La discarica deve essere lo strumento imprescindibile che consente di chiudere il ciclo della materia.
La Filippa è una discarica. Non mi dilungherò nel raccontarvela. Solo poche parole per collocarla nel tempo e nello spazio. Prende il suo nome "gentile" da una cascina a Cairo Montenotte, al confine tra Piemonte e Liguria, dove 60 anni fa era stata aperta una cava di argilla. Facevano mattoni, laterizi. Poi arriva l'intuizione dei fratelli Massimo e Carlo Vaccari, imprenditori liguri di quarta generazione: "I mattoni avevano cominciato a farli i nostri bisnonni, a fine Ottocento, a Valenza Po, in Piemonte e noi, come loro, siamo rimasti attaccati alla terra. Nel passato abbiamo scavato argilla, facendo dei buchi e ora, cogliendo un'opportunità di sviluppo, li riempiamo con materiali non pericolosi ricostituendo la morfologia e le condizioni di fruibilità dell'area. Quando la discarica sarà esaurita, in un'ottica di continua valorizzazione delle risorse, l'area diventerà un parco, con intorno cascine ristrutturate e abitate".
Questa insomma è la Filippa. Poi c'è l'altra storia. Chi ci segue la conosce bene, chi vuole scoprire un capolavoro e un modello di efficienza, sostenibilità, innovazione e coesione "a misura d'uomo" la capirà molto facilmente. Qua mi interessa ribadire e ricordare con forza un'impresa che prima di tutto è una promessa di sostenibilità mantenuta al suo territorio e a chi la abita. E al tempo stesso è la rivoluzione visionaria, moderna e circolare dei fratelli Vaccari che hanno aggiunto contenuti, proposte, progetti ad una mission identitaria che sta cambiando il concetto stesso di discarica in un esempio di Circular Economy che senza una chiusura del ciclo garantita dalla sua presenza ed efficienza, non sarebbe altrimenti possibile. La Filippa chiude il cerchio. Ovviamente deve essere e rappresentare un modello rigenerativo, misurabile, certificato e garantito. Solo così si diventa parte integrante e motore di sviluppo sostenibile di una comunità di persone. È così che si passa dall'essere Nimby alla richiesta di diventare Pimby, ricorda spesso Massimo Vaccari. Una discarica che diventa un attrattore di benessere, paesaggio. buon vivere. Loro ci sono riusciti.
Il valore condiviso: ambiente e comunità
In sintesi parliamo di un modello e di un metodo. Leggo dal loro Bilancio di Sostenibilità: "Costruendo poche, moderne, sicure e sostenibili discariche di nuova concezione, che diventano un ingranaggio indispensabile dell'intero sistema". In questo modo il materiale che va in discarica può diventare anche uno strumento per recuperare il territorio e renderlo disponibile per nuove iniziative. Perché "La discarica non deve più essere vissuta come un grande bidone della spazzatura". Una rivoluzione possibile, concreta, reale. Da qualche parte ho letto che la sostenibilità accanto alla discarica è diventata un "convertitore di valore". Si tratta del primo caso in Italia di misurazione del ritorno sociale degli investimenti di un'azienda che si occupa di smaltimento dei rifiuti. Parlano di giardini, parchi pubblici, rating di legalità, ambiente, condivisione, coesione, ascolto dei bisogni, responsabilità, incremento dell'attrattività dell'area circostante, valori immobiliari che crescono, persone, trasparenza, educazione, bellezza. Me la voglio ricordare questa frase. Perché se vogliano passare davvero un'economia basata sui consumi a un'economia basata sulla sostenibilità dobbiamo prima di tutto capire come funziona la catena circolare della generazione del valore. Alla Filippa sanno cosa fare e come farlo.
E non è fantascienza.
Per saperne di più consultare
il portale web de La Filippa.