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Le foreste sono una ricchezza e l'Italia sta (finalmente) imparando a riconoscerla
Le foreste sono una ricchezza e l'Italia sta (finalmente) imparando a riconoscerla
di Giovanni Franchini
18/01/2021
Foto di Duernsteiner da Pixabay
Una foresta è una ricchezza non solo in termini ambientali, ma economici.
Oltre a benessere e buon vivere, un bosco è uno straordinario moltiplicatore economico, capace di generare Pil e innovazione, ma solo se ci si rende conto delle sue potenzialità e si impara a valorizzarlo utilizzando ad esempio la tecnologia e lasciandosi ispirare da principi avanzati e moderni come l'economia circolare.
Una foresta infatti, oltre a produrre beni alimentari e costituire un habitat alle attività agrosilvopastorali, offre uno straordinario contributo alla lotta al cambiamento climatico, salvaguarda la biodiversità e il paesaggio, può produrre energie rinnovabili, depurare l'acqua, limitare la desertificazione dei suoi, offrire un contributo decisivo alla difesa idrogeologica, prevenendo le calamità naturali, oltre a costituire un eccezionale presidio di conservazione storica, turistica e ricreativa. Non a caso la foresta, proprio per la sua multifunzionalità è tutelata nell'ambito legislativo più alto, quello della Costituzione.
Secondo l'ultimo rapporto
Symbola
, L’Italia è oggi con 11,4 mln di ettari e il 38% della sua superficie territoriale, il secondo tra i grandi paesi europei per copertura forestale. Ogni anno le foreste italiane sottraggono dall’atmosfera circa 46,2 mln di tonnellate di anidride carbonica, che si traducono in 12,6 mln di tonnellate di carbonio accumulato. E se in città le piante possono ridurre le temperature e rimuovere ozono e polveri sottili, queste ultime in gran parte responsabili delle 60mila morti premature che ogni anno avvengono in Italia a causa dell’inquinamento atmosferico, è proprio nei grandi appezzamenti boschivi che il nostro paese ha una formidabile occasione di giocare un ruolo da protagonista in un futuro sostenibile.
Una delle ricchezze sostenibili delle foreste
, se non la principale
è la biomassa
. Creata dal processo chimico naturale della fotosintesi, la biomassa vegetale è una fonte di energia rinnovabile a tutti gli effetti, primo tra i quali la neutralità climatica, che significa attribuire zero emissioni di gas serra all’utilizzo di un certo materiale. Nel caso della biomassa, il concetto è basato sull’ipotesi che il carbonio rilasciato durante la combustione non contribuisca ad aumentare la concentrazione di CO2 in atmosfera, ma venga riassorbito con la ricrescita della vegetazione. Questo assorbimento non accade nel caso dei combustibili fossili, dato che i tempi per la loro formazione sono molto più lunghi.
Il bosco energetico, insomma è oramai chiaro a tutti, e soprattutto alle aziende più lungimiranti che non a caso iniziano a investire pesantemente nelle foreste. È il caso di
Luxottica
, il gruppo italiano che produce e distribuisce occhiali in cinque continenti che proprio nella sede del suo principale stabilimento produttivo di Agordo, nel bellunese ai piedi delle Dolomiti, sta effettuando
il più grande intervento di ripristino mai intrapreso da una azienda privata nelle aree più colpite da Vaia
, la tempesta che nel 2018 causò una devastazione imponente sulle Dolomiti e Prealpi venete che causò 8 morti e danni per due miliardi di euro.
Il progetto di Luxottica si sviluppa su un'area di trenta ettari con lo scopo di mettere in sicurezza il suolo, prendendosi cura di oltre 15 mila alberi e piantandone altri duemila, con l'obiettivo di rigenerare la foresta e avviare un processo di cattura e conservazione di Co2 e di economia circolare utilizzando il legname e la vegetazione per la produzione di energia rinnovabile e pulita, che servirà sopratuttto per alimentare l'impianto a biomassa solida (cippato forestale, sfalci e potature) che già alimenta lo stabilimento, e che fornisce energia anche alla rete nazionale mediante una partnership con Enel già dal 2017.
Ma la tempesta Vaia non costituisce un ricordo e un desiderio di rivincita solo per Luxottica. C'è anche una startup nata di recente, dal nome proprio di
Vaia
, che si pone lo stesso obiettivo:
rigenerazione e rinascita della foresta ed economia circolare mediante la realizzazione di prodotti a base di legno.
Vaia Cube
sono degli amplificatori per smartphone in legno degli alberi abbattuti dalla tempesta, realizzato in 100% naturale, collaborando con falegnamerie e artigiani delle zone colpite.
L’obiettivo? Far rivivere le foreste colpite piantando un nuovo albero per ogni amplificatore venduto. I fondatori della startup sono tre giovani under-30, Federico Stefani, Paolo Milan e Giuseppe Addamo, inseriti nella classifica Forbes Italia “100 NumberOne – L’Italia dei giovani leader del futuro”.
"Il Vaia Cube è realizzato artigianalmente, ogni pezzo è unico – afferma il fondatore
Federico Stefani
– Al di là del prodotto però, ciò che ci sta a cuore è contribuire a una visione per il futuro. La nostra mission è realizzare oggetti utili, sia per le persone che per la natura, recuperando materie prime provenienti da luoghi colpiti da calamità naturali. A cominciare, appunto, dagli alberi abbattuti da Vaia sulle Dolomiti".
La vera forza di Vaia, però, è il modello di business che propone uno schema nuovo, per cui produrre non significa depauperare l’ecosistema ma invece ripristinarne le risorse naturali compromesse, restituendo loro dignità. Vaia infatti destina una parte dei ricavi alla ricostituzione dell'ecosistema esistente prima del disastro ambientale. E nel corso del 2020 ha già eseguito diverse piantumazioni.
"Anche solo un ettaro di bosco rappresenta un grande valore. Se possiedi un bosco e non sai come valorizzarlo, chiedi a noi". Giulia e Marco sono due amici che hanno in comune l’aver ricevuto in eredità da un parente una proprietà forestale. La loro storia è comune a molti. Dover gestire proprietà, terreni dei propri genitori, nonni, parenti. In molti casi, le proprietà forestali ricevute in eredità, vengono viste come un peso, un problema sconosciuto, per il quale non si trova una collocazione che permetta di gestire il bene in modo sostenibile (quindi che non rappresenti solo un costo).
“Se il tuo problema è gestire un bosco, Forest Sharing è la soluzione”. Nata all'interno dell'incubatore dell'Università di Firenze,
Forest Sharing
è
un marketplace che ha l'obiettivo di far incontrare domanda di lavoro qualificato nei boschi con l'offerta di proprietari che non hanno tempo o competenze per occuparsene
, generando valore da boschi che altrimenti sarebbero abbandonati o non gestiti.
"In passato - dicono i fondatori di Forest Sharing esistevano proprietà forestali di ampie superfici, gestite e valorizzate: oggi il nostro territorio è caratterizzato da proprietà forestali di piccole dimensioni, date le successive divisioni ereditarie, senza che nessuno abbia trovato l’interesse di ricostituire una proprietà unica e più estesa: i costi di gestione di una piccola proprietà sono molto elevati per tutte le operazioni in bosco (rilievo caratteristiche, interventi colturali, manutenzione viabilità, etc). Per valorizzare il nostro patrimonio serve un’azione di pianificazione integrata, che metta insieme le opportunità produttive dei boschi con moltissime altre opportunità che le nostre foreste ci offrono, come ad esempio attività ricreative all’aperto, le protezione dell’ambiente e espressione di servizi ecosistemici. Questo è possibile solo passando attraverso un accorpamento delle proprietà, per ricostruire un sistema forestale complesso. È importante che i proprietari dei boschi si sentano responsabili di tutto ciò; nello stesso tempo Forest Sharing permette di liberarsi dal peso della gestione, nei suoi aspetti tecnici ed operativi, permettendo di ridare un’opportunità al proprio bosco, generando valore e portando al proprietario una rendita economica ed ambientale, misurata in riferimento alle caratteristiche del bosco stesso".
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boschi e foreste
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