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Ma davvero non vedete la mucca nel corridoio?
Ma davvero non vedete la mucca nel corridoio?
di Paolo Marcesini
18/09/2021
Non la vedete eppure è lì, grossa, ingombrante, tranquilla. Di solito non sorridono, ma sono sicuro che la mucca nel nostro corridoio lo fa.
Voi non la vedete perché siete girati dall’altra parte. State tirando i dadi al Monopoli della Sostenibilità, il nuovo gioco di ruolo che fa diventare tutti più buoni grazie alle tre dimensioni della bontà, ambientale, economica e sociale.
Costruite alberghi in Piazza della Vittoria o Viale dei Giardini e passate indenni dal via senza andare in prigione perché usate le borracce al posto delle bottigliette di plastica in PET (che tra l’altro è l’unica plastica riciclabile al 100% riutilizzabile per usi alimentari) e magari girando le carte degli imprevisti e probabilità avete letto qualcosa degli SDGs, del Green New Deal, del ranking ESG. Avete anche letto il PNRR e sapete che i soldi tutto sommato ci sono. L’agenda di Parigi dice che il 2030 è vicino, ma la vera scadenza del lockdown planetario è il 2050. C’è tempo.
La mucca nel corridoio impassibile continua a sorridere.
Eppure stanno accadendo delle cose, per così dire, evidenti ed estreme. I cambiamenti climatici, le alluvioni, gli incendi fanno davvero paura, le bollette energetiche stanno diventando insostenibili, le materie prime sono sempre più care (tutte le materie prime, nessuna esclusa) e molti beni di consumo a scaffale nei nostri supermercati subiranno nei prossimi mesi degli aumenti in percentuali che possono superare anche le due cifre.
Siamo distratti dal dibattito sui green pass mentre l'Italia e l'Europa sono al bivio: riuscire a convincere istituzioni, enti locali, imprese e cittadini consumatori che la riduzione delle emissioni è l’unico investimento serio da fare sul futuro nostro e dei nostri figli oppure imporlo per legge, seriamente, dolorosamente, inevitabilmente.
Il nudge, la gentilezza, i Fridays for future stanno fallendo. Lo ha detto Mario Draghi, il nostro Presidente del Consiglio, in un videomessaggio al Forum delle Maggiori Economie sull'Energia e il Clima (Mef), promosso dal Presidente Usa Biden. "Con l'accordo di Parigi ci siamo impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. La maggior parte dei nostri paesi ha rinnovato questo impegno nelle recenti riunioni del G20. Tuttavia, dobbiamo essere onesti nei confronti di noi stessi: stiamo venendo meno a questa promessa. Se continuiamo con le politiche attuali, raggiungeremo quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro la fine del secolo con conseguenze catastrofiche”. Quali conseguenze catastrofiche? "Da un lato siamo determinati a percorrere questa transizione, dall'altro siamo determinati a proteggere, specialmente i più deboli, dai costi sociali che, come abbiamo visto ora con l'aumento delle bollette, potrebbero essere veramente significativi."
Detto più chiaramente, crisi climatica significa crisi economica. E a pagare saremo noi.
Se le parole hanno un senso, e lo hanno, queste sono parole pesanti, definitive, senza ritorno.
Il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, intervenendo nelle stesse ore alla Soft Power Conference di Venezia ha ricordato quello che con Italia Circolare ripetiamo ogni giorno: grazie all'economia circolare nell'Unione Europea potrebbero esserci 700 mila nuovi posti di lavoro in più entro il 2030. Ma servono azioni concrete e non quella che ha Sassoli definito "una vaga predicazione sulla sostenibilità". Le parole in questo caso hanno esaurito la loro funzione, servono adesso fatti concreti se vogliamo essere credibili con gli obiettivi ambiziosi del Fit for 55, il Piano europeo che punta ad un taglio del 55 per cento delle emissioni entro il 2030.
L’industria della moda, tutta la filiera dell’agroalimentare, il tema del costruire, ricostruire e dell’abitare sono al centro di questa "vaga predicazione sulla sostenibilità”.
Riflettono, sanno di dover cambiare ma mentre pensano esauriscono il consumo di risorse e di energia. Alcuni per fortuna agiscono perché hanno capito il vantaggio competitivo dell’economia circolare ma in tanti continuano a comprare solo borracce.
La mucca nel corridoio ci ricorda che il tema vero non è il paradigma comunicativo e sterile degli obiettivi di sostenibilità da inserire come buone pratiche nella rendicontazione non finanziaria dei bilanci di sostenibilità Il principio di realtà da cui non ci si può più sottrarre è la mancanza di materia. Non ne abbiamo più e quella che usiamo oggi è un furto realmente insostenibile e drammaticamente consapevole che facciamo ogni giorno al futuro del pianeta, il nostro futuro. Dobbiamo recuperare, rigenerare, riutilizzare la materia che ci serve. Dobbiamo bandire dal nostro vocabolario la parola “rifiuto” e realizzare un nuovo modello produttivo che combatte la cultura dello scarto in ogni sua scelta, quotidiana e di visione, grande e piccola.
La buona notizia è che lo sappiamo fare, la cattiva notizia è che non lo stiamo ancora facendo.
Intanto la mucca nel corridoio continua a sorridere, con una borraccia di alluminio attaccata a collo al posto del campanaccio.
Una mucca enorme ma invisibile agli occhi di chi non vuole vedere.
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Tag:
economia circolare
Fit for 55
sostenibilità
sostenibilità ambientale economica e sociale
Autori
Paolo Marcesini
Giornalista e direttore di Italia Circolare e di MEMO Grandi Magazzini Culturali, membro del Comitato scientifico di Symbola Fondazione per le...
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