Moda veloce, microplastiche e consumo dell'acqua: la UE alla ricerca dello sviluppo sostenibile nel tessile

di Redazione

12/07/2023


Si stima che per fabbricare una sola maglietta di cotone occorrano 2.700 litri di acqua dolce, un volume pari a quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo. E che un unico carico di bucato di abbigliamento in poliestere possa comportare il rilascio di 700mila fibre di microplastica. Secondo l'Agenzia Europea dell'Ambiente i prodotti tessili consumati nell'UE hanno generato emissioni di gas serra pari a 121 milioni di tonnellate. L'Unione Europea sta provando a mettere argine a questa escalation con la Direttiva rifiuti, il marchio Ecolabel, il progetto Resyntex e le nuove proposte per misure più rigide su produzione e consumo eccessivi di tessili presentate lo scorso 1° giugno.

Attraverso la fast fashion o moda veloce, che consente una disponibilità continua di nuovi stili a prezzi molto bassi, la quantità di abiti prodotti, usati e scartati è in crescita esponenziale. Al Goal 12 dell'Agenda 2030 ONU si riporta chiaramente come “Dai primi anni 2000 ad oggi la durata dei capi di abbigliamento sia diminuita del 36% e oggi i vestiti, scarpe incluse, abbiano una vita media inferiore ai 160 utilizzi, una situazione che genera ogni anno 16 milioni di tonnellate di rifiuti tessili nella sola Unione Europea. Se la produzione annuale di abiti dovesse continuare a crescere alle attuali velocità, si arriveranno a produrre 160 miliardi di tonnellate di abiti per il 2050. Più di tre volte dell’attuale volume di produzione. Per produrre queste quantità verranno utilizzati 300 milioni di tonnellate di materiali non rinnovabili”.

Per far fronte all'impatto che questo fenomeno ha sull'ambiente l'UE intende ridurre gli sprechi tessili, aumentando il ciclo di vita e il riciclo dei tessuti come parte integrante del piano per raggiungere un'economia circolare entro il 2050. Anche perché la produzione tessile ha bisogno di utilizzare molto acqua: “Si stima che l'industria tessile e dell'abbigliamento abbia utilizzato globalmente 79 miliardi di metri cubi di acqua nel 2015, mentre nel 2017 il fabbisogno dell'intera economia dell'UE ammontava a 266 miliardi di metri cubi. Alcune stime indicano che per fabbricare una sola maglietta di cotone occorrano 2.700 litri di acqua dolce, un volume pari a quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo”.

Nel 2020, il settore tessile è stato la terza fonte di degrado delle risorse idriche e dell'uso del suolo. In quell'anno, sono stati necessari in media nove metri cubi di acqua, 400 metri quadrati di terreno e 391 chilogrammi di materie prime per fornire abiti e scarpe per ogni cittadino dell'UE. Inoltre “Si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell'inquinamento globale dell'acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei mari”. 

Il lavaggio di indumenti sintetici rappresenta il 35% del rilascio di microplastiche primarie nell'ambiente. Un unico carico di bucato di abbigliamento in poliestere può comportare il rilascio di 700.000 fibre di microplastica che possono finire nella catena alimentare. Il lavaggio dei prodotti sintetici ha causato l'accumulo di oltre 14 milioni di tonnellate di microplastiche sul fondo degli oceani. 

Si calcola che l'industria della moda sia responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio, più del totale di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo messi insieme.  E secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, “gli acquisti di prodotti tessili nell'UE nel 2020 hanno generato circa 270 kg di emissioni di CO2 per persona. Questo significa che i prodotti tessili consumati nell'UE hanno generato emissioni di gas serra pari a 121 milioni di tonnellate”.

Le nuove strategie per affrontare questa problematica includono lo sviluppo di nuovi modelli di business per il noleggio di abbigliamento, la progettazione dei prodotti realizzata in modo tale da consentire che il riutilizzo e il riciclo siano più facili (moda circolare). E “nuovi requisiti di progettazione ecocompatibile per i tessuti, informazioni più chiare, un passaporto digitale dei prodotti e l'invito per le aziende ad assumersi la responsabilità e ad agire per ridurre al minimo la propria impronta di CO2 e ambientale”.

Il 1° giugno, i membri del Parlamento Europeo hanno presentato proposte per misure più rigide dell'UE al fine di fermare la produzione e il consumo eccessivi di tessili. “Il rapporto del Parlamento chiede che i tessili siano prodotti nel rispetto dei diritti umani, sociali e del lavoro, nonché dell'ambiente e del benessere degli animali”.

Misure che si inseriscono nella direttiva sui rifiuti approvata dal Parlamento europeo nel 2018, secondo la quale i Paesi dell'UE “sono obbligati a provvedere alla raccolta differenziata dei tessili entro il 2025. La nuova strategia della Commissione comprende anche misure volte a contrastare la presenza di sostanze chimiche pericolose, invita i produttori ad assumersi la responsabilità sui loro prodotti lungo la catena del valore, ivi compresa la fase in cui diventano rifiuti e ad aiutare i consumatori a scegliere prodotti tessili sostenibili”.

L'UE dispone di un marchio Ecolabel UE a disposizione dei produttori che rispettano i criteri ecologici, garantendo un uso limitato di sostanze nocive e un minore inquinamento idrico e atmosferico. “L'UE ha inoltre introdotto alcune misure per attenuare l'impatto dei rifiuti tessili sull'ambiente. Orizzonte 2020 finanzia Resyntex, un progetto basato sul riciclo chimico, che potrebbe fornire un modello di economia circolare per l'industria tessile”.

Il progetto Resyntex mira a progettare e sviluppare nuove simbiosi industriali ad alto impatto ambientale attraverso una progettazione strategica dell'intera catena del valore, dalla raccolta dei rifiuti tessili fino alla nuova materia prima commerciabile per l'industria chimica e tessile. Punto centrale del progetto è il miglioramento degli approcci alla raccolta, in particolare per i prodotti tessili da riciclare, modificando il comportamento dei cittadini e creando strumenti per un maggiore coinvolgimento sociale e la promozione del riciclaggio. Ciò garantirà una maggiore accessibilità ai rifiuti tessili come risorsa e aumenterà le percentuali di rifiuti tessili destinati al riciclo. Un tasso di raccolta del 50% in tutta Europa sarebbe un miglioramento significativo per fornire grandi quantità di materia prima.
 

Tag:  Agenda 2030 Sviluppo sostenibileEcolabelEconomia circolare del settore tessileenergia dai rifiutigestione dei rifiutiPatto per il tessilepiano di riduzione dei rifiutiraccolta rifiuti tessilirecupero rifiuti dal mareResyntexrifiuti tessilitessile sostenibileUnione europea

Sigla.com - Internet Partner
Condividi linkedin share facebook share twitter share