La sostenibile ricchezza alimentare della dieta mediterranea si studia a Pollica, ricordando Angelo Vassallo     

di Claudia Ceccarelli

31/08/2020

L’unico Boot Camp in presenza di quest’anno, organizzato da Future Food Institute di Bologna e dalla FAO, con il patrocinio dell’Ue, si svolgerà in Italia, a Pollica nel cuore del Cilento dal 6 al 12 settembre. Avviati nell’estate del 2019 con esperienze formative a New York, Giappone e Islanda, i Boot Camp sono rivolti a gruppi di “Climate Shapers”, ragazze e ragazzi che vogliono farsi promotori di un messaggio di sostenibilità proponendo soluzioni concrete per combattere la crisi climatica, a partire dai sistemi agroalimentari.

“In questi Boot Camp il cibo è al centro della scena – spiegano gli organizzatori –. Per questo sono unici. I partecipanti sono incoraggiati a includere le scelte alimentari nella lotta al cambiamento climatico. Imparano ad adottare un approccio olistico e ad esaminare soluzioni sistemiche.”

Rispondere alla crisi climatica in atto, secondo gli esperti della Fao, comporta un approccio a due livelli: uno fondato sulla mitigazione, ovvero la riduzione delle emissioni di gas serra nell’atmosfera, l’altro sull’adattamento, per imparare a gestire in modo sostenibile le conseguenze dei cambiamenti ormai avviati.
I giovani Climate shapers, ragazzi italiani, ma anche provenienti dall’America, dall’Africa, oltre che da altri paesi dell’Ue, si ritroveranno a Pollica per forgiare i loro strumenti teorici e tecnici e diventare così promotori di un modo di vivere, ma, soprattutto, di produrre e consumare rispettosi dell’ambiente. Perché mancano solo dieci anni per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 dell’Onu, e ora occorre imprimere una forte accelerazione, che sarà la cifra di questa Decade of action.

Quello che scegliamo per alimentarci è una questione cruciale, per la quale tutti possiamo dare un contributo.
Secondo i dati della Fao, più dei 2/3 delle emissioni di gas serra sono causati dai sistemi agroalimentari e il 75% dei terreni coltivabili oggi è degradato. Si stima poi che ogni persona seguendo una dieta di tipo occidentale consumi fino a 3.500 litri di acqua al giorno in maniera indiretta (ovvero l’acqua necessaria alla produzione dei cibi). Accanto a questo, la povertà alimentare nel mondo è in crescita: nel 2018 circa 820 milioni di persone hanno sofferto la fame, nove milioni in più rispetto al 2017. Ma senza andare troppo lontano, l’Istat ha rilevato che nel 2019 l’1,5% delle famiglie italiane ha manifestato segnali preoccupanti di insicurezza alimentare, mentre da una ricerca della Coldiretti, condotta sulla base dei dati Eurostat, emerge che più di un italiano su dieci non ha avuto le risorse per garantirsi un pasto adeguato almeno ogni due giorni, una delle situazioni peggiori all’interno dell’Unione europea.  E ancora non conosciamo nel dettaglio gli effetti del Covid 19 su questo già fragilissimo e squilibrato sistema.

In termini di impatto ambientale modificare il modello di produzione agroalimentare costituisce davvero una sfida epocale. E se alle volte dati e cifre così importanti possono scoraggiare, o addirittura ingenerare un sentimento di impotenza nel singolo, teniamo presente che il 25% dell’impatto che ciascuno di noi ha sull’ambiente dipende dalla nostra alimentazione (che peraltro incide in modo significativo anche sulla salute del nostro corpo).
 
Adottare nuove soluzioni per una alimentazione sostenibile vuol dire, dunque, supportare e formare i produttori nella riduzione dei consumi idrici, nell’abbandono delle sostanze chimiche nocive che impoveriscono i terreni, nella tutela della biodiversità e, al contempo, informare correttamente e sensibilizzare i consumatori nella scelta di prodotti a basso impatto ambientale in un quadro di lotta allo spreco alimentare.
Nella suggestiva cornice del Parco archeologico di Velia, nel pieno rispetto delle norme anti-Covid, si alterneranno docenti universitari e ricercatori del Cnr per affrontare tutti questi temi in una chiave di proposte concretamente realizzabili qui ed ora, in base alle conoscenze scientifiche ed alle opportunità tecnologiche che sono già disponibili.
 
E la scelta di Pollica come sede del Boot Camp 2020 non è casuale. Il piccolo comune campano rappresenta infatti “il perfetto simbolo della dieta mediterranea, con una forte produzione di prodotti agricoli come uva da vino, olive, cereali e frutta – sottolineano gli organizzatori – e uno stile di vita basato su abilità, conoscenze, riti e tradizioni, centrato sulla condivisione e il consumo di cibo in un perfetto equilibrio tra foodscape (paesaggio alimentare) e food identity (produzione tipica locale).”

Nel decennale della scomparsa di Angelo Vassallo, il Sindaco pescatore di Pollica, morto il 5 settembre del 2010 in circostanze violente e ancora oscure, un‘occasione per rendere omaggio alla sua figura ed alla sua memoria e per celebrare insieme i dieci anni del riconoscimento della Dieta Mediterranea come patrimonio dell’Unesco che proprio a Vassallo, che se ne era fatto promotore nel 2007, è stato intitolato.

Uscirà il 3 settembre il libro La verità negata. Chi ha ucciso Angelo Vassallo il sindaco pescatore, scritto da Dario Vassallo, fratello di Angelo, e da Vincenzo Iurillo, giornalista de “Il Fatto quotidiano”, edizioni PaperFIRST/Il Fatto, per tentare di fare chiarezza sull’atroce delitto rimasto senza colpevoli, per il quale è stata anche proposta l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta.
 

Tag:  Angelo VassalloBoot Camp di PollicaClimate shaperDieta mediterranea patrimonio UnescoFAO (Food and Agriculture Organization)Future Food InstituteSostenibilità ambientalesostenibilità del sistema agroalimentare

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