Mattoni isolanti dal latte di scarto: la sfida di Milk Brick sui mercati internazionali

di Claudia Ceccarelli

08/03/2021


Dare il giusto valore ai prodotti, al lavoro che c’è dietro e alle risorse che occorrono per produrli. Una consapevolezza che conduce a dare valore anche agli scarti, a non considerarli rifiuti, ma piuttosto materia prima seconda per altre lavorazioni. Certo, occorre avere un’idea, studiare i processi produttivi, innovare dal punto di vista tecnologico. Questo vuol dire concretamente economia circolare. E questo è ciò che ha fatto Giangavino Muresu, giovane imprenditore sardo, inventore industriale, e CEO di Milk Brick, l’azienda che produce mattoni ed eco-calcestruzzo a zero impatto idrico, utilizzando gli scarti del latte. 

“Una soluzione figlia dell’Economia Circolare di grande valore ambientale e sociale” sottolinea Muresu, che con il recupero degli scarti di latte dell’industria casearia e il latte scaduto dalla grande G.D.O. ha creato un bio-composito isolante termico brevettato. Dal latte di scarto vengono dapprima separate acqua e caseina, quindi l’acqua viene utilizzata nei processi di miscelazione dell’industria edilizia (raggiungendo l’impatto zero sui consumi idrici che, nel settore edile, rappresentano il 25% del totale), mentre la caseina viene lavorata e trasformata in fibra di latte, un materiale isolante, traspirante e antibatterico che assorbe umidità senza creare problemi di condensa, muffe e proliferazione batterica nella muratura, come accade con i materiali sintetici. Dalla fibra di latte si possono ottenere diversi prodotti: mattoni da muratura; rivestimenti a cappotto; blocchi per solaio e mattoni 100% in bio-composito per la bio edilizia, per fare alcuni esempi.

L’impiego di questi materiali consente di realizzare costruzioni efficienti dal punto di vista energetico risparmiando anche tempi e costi di realizzazione delle opere, perché è sufficiente una singola posa di mattoni per raggiungere il risultato, dal momento che sono già essi stessi isolanti termicamente.
A fine ciclo di vita, inoltre, i prodotti di Milk Brick, possono essere interamente recuperati per ricreare sempre lo stesso prodotto, riducendo il complessivo impatto ambientale delle costruzioni edili, anche e soprattutto in relazione allo smaltimento dei detriti. 

Il progetto Milk Brick, che nel 2019  si era aggiudicato  il “Premio Speciale Italcementi Heidelberg Cement Group” durante la finale del Premio Gaetano Marzotto, nell’arco del 2020 è stato sviluppato proprio con l’aiuto di Italcementi, che ha creduto nel prodotto innovativo di Muresu e ha messo a disposizione competenze, conoscenze e strutture per effettuare studi di fattibilità e per la validazione dei primi prodotti a impatto idrico zero. 

E si può dire che circolarità ed eccellenza nel caso di Milk Brik vadano a braccetto: le particolari proprietà del materiale edile ottenuto con il riutilizzo di uno scarto destinato a diventare rifiuto stanno rivelando performance di prodotto davvero straordinarie, a parere degli esperti.  

Ma economia circolare vuol dire anche valorizzazione delle vocazioni produttive dei territori, delle competenze, della storia anche occupazionale delle comunità. Per questo il giovane imprenditore di Ossi, sulla base del suo progetto e delle prospettive di produzione che si sono aperte, anche per l’interesse del mercato internazionale, ha inviato una proposta ufficiale di riqualificazione dell’ex cementificio di Scala di Giocca di Italcementi, una realtà di 80mila metri quadrati ora abbandonata, ma dal passato produttivo fiorente con oltre 1000 persone impiegate.

Circa tre mesi fa – racconta Muresu in un’intervista a “La Nuova Sardegna” – ho inviato una proposta all'Italcementi che riguarda la riqualificazione dell’ex Cementificio, che è in fase di valutazione. Tramite il progetto industriale Milk Brick si potrebbero ottenere i finanziamenti Europei Life, con i quali è possibile bonificare l'intera area, senza distruggerla, trasformandola in un’area verde con museo industriale e nella sede di Milk Brick dove allestire gli spazi per gestire la piattaforma di vendita online, il laboratorio, l’impianto di produzione del bio-polimero e della fibra di latte, oltre alle zone di stoccaggio dei materiali. I finanziamenti europei Life sono a fondo perduto del 60%, quindi occorrono i capitali per poterli co-finanziare, una grande occasione per la Regione e per la stessa Italcementi che negli ultimi 15 anni hanno sempre cercato una soluzione valida per riqualificare il Cementificio e salvarlo dal degrado».

Scala di Giocca è uno dei progetti messi in campo, un altro riguarda il Palacongressi di Alghero, e anche qui si tratta di un complesso abbandonato, questa volta di proprietà della regione. Una cosa è certa: Muresu con la produzione di Milk Brick è deciso a generare valore ambientale, economico e sociale in Sardegna, il luogo in cui per anni ha lavorato alla sua idea e da cui tutto è partito. Questa è davvero economia circolare.
 

Tag:  bioediliziaeconomia circolareGiangavino Muresuisolamento termicoItalcementimattoni di latteMilk Brickscarti dell'industria casearia

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