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Le vie del sughero sono infinite
Le vie del sughero sono infinite
di Giovanni Franchini
30/01/2020
Le prime testimonianze risalgono al V Secolo a.C. Un'anfora ateniese con un tappo in sughero. I Romani invece, ci fabbricavano suole per sandali, ma non è stata una loro idea, lo avevano imparato dagli Etruschi. Più tardi i portoghesi, terra di foreste di Quercus Suber, l'albero di sughero, vi avevano rivestito le parti più esposte delle caravelle che andavano alla scoperta del nuovo mondo.
Forse non c'è materiale al mondo più utilizzato e riutilizzato del sughero, da sempre prodotto nel bacino del Mediterraneo, grazie alle foreste del Portogallo, Spagna, del sud della Francia, in Corsica, Sardegna, e Sicilia, nella Maremma grossetana e in alcuni paesi del Nordafrica. Tutte zone ricche di sugherete, che insieme assicurano circa trecentomila tonnellate (di cui 15 mila in Italia e 12 mila solo in Sardegna) di un materiale naturale dalle applicazioni infinite.
E senza timore di esaurire le risorse: una quercia da sughero può vivere fino a duecento anni, durante i quali il sughero può essere prelevato dalle 15 alle 18 volte, senza danneggiare l’albero. Che ha una corteccia che si autorigenera successivamente a ogni estrazione. Anche per questo le sugherete sono una preziosa risorsa ecologica: costituiscono un habitat naturale per diverse specie animali e assorbono oltre 14 milioni di tonnellate di CO2 l'anno, contribuendo decisamente alla diminuzione dei gas serra.
Oggi chi pensa al sughero visualizza i classici tappi di vino e spumante, ma i suoi impieghi sono molti e la sua filiera produttiva è un esempio di economia circolare, purché si riesca a correggere le storture del modello di consumo contemporaneo, finalizzato alla produzione di rifiuti e al loro invio alle discariche. Soltanto per restare ai tappi, ogni anno ne vengono prodotti nel mondo oltre 12 miliardi e la gran parte di questi vengono poi gettati nella spazzatura indifferenziata. In Italia sono circa ottocento milioni i tappi gettati. Uno spreco insensato e inestimabile se solo si pensa a tutti i riutilizzi possibili di questo materiale.
Amorim Cork, multinazionale portoghese della produzione di tappi in sughero, con filiale italiana nel trevigiano, attraverso la campagna Etico che vede la partecipazione di 40 onlus, ritira ogni anno più di cento tonnellate di tappi, per riconvertire il materiale in molti altri ambiti, a cominciare dalla bioedilizia, settore dove il sughero è apprezzato per le sue proprietà di isolante acustico e termico, resistenza a temperature elevate, ignifugo e impermeabile a liquidi e gas, elastico e comprimibile, ipoallergenico, antiurto, flessibile, morbido al tatto, ultraleggero. Una vera manna, e del tutto naturale, per le aziende del settore.
Di sughero impiegato in bioedilizia si occupa la marchigiana Sace, leader nel settore della produzione di materiali edili come pannelli isolanti, pannelli per tetti ventilati, e supporti per il riscaldamento da pavimento. La Sace utilizza il sughero fin dagli anni ‘70: ha cominciato nel calzaturiero, con i fondi e le zeppe per calzature e di recente ha creato altre branche produttive, sempre con il sughero protagonista. L’ultimo è nel settore nautico, con il Marine Cork, un materiale del tutto simile al teak che riveste le barche, ma molto più leggero, fattore importantissimo per le barche da regata, materiale che inoltre si è rivelato ottimo anche per i bordi piscina. Attualmente sono cinque le linee di progettazione e produzione di Sace che vedono il sughero protagonista: l’edilizia, la nautica, le calzature con moda e pelletteria, i semilavorati, gli arredi e i complementi.
Riutilizzo, riciclo e reimpiego sono le parole d’ordine anche della Diasen di Sassoferrato, sempre nelle Marche, che produce isolanti per interni ed esterni ed è una delle aziende più green oriented: la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, a Ecomondo 2018, ha inserito Diasen tra le dieci eccellenze italiane dell’edilizia sostenibile per l’innovazione del termocappotto base sughero Diathonite Thermactive. Con gli scarti e i sottoprodotti della manutenzione delle sugherete italiane si possono produrre anche pannelli termoisolanti ecologici e biodegradabili in fibra di legno e sughero.
Dalla bioedilizia agli arredi il passo è breve. Suber, progetto di Amorim Cork, unisce in un circuito di economia circolare che unisce sughero e design. Con la granina dei tappi usati realizza una nuova materia prima seconda perfetta per l’ideazione e realizzazione di oggetti di alto design: sistemi di illuminazione, tavolini, sedute, portaombrelli e appendiabiti.
Altro progetto interessante è quello di GreenCorks che coinvolge le scuole nella raccolta dei tappi e utilizzare la granina in sughero per produrre lampade, tavolini, sgabelli, pouf, portabottiglie refrigeranti, elementi di decoro e composizioni d’arredo.
E il futuro? Parlerà sempre di più la lingua del sughero. Soprattutto nelle startup. Ad Alghero, proprio dove si trova il cuore della produzione del sughero (il 90% della produzione italiana, pari a 150 milioni di euro l’anno), la startup Alterego di Luca Oggiano, surfista laureato al Politecnico di Torino, lo utilizza per produrre tavole da surf: “Immaginiamo e realizziamo tavole sostenibili e performanti, più leggere, capaci di flettere in maniera unica, dotate di un ammortizzatore dell’impatto derivante dall’impiego del sughero, che è il nostro fiore all’occhiello”.
Sempre in Sardegna, Cork and Coral, ideata dall’imprenditore di Tempio, Dario Musselli, utilizza il sughero e il corallo, risorse interamente sarde, per la produzione degli elementi delle automobili attualmente prodotti con la plastica. Infine, la startup Acbc di Gio Giacobbe ed Edoardo Iannuzzi, cervelli italiani espatriati a Shanghai e a Londra, hanno da poco lanciato, grazie ai fondi del portale di crowdfunding mondiale Kickstarter, la Made2Share, una scarpa sneaker realizzata con materiali naturali come le fibre di Tencell e Piñatex, la schiuma di alga Bloom, la gomma di bambù e il sughero, elementi, dicono, di una scarpa “interamente sostenibile”.
Sì, le vie del sughero sono davvero infinite.
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