo verso il rispetto dei termini e delle normative, rappresenta una concreta opportunità di sviluppo. Non a caso la rendicontazione ESG, agli occhi degli investitori, accresce di non poco la promozione della cultura verso la sostenibilità creando un mercato dalla domanda sempre più forte e soprattutto con una valutazione dei rischi prima sconosciuti. Lo scenario è quello di una rivoluzione velata che non comporta solo la diffusione del principio dello sviluppo sostenibile ma anche della diffusione di valori sociali di coesione e di rimozione delle diseguaglianze.
In questo sta il ruolo fondamentale delle Compagnie, perno centrale quanto fondamentale del sistema Italia, che attraverso le strategie Green possono implementare e circoscrivere l’esposizione di un’impresa nell’identificazione dei rischi al cambiamento climatico, settore in cui si registra un forte gap di protezione dai rischi naturali nonostante l’alta esposizione della Penisola, nonché collocare prodotti per le energie rinnovabili e ancora nel risk assessment, avvantaggiando le Compagnie nei settori in cui sono esposte. Una sfida quella della Transizione Ecologica che il settore ha raccolto con favore ben potendo nel futuro operare in sinergia con l’innovazione tecnologica dell’IA, degli Smart Analytics e dell’IoT per un’efficienza operativa e gestionale dei rischi ambientali.
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