Misure UE più severe per sostenere un tessile sostenibile e circolare

di Redazione

14/06/2023


I deputati UE chiedono alla Commissione e ai Paesi dell'Unione di porre fine alla fast fashion e di aiutare i consumatori a fare scelte più responsabili e sostenibili. Il testo chiede che i prodotti tessili venduti nell'UE siano più durevoli, facili da riutilizzare, riparare e riciclare e che la loro produzione dovrebbe rispettare i diritti umani, sociali e del lavoro, l'ambiente e il benessere degli animali lungo tutta la catena di fornitura.

Il Parlamento afferma che i consumatori dovrebbero disporre di maggiori informazioni per fare scelte sostenibili e chiede che nella prossima revisione del regolamento sulla progettazione ecocompatibile sia vietata la distruzione dei prodotti tessili invenduti e restituiti. I deputati chiedono regole chiare per fermare il greenwashing da parte dei produttori, ad esempio attraverso il lavoro legislativo in corso relativo alla responsabilizzazione dei consumatori nella transizione verde e alla regolamentazione delle dichiarazioni verdi.

I deputati chiedono inoltre che la prossima revisione della Direttiva quadro sui rifiuti includa obiettivi specifici e separati per la prevenzione, la raccolta, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti tessili. Esortano la Commissione a lanciare l'iniziativa per prevenire e ridurre al minimo il rilascio di microplastiche e microfibre nell'ambiente, senza ulteriori ritardi.

Considerando che la produzione tessile globale “è quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2015 e che nello stesso periodo la durata di utilizzo degli indumenti è diminuita del 36%(11); che si prevede che il consumo globale di abbigliamento e calzature aumenterà del 63%, passando dagli attuali 62 milioni di tonnellate a 102 milioni di tonnellate entro il 2030; che l'abbigliamento rappresenta la quota maggiore del consumo tessile dell'UE, con l'81%; che la tendenza a utilizzare gli indumenti per periodi sempre più brevi prima di gettarli via è la principale responsabile di modelli insostenibili di sovrapproduzione e sovraconsumo; considerando che tra il 1996 e il 2018 la spesa media delle famiglie per l'abbigliamento è aumentata, nonostante il calo dei prezzi dell'abbigliamento nell'UE rispetto all'inflazione di oltre il 30%; considerando che le attuali tendenze nel consumo di prodotti tessili non possono essere mantenute se vogliamo realizzare una transizione equa e giusta verso la neutralità climatica; considerando che recenti ricerche indicano l'esistenza di diversi gradi di responsabilità in base alle diverse fasce di reddito nelle impronte di carbonio derivanti dal consumo di moda; considerando che le fibre sintetiche e artificiali rappresentano già più di due terzi (64%) della produzione totale di fibre a livello mondiale”...

Il 30 marzo 2022 la Commissione ha presentato la Strategia dell'UE per un tessile sostenibile e circolare per affrontare l'intero ciclo di vita dei prodotti tessili e proporre azioni per cambiare il modo in cui li produciamo e consumiamo. La strategia mira ad attuare gli impegni del Green Deal europeo, il nuovo piano d'azione per l'economia circolare e la strategia industriale per il settore tessile. Adottando questa relazione, il Parlamento risponde alle aspettative dei cittadini di costruire un'economia circolare promuovendo prodotti e produzioni sostenibili nell'Ue e di sostenere il passaggio a un modello di crescita sostenibile e resiliente.

Con questa ulteriore deliberazione, ha spiegato la relatrice Delara Burkhardt, si interviene in un ambito delicato e determinante: "I consumatori da soli non possono riformare il settore tessile globale attraverso le loro abitudini di acquisto. Se lasciamo che il mercato si autoregoli, lasciamo la porta aperta a un modello di fast fashion che sfrutta le persone e le risorse del pianeta. La UE deve obbligare per legge i produttori e le grandi aziende di moda a operare in modo più sostenibile. Le persone e il pianeta sono più importanti dei profitti dell'industria tessile. I disastri che si sono verificati in passato, come il crollo della fabbrica Rana Plaza in Bangladesh, le discariche tessili in crescita in Ghana e Nepal, l'acqua inquinata e le microplastiche nei nostri oceani, dimostrano cosa succede quando non perseguiamo questo principio. Abbiamo aspettato abbastanza: è ora di cambiare!”.
 

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