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L'economia circolare passa dal cassetto: tira fuori il vecchio smartphone e rigeneralo
L'economia circolare passa dal cassetto: tira fuori il vecchio smartphone e rigeneralo
di Andrea Begnini
06/04/2021
Foto di RitaE da Pixabay
Gli studi del gruppo di lavoro che fa capo al professor
Jan Zalasiewicz
hanno provato a calcolare
il peso degli esseri umani sul nostro pianeta
. Risultato? 400 milioni di tonnellate, per approssimazione. Poi hanno pesato tutti gli animali che l'essere umano alleva per se stesso, tutte le coltivazioni e le costruzioni di ogni genere come le macchine, gli oggetti, e i materiali ormai conferiti in discarica. La conclusioni sono essenzialmente due:
oggi sulla terra ci sono più chili di costruzioni, macchine e discariche che chili di materia vivente
; se l’umanità sparisse domani, lascerebbe dietro di sé trentamila miliardi di tonnellate di oggetti e costruzioni, ovvero quella che viene chiamata
tecnosfera
(ne abbiamo parlato
qui
): circa 50 kg per metro quadrato del pianeta.
Tra i materiali e le produzioni umane che meno trovano occasione di riciclo e riuso nell'economia circolare ci sono
senz'altro
i rifiuti elettronici ed elettrici (RAEE)
, con tutto che, per restare in Italia, nel 2020 ne sono state raccolte 365.124 tonnellate segnando una crescita del 6,4% rispetto alla raccolta 2019. Il problema di questi materiali, aldilà della loro raccolta, riguarda
le modalità per integrarli in una filiera produttiva di valorizzazione delle tante componenti ancora riutilizzabili presenti
.
Computer, frigoriferi e forni a microonde agli angoli delle strade, telefoni cellulari e televisori mescolati ai rifiuti generici: in Italia il 60% circa di questa messe di assemblati tecnologici finisce disperso al di fuori dei corretti canali di conferimento e recupero. Si calcola che per ogni abitante ne vengano smaltiti illegalmente 8 chilogrammi l’anno di contro ai 4 correttamente riciclati. Eppure
la spazzatura elettronica costituirebbe una miniera per l’estrazione di terre rare e metalli strategici
. Si calcola che all'interno di uno smartphone ci siano almeno 55 grammi di materia che, per essere prodotta, passa dell’estrazione diretta dalla terra e di almeno una quindicina di minerali: tutti elementi la cui privazione scompensa l’ecosistema naturale, anche per i processi inquinanti che occorrono per tirarli fuori. In un normale display, per esempio, sono impiegati lo stagno e l’indio per generare un ossido in grado di veicolare l’energia elettrica mentre il vetro è realizzato con un composto di ossido d’alluminio e silice. Il colore, poi, è dato dalla presenza di terre rare come l'ittrio, il praseodimio, il gadolinio o il terbio. Nella batteria del cellulare viene adoperato il litio, assieme a cobalto, alluminio e carbonio, mentre all’interno del cellulare il materiale più impiegato è il rame, utile per il cablaggio del telefono, assieme all'oro e all'argento dedicati ai componenti microelettronici. E, poi, ancora, il nichel e il silicio nei microprocessori, fosforo, antimonio e gallio per gli altoparlanti, argento, rame e stagno per le saldature, e via dicendo.
Dal 2010, i consorzi
Ecoped
(per la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche-RAEE, pile e accumulatori-RiPa) e
Ridomus
(per il trattamento dei rifiuti da caldaie e condizionatori) hanno organizzato
il disciplinare EcoGuard per tracciare e certificare tutte le fasi della filiera fino al momento in cui le risorse naturali ricavate dai rifiuti tornano come materie prime seconde in nuovi cicli produttivi
. Il disciplinare agisce sul ciclo raccolta-smaltimento dei RAEE minimizzando le dispersioni dei componenti e delle sostanze dei prodotti pericolosi, massimizzando il riciclo, garantendo logiche etiche e vigilando sulle tecniche di recupero per la sicurezza dei lavoratori. Ma la vera novità sul mercato è senz'altro quella che riguarda
telefoni e computer rigenerati, ricondizionati o refurbished, prodotti che tornano a nuova vita per essere rivenduti dopo essere stati ispezionati e riparati, entrando nel circuito dell'economia circolare
. Il vantaggio in termini economici per i consumatori è che normalmente questi device vengono venduti con uno sconto sul prezzo originale che può andare dal 30% al 60%. Ma è anche l'ambiente a trarne beneficio, dato che si tratta di prodotti che non finiscono nel processo di smaltimento e dunque in discarica, ma rientrano sul mercato attraverso nuovi canali. I vantaggi sono moltissimi a cominciare dalla diminuzione delle emissioni di CO2 che nel giro di 10 anni, solo per la produzione degli smartphone, si prevede che subiranno un incremento del 730%. In questo senso, dal 2016 Apple ha lanciato un programma di vendita globale di iPhone rinnovati e anche Amazon ha aperto una sezione e-commerce dedicata ai dispositivi ricondizionati. E si stanno moltiplicando servizi come quelli offerti da
Secondhand Mobile
che
propongono smartphone, pc, tablet e smartwatch usati offrendo ritiro dell'usato, garanzia, polizza Kasko e assistenza continua anche su apposita app
.
Per quanto riguarda, invece,
il recupero dei materiali preziosi presenti nei device digitali
, esiste una filiera nazionale chiamata
ROMEO
(Recovery Of MEtals by hydrOmetallurgy), il cui primo impianto pilota in Italia è stato realizzato da
ENEA
nei pressi di Roma. L'impianto lavora sul recupero di oro, argento, platino, palladio, rame, stagno e piombo dai RAEE attraverso l'idrometallurgia, garantendo una riduzione dei costi energetici rispetto alle altre tecniche estrattive, il trattamento delle emissioni gassose per ridurre l'impatto sull'ambiente, il trattamento delle schede elettroniche che non richiede alcun processo di triturazione, le possibilità di trattare anche solo piccole quantità di rifiuti, di definire il livello di purezza del metallo recuperato e di ottenere una resa del 95% nel processo di estrazione.
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