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L’industria varesina è un modello di sostenibilità
L’industria varesina è un modello di sostenibilità
28/04/2021
Foto tratta dal sito dell'Unione degli Industriale della Provincia di Varese
L’industria varesina è ben più “circolare” della media italiana
. È quanto emerge dal Progetto
Analisi dei fabbisogni e modellizzazione formativa delle competenze manageriali per la circular economy
di
Fondirigenti
, il fondo interprofessionale per la formazione continua dei dirigenti, promosso da Confindustria e Federmanager, e realizzato in collaborazione con
Univa Servizi
, società di servizi alle imprese dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese.
I risultati dello studio sono stati presentati durante un webinar intitolato “Come integrare sostenibilità ed economica circolare nelle strategie aziendali”. A svolgerlo su un ristretto campione di imprese manifatturiere del Varesotto sono stati gli esperti di
Ergo Srl
, spin-off della Scuola Sant’Anna di Pisa specializzato nella gestione ambientale e nel management della sostenibilità.
Obiettivo dell’iniziativa di Fondirigenti e di Univa Servizi è quello di diffondere a livello nazionale una maggiore cultura manageriale per l’implementazione in azienda di strategie di economia circolare, partendo dall’esperienza del
sistema industriale varesino
dove, secondo gli ultimi dati Istat elaborati dall’Ufficio Studi di Univa,
l’81,5% delle imprese ha negli ultimi anni svolto almeno un’azione di sostenibilità ambientale o di responsabilità sociale
. L’idea, infatti, è proprio quella di partire dai migliori casi e dalle best practice aziendali e territoriali per supportare le imprese nella transizione ecologica muovendo dallo sviluppo di nuove competenze, attraverso la sensibilizzazione e la formazione dei dirigenti e delle figure aziendali apicali da coinvolgere in percorsi di innovazione basati sulle logiche dell’economia circolare.
Il distretto industriale varesino è sicuramente annoverabile tra queste realtà. Sempre secondo altre elaborazioni delle statistiche Istat effettuate dall’Ufficio Studi di Univa negli ultimi anni
il 66% delle imprese ha portato avanti almeno un’azione per ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività
. Di queste 1 su 4 già usa materie “prime seconde”, ossia scarti che recupera e reimmette nel processo produttivo. Gli investimenti sui fronti ambientali, in provincia di Varese, accelereranno nel corso del 2021. Se infatti nel 2020 la quota di imprese del Varesotto che ha investito in sostenibilità è stata pari al 29%, quest’anno il dato salirà al 40%, con un balzo in avanti di 11 punti percentuali. In testa si colloca il settore chimico-farmaceutico (89% delle imprese), seguito dal tessile e abbigliamento (44%), dalla gomma e materie plastiche (33%), dal metalmeccanico (27%). In tutti i tipi di imprese gli investimenti in sostenibilità sono destinati ad aumentare, arrivando, però, a toccare, nel corso dell’anno, diverse soglie: tra le grandi imprese farà investimenti green il 73% delle realtà del Varesotto, nelle medie il 54%, nelle piccole il 27%.
L’implementazione dell’economia circolare
è un aspetto fondamentale che caratterizza il fare impresa nella provincia di Varese. Gli esperti di Ergo Srl hanno calcolato che su una scala di misurazione dell’economia circolare che va da 1 a 100, mentre la media dell’industria italiana si ferma ad un modesto 26%, quella delle imprese varesine arriva al 46%, 20 punti percentuali in più.
I punti di forza della manifattura all’ombra delle Prealpi, dove le imprese raggiungono o superano il voto del 50%, sono
le fasi della produzione (50%), della gestione rifiuti (58%) e del design (55%)
, ossia del pensare in ottica ambientale sin dalla prototipazione e ideazione di un nuovo prodotto. Tra i punti di forza delle imprese varesine, le attività di ricerca e sviluppo per l’efficientamento energetico e l’ottimizzazione delle risorse, l’utilizzo di materie prime seconde e processi di alta qualità per garantire una lunga vita al prodotto, la cessione di scarti del processo produttivo come materia prima seconda o sottoprodotto per evitare che finiscano in discarica, la prevenzione nella creazione di rifiuti, i processi di recupero dell’acqua e del calore.
Sempre sopra la media nazionale, ma da migliorare in ottica di implementazione di economia circolare, sono invece le attività riguardanti
l’approvvigionamento (38%), la distribuzione (34%) e l’utilizzo dei prodotti (40%)
. In tali fasi i punti deboli su cui lavorare sono la comunicazione al cliente sulle modalità di gestione del prodotto a fine vita; l’adozione di criteri ambientali per la selezione dei fornitori e per la gestione della logistica con un maggior ricorso, ad esempio, a soluzioni di trasporto intermodale; l’introduzione di criteri ambientali nella selezione e nell’approvvigionamento del packaging.
Tag:
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