L'economia circolare Ue non decolla: in 2 anni -0,5%

di Andrea Begnini

08/04/2022


Molte materie prime mancano e, quando si trovano, i prezzi vanno alle stelle. Le responsabilità sono varie: l'aumento della domanda, che è crescente; la crisi climatica, che diminuisce la capacità degli ecosistemi di offrire risorse e aumenta alcuni bisogni; la pandemia, che ha imposto una lunga battuta d'arresto all'economia globale; il conflitto in Ucraina, che ha esasperato la fragilità energetica dell'Europa. La soluzione esiste e si chiama economia circolare. Ma ancora non decolla. 

I dati globali, sotto questo profilo, parlano chiaro: tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è sceso dal 9,1% all'8,6%. Negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti di oltre l'8% (superando i 100 miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno), a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3% (da 8,4 a 8,65 miliardi di tonnellate). Anche l'Italia non ha centrato l'obiettivo del disaccoppiamento tra crescita economica e uso delle risorse. Ciò significa che Pil e consumo di materiali viaggiano in parallelo: la ripresa del 2021 mostra come i due valori si stiano riportando sugli stessi livelli precedenti alla pandemia. Eppure l'Italia è uno dei Paesi che tiene: nel quadro delle prime cinque economie europee si posiziona al primo posto per gli indicatori più importanti di circolarità, assieme alla Francia. È quanto emerge dal Rapporto Nazionale sull'Economia Circolare in Italia 2022, giunto alla sua quarta edizione. 

Realizzato dal Cen (Circular economy network), la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa, in collaborazione con Enea, il rapporto racconta come in media in Europa nel 2020 siano state consumate circa 13 tonnellate pro capite di materiali. Ma tra le cinque maggiori economie al centro dell'analisi di questo Rapporto (Italia, Francia, Germania, Polonia, Spagna) le differenze sono consistenti: si va dalle 7,4 tonnellate per abitante dell'Italia alle 17,5 della Polonia. La Germania è a quota 13,4 tonnellate, la Francia a 8,1, la Spagna a 10,3. Nel 2020 per nessuno dei cinque Paesi europei esaminati si è registrato un incremento nella produttività delle risorse. 

In Europa nel 2020, a parità di potere d'acquisto, per ogni kg di risorse consumate sono stati generati 2,1 euro di Pil. L'Italia è arrivata a 3,5 euro di Pil (il 60% in più rispetto alla media Ue). Il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo misura il contributo dei materiali riciclati alla domanda complessiva di materia. Nel 2020, ultimo anno di dati disponibile, il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo nell'Ue è stato pari al 12,8%. In Italia, sempre nello stesso anno, il valore ha raggiunto il 21,6%, secondo solamente a quello della Francia (22,2%) e di oltre 8 punti percentuali superiore a quello della Germania (13,4%). Spagna (11,2%) e Polonia (9,9%) occupano rispettivamente la quarta e la quinta posizione. Notizie positive per l'Italia anche sul fronte rifiuti. In Italia la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha raggiunto quasi il 68%: è il dato più elevato dell'Unione europea. Tra le cinque economie osservate, l'Italia è quella che al 2018 ha avviato a riciclo la quota maggiore di rifiuti speciali (quelli provenienti da industrie e aziende): circa il 75%, mentre per quanto riguarda i rifiuti urbani, nel 2020, l'Italia si attesta al 54,4%, a fronte del 47,8% registrato nell'Ue 27. Tuttavia, segnala il rapporto, ci sono settori in cui l'Italia è in netta difficoltà. Ad esempio l'eco innovazione, dove per investimenti siamo solo al 13esimo posto nell'Ue, con un indice di 79, mentre la Germania è a 154.
 

Tag:  Circular Economy Networkeconomia circolareRapporto Nazionale sull'Economia Circolare 2022riciclo

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