Mezzi pubblici, auto elettrica o inquinare: guida semiseria a una scelta complicata

di Diego Parassole e Germano Longo

18/05/2023


Usare meno l’auto per fare la propria parte verso l’ambiente, oppure comprane una elettrica, ma solo dopo aver vinto al Superenalotto. Per finire con una trovata per adesso soltanto estera: una tassa per chi viaggia in elettrico e non consuma più benzina.

Ricapitoliamo, perché inizia a essere facile perdersi mentalmente. Dunque, da tutte le parti ripetono da anni che le auto inquinano, che bisogna usare i mezzi pubblici, la bicicletta e al limite le espadrillas, ma l’auto - please - no e poi no.

Ok, ricevuto, l’abbiamo capito. Certo, oggi non è facile farne a meno specie quando tieni famiglia e soprattutto impegni e orari, ma va bene dai, proviamoci. Ne abbiamo parlato una sera, a casa, arrivando alla promessa reciproca che avremmo usato l’auto il meno possibile. Ed è stato un bel quadretto familiare, di quelli che dimostrano affetto e unità di intenti.

Anzi, a me per aggiungere il tocco finale da capofamiglia che deve dare il buon esempio, è perfino balenata un’idea, quella più naturale, acerba e istintiva: e se vendessi l’auto scegliendo di sostituirla con monopattini, autobus, metropolitana o vetturette in car sharing?

Ci ho pensato una notte intera, sognando perfino una Milano che non esiste, in cui salendo sul tram il conduttore ti regala un fiore, e non perché ci stia provando, ma perché questa città nei miei sogni aveva scelto di diventare gentile.

Poi però, il mattino successivo, mi sono reso conto che avevo messo a tacere le voci insistenti che erano riuscite a convincermi a staccarmi gradualmente dall’auto, ma il loro posto era stato preso da altre, e pure queste piuttosto allarmate. Il loro era un grido di dolore: senza cambiare l’auto ogni quattro o cinque anni, il mercato agonizza e il Pil piange miseria. E davvero, mano sulla coscienza, c’è in giro qualcuno disposto ad avere sulla coscienza il Pil? Io no, non lo conosco di persona, ma non me la sento lo stesso.

L’indomani sera, in famiglia, affrontiamo il nuovo problema, arrivando dopo qualche ora alla sardonica conclusione: ok, non rinunciamo all’auto, ma almeno che sia elettrica, o giù di lì.

Sembra facile. Davanti a noi si è spalancata una foresta pluviale fatta di proposte, canoni, campagne, formule, magie e modelli a dir poco imbarazzante, ma con un solo massimo comune divisore: il prezzo. Sono tutte carissime, a volte inarrivabili se non immolando l’equivalente di un alloggio da qualche parte che non sia Milano, ovvio.

È vero, da una parte optare per un’elettrica pura significa dire addio per sempre di distributori di benzina. O meglio, significa cambiare percorso cercando una colonnina libera dove attaccarsi la sera, oppure scegliere di installare una wallbox in garage, ma questo equivale a un sussulto coronarico seguito dall’aumento della sudorazione ad ogni bolletta che dalla buca delle lettere ti salta direttamente alla giugulare.

Risultato, in famiglia non sappiamo più cosa fare: se dar retta alle voci che ci ripetono di dimenticare l’auto o quelle che ci ricordano di fare la nostra parte comprandone una nuova. A patto comunque di lasciarla subito dopo chiusa in garage perché fra ZTL, aree delimitate, varchi, piste ciclabili e mancanza di parcheggi, magari con l’aggiunta di annate con blocchi del traffico e domeniche ecologiche, usarla non conviene. Molto meglio tenerla lì, e fra qualche anno farsi recapitare quella nuova direttamente in garage.

Ma non era ancora finita. Qualche giorno fa, alle voci che ormai mi fanno compagnia, se n’è aggiunta un’altra, e questa volta recapitata da un posto lontano, dall’altra parte dell’oceano. In Texas, un senatore repubblicano che è anche presidente della commissione trasporti – tal Robert Nichols – ha appena presentato un disegno di legge che prevede una tassa di 200 dollari ad ogni possessore di auto elettrica. Il motivo? Tanto meraviglioso quanto assurdo: l’aumento di veicoli elettrici si sta facendo sentire nella mancata vendita di prodotti petroliferi, diminuendo le entrate fiscali.

Cioè, invece di premiare chi fa lo sforzo di votarsi all’elettrico per non ammorbare l’aria, lo puniscono perché non consuma più benzina e gasolio. Meraviglioso, non riesco a definire in altro modo quella che considero una teoria degna del Nobel.

Il problema è che, davvero, non so stasera cosa raccontare a casa: dopo aver analizzato tutto, preso nota di ogni pro e qualsiasi contro, fin quando qualcuno non si deciderà a mettere un po’ d’ordine in questo marasma, inquinare non sempre sarà menefreghismo, ma l’unica strada possibile.

PS Ieri sera abbiamo deciso due cose: primo, tenere la vecchia macchina ancora per un po’. Secondo, ricordarci di non andare mai a vivere in Texas.
 

Tag:  auto elettricacar sharinginquinamento atmosfericomobilità sostenibile

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