Larry Fink: "Costruire un mondo a impatto zero"

di Redazione

26/01/2021


In questa lettera ai CEO, Larry Fink, Chairman e CEO di BlackRock, illustra come la transizione energetica, inclusa la vasta adozione di un approccio a impatto zero, ridefinirà in modo profondo l'economia globale. La pubblichiamo consapevoli dell’influenza che da sempre hanno i suoi interventi nella definizione delle nuove forme di capitalismo all’insegna della sostenibilità.
Ecco un estratto:


“La pandemia ha innescato la più grave contrazione globale dalla Grande depressione e il crollo più veloce dei mercati azionari dal 1987, ma le conseguenze sono state assai variabili: se alcuni settori, in particolare quelli dipendenti dall’interazione fisica tra le persone, hanno sofferto, altri hanno prosperato. Ma per quanto la ripresa del mercato azionario appaia promettente per la crescita in un contesto di progressiva remissione della pandemia, attualmente siamo ancora in una situazione di devastazione economica dove la disoccupazione è molto elevata, le piccole imprese rischiano ogni giorno di chiudere i battenti e in tutto il mondo vi sono famiglie che fanno fatica a pagare l’affitto e a comprare generi di prima necessità.
 
La pandemia ha inoltre accelerato trend più profondi, dalla crisi sempre più grave dei sistemi pensionistici alle disuguaglianze sistemiche. Durante l’anno, l’emergenza sanitaria si è scontrata con un’ondata storica di proteste per la giustizia razziale negli Stati Uniti e in tutto il mondo, mentre di recente ha esacerbato le tensioni sulla scena politica statunitense, dove in questo mese abbiamo visto l’alienazione politica, alimentata da menzogne e opportunismo politico, sfociare nella violenza. Gli eventi del Campidoglio ci ricordano duramente quanto possa essere vulnerabile e prezioso un sistema democratico.
 
Malgrado tutta l’oscurità degli ultimi dodici mesi, non sono mancati segnali di speranza: abbiamo visto società che hanno lavorato con coraggio e convinzione al servizio dei propri stakeholder e aziende pronte a innovarsi per non interrompere la distribuzione di generi alimentari e merci durante i lockdown. Il mondo imprenditoriale si è mosso per sostenere le organizzazioni non profit che assistono i bisognosi. In uno dei grandi trionfi della scienza moderna, sono stati messi a punto diversi vaccini in tempi record. Molte società hanno inoltre risposto agli appelli per l’equità razziale, anche se resta ancora molto da fare per mantenere questi impegni. Ma l’aspetto che più colpisce, è come nel mezzo dei profondi sconvolgimenti del 2020 le imprese si siano mosse con decisione per affrontare il rischio climatico.
 
Credo che la pandemia ci abbia posto di fronte a una tale crisi esistenziale – richiamo così forte alla nostra fragilità – da indurci ad affrontare con maggiore determinazione la minaccia globale del cambiamento climatico, destinato, come la pandemia, a cambiare le nostre vite. Il virus ci ha ricordato come le crisi più gravi, siano esse sanitarie o ambientali, richiedano una risposta globale e ambiziosa.
 
L’anno scorso non abbiamo sperimentato solo i crescenti effetti fisici del cambiamento climatico, con incendi, siccità, inondazioni e uragani, ma anche le prime conseguenze finanziarie dirette, con le società energetiche costrette, a causa del clima, a svalutazioni miliardarie su asset che non potranno essere valorizzati e i regolatori impegnati a valutare il rischio climatico nel sistema finanziario globale. Aumenta inoltre l’interesse per la grande opportunità economica che deriverà dalla transizione, alla ricerca di soluzioni per realizzarla in modo giusto ed equo. Tra le priorità dei nostri clienti, il rischio climatico occupa in assoluto il primo posto, ogni giorno riceviamo domande su questo tema.
 
Un cambiamento immane e sempre più rapido

A gennaio dello scorso anno scrivevo che il rischio climatico è il rischio di investimento, e che non appena i mercati avessero iniziato a scontare il rischio climatico nel valore dei titoli avremmo assistito a una riallocazione fondamentale dei capitali. Poi è arrivata la pandemia, e a marzo l’opinione più diffusa era che la crisi avrebbe distolto l’attenzione dal clima. Invece è successo esattamente il contrario e la riallocazione dei capitali ha subito un’accelerazione ancora più rapida di quanto avessi previsto.
 
Da gennaio a novembre 2020, gli investitori in fondi comuni ed ETF hanno investito globalmente $288 miliardi in asset sostenibili, con un incremento del 96% rispetto a tutto il 2019.1Siamo all’inizio di una transizione lunga ma in rapida accelerazione, che si dispiegherà per molti anni e trasformerà i prezzi delle attività finanziarie di ogni tipo. Adesso sappiamo che il rischio climatico è il rischio di investimento. Ma siamo anche convinti che la transizione climatica rappresenti un’opportunità di investimento storica.
 
Essenziale, per questa transizione, è stato il crescente livello di disponibilità e accessibilità delle soluzioni di investimento sostenibile. In un passato non troppo lontano, costruire un portafoglio attento al clima era un processo assai difficoltoso, alla portata solo dei maggiori investitori. Ma la creazione di investimenti indicizzati sostenibili ha consentito una forte accelerazione dei capitali verso società più pronte ad affrontare il rischio climatico.
 
Oggi siamo alle soglie di un’altra trasformazione. Grazie al progresso delle tecnologie e dei dati, le società di asset management possono offrire portafogli di indici su misura a un pubblico molto più vasto, un’altra possibilità che un tempo era riservata solo ai maggiori investitori. Con un numero sempre più elevato di investitori decisi a scegliere le società orientate alla sostenibilità, assisteremo a un’ulteriore accelerazione dell’immane cambiamento in atto. E poiché questo processo avrà un enorme impatto sull’allocazione dei capitali, i manager e i consigli di amministrazione dovranno valutarne gli effetti sul titolo della propria società.
 
Oltre a innescare un cambiamento nel comportamento degli investitori, il 2020 è stato un anno fondamentale anche per la risposta politica al cambiamento climatico. Nel 2020, Unione europea, Cina, Giappone e Corea del Sud hanno assunto impegni storici per raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica. Con l’impegno degli Stati Uniti, rientrati, la settimana scorsa, negli Accordi di Parigi, 127 governi – responsabili di oltre il 60% delle emissioni globali – stanno giá implementando l’impegno a raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica o perlomeno si stanno orientando verso questa direzione. L’interesse continua a crescere e nel 2021 diventerà ancora più pressante, con notevoli implicazioni per l’economia globale.

Per leggere il testo integrale della lettera consultare il sito ufficiale di BlackRock.
 

Tag:  BlackRockimpatto zeroLarry Finksostenibilità

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