L’emergenza Covid-19 accelera l’economia circolare dei rifiuti sanitari

di Giovanni Franchini

26/03/2020

C'è un settore industriale che cresce durante questa emergenza coronavirus. Quella del recupero, riciclo e smaltimento rifiuti sanitari. Secondo gli ultimi dati e comunicati delle associazioni di settore, l'emergenza Covid-19 ha prodotto un incremento del 20%, in una sola settimana, di rifiuti come tamponi faringei, guanti in lattice e mascherine.

Tecnicamente i rifiuti sanitari fanno parte dei cosiddetti rifiuti speciali, per il cui smaltimento, riutilizzo e reimmissione nel circuito produttivo esistono normative stringenti (i rifiuti speciali si dividono in pericolosi o non pericolosi per l'uomo e l'ambiente) e aziende specializzate nella raccolta e trattamento specifico, tipologia per tipologia.

Attualmente la maggior parte dei rifiuti sanitari prodotti prende la via dei termovalorizzatori per diventare energia. La principale azienda specializzata del settore è la genovese Eco Eridania, primo attore europeo nella gestione dei rifiuti sanitari che delle 150-200 mila tonnellate di rifiuti speciali prodotti ogni anno in Italia, ne gestisce la metà, grazie alle sue 23 sedi sul territorio, gli ottocento camion, gli otto impianti e i 1500 dipendenti, per un fatturato di oltre 150 milioni l'anno per la sola gestione dei rifiuti speciali, di origine sanitaria e industriale, prevalentemente prodotti nella parte sanitaria, da asl e aziende ospedaliere.

Il trattamento dei rifiuti sanitari prevede rigidi protocolli. Quelli considerati pericolosi perché potenzialmente infettivi, devono essere messi in sacchi e poi in contenitori che vengono caricati e portati in impianti dedicati e autorizzati a smaltire questo genere di rifiuti, ovvero i termovalorizzatori, dove vengono bruciati producendo energia che viene immessa nella rete nazionale.

È tanto ma non si può ancora parlare di economia circolare. Per realizzare un ciclo virtuoso è necessario infatti che dall'incenerimento possa nascere non solo energia ma anche una materia, prima o seconda, da reimmettere nel processo produttivo.

Un ulteriore passo in avanti, quanto meno nell'accorciamento della filiera della raccolta, gestione e smaltimento, lo offre la riminese Newster System che ha recentemente brevettato un sistema per un macchinario tritarifiuti, da istallare in ogni azienda ospedaliera, che assicura anche la necessaria e prescritta per legge, preventiva sterilizzazione dei rifiuti sanitari. Una procedura che attualmente viene assicurata dagli smaltitori tradizionali che sono tenuti a osservare un rigido protocollo di confezionamento in contenitori speciali (sono quei cestini speciali che vediamo negli ospedali) che finiscono poi in grandi contenitori che vengono caricati nei camion diretti agli stabilimenti per l’incenerimento.

Il sistema brevettato dalla Newster System prevede invece un macchinario in grado di sterilizzare i rifiuti e di triturarli, direttamente in ospedale, mediante un procedimento che utilizza l'attrito generato dalla triturazione per generare calore fino a 150 gradi centigradi, che abbatte il rischio biologico. Al termine dello smaltimento resta un prodotto disidratato, completamente irriconoscibile, senza cattivi odori, ridotto dell’80% in volume e del 15% in peso. Questo permette di trasformare un rifiuto infetto e pericoloso in uno assimilabile al tradizionale rifiuto urbano, permettendo in questo modo una drastica riduzione di tutti gli spostamenti quotidiani per ritirare i rifiuti infetti e portarli all’incenerimento, senza considerare la maggiore sicurezza per tutti gli operatori della filiera dello smaltimento e, non ultimo, il conseguente risparmio economico.

L’applicazione della Newster System è attualmente in sperimentazione nella Cina post epidemia di Whuan dove ha trovato molto interesse per una recente legge cinese che incentiva lo smaltimento dei rifiuti in loco e analoghe sperimentazioni sono in corso su alcune navi da crociera, che con questo sistema guadagnerebbero spazio da sottrarre alle aree di stoccaggio. Ma è un sistema, chiariscono alla Newster “che protrebbe funzionare anche in ambito domestico, ad esempio nelle case dei malati o – guardando all’attualità – negli ospedali da campo che stanno nascendo in tutta Europa per affrontare l’emergenza Covid-19.

Chi invece punta decisamente verso l’economia circolare sono Stati Uniti e India. L’americana Terracycle, ex startup di Trenton New Jersey, fondata dal nerd ungherese TomSkazy nel 2001 e attualmente multinazionale del riciclo dei rifiuti secondo i principi dell’economia circolare, sta per lanciare un programma di riciclo dedicato specificamente agli ospedali riguardante gli oggetti da taglio in plastica, vetro e metallo che non possono essere sterilizzati e riammessi all’uso (come i bisturi e gli altri oggetti chirurgici che vengono invece sterilizzati per essere riusati), per essere riciclati.

In India invece gli scienziati del laboratorio chimico nazionale di Pune e dell’Istituto di tecnologia chimica di Mumbai hanno trovato il sistema per riciclare il gesso delle ingessature, o dei calchi in odontoiatria, materiali che sono considerati rifiuti sanitari non pericolosi ma che spesso lo stesso prendono la via dell’inceneritore.

Nella tecnica messa a punto a Mumbai tutti i residui di gesso vengono sterilizzati poi tramite un processo di triturazione a temperatura ambiente, viene prodotta una materia prima, il solfato di ammonio da utilizzare in agricoltura.

E qui siamo proprio in ambito circolare.   
 

Tag:  CoronavirusCovid-19economia circolareemergenza coronavirusrifiuti sanitari

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